Bologna, ecco Viviani: il ragazzo d’oro tutto tatuaggi e patente…che “insegue” De Rossi
Quei lineamenti da duro, da ragazzo di periferia, finalmente si sono addolciti in un sorriso vero, autentico. La nuova vita di Federico Viviani riparte da Bologna, da un assist per l’incornata di Destro e da una punizione che condanna il Palermo all’ennesima sconfitta: “Con Luca Bucci (preparatore dei portieri rossoblù, ndr) avevamo visto che Posavec fa sempre un passo dietro la barriera e allora abbiamo messo alcuni uomini a fare da schermo e poi ho battuto dalla sua parte”. Non lascia nulla al caso Viviani e per uno che sin da giovanissimo portava su di sé le stimmate del predestinato non è affatto banale. Il suo non è stato un cammino facile, ogni traguardo conquistato se lo è guadagnato con fatica e con una dea bendata che spesso gli ha voltato le spalle alla voce infortuni.
Finito alla Roma a 13 anni, entra a far parte di quel settore giovanile che ha sfornato una miriade di talenti: Andrea Stramaccioni lo trasforma da attaccante in regista e lui affina ulteriormente la sua tecnica e si abbevera ai consigli dell’icona De Rossi: “Mi ha sempre guidato e aiutato con i suoi consigli”, non smette mai di ricordare. Il giovane cresce e in giallorosso riesce anche a esordire in prima squadra nel 2011 quando Luis Enrique lo lancia nella mischia. Ma al di là di qualche lampo il suo destino è quello di essere un giovane con la valigia in mano. E senza la patente per guidare: così va prima a Padova, poi a Pescara e infine a Latina. Qui il ragazzo di Lecco cresciuto a Viterbo conosce la sua consacrazione: due stagioni in B, 21 presenze e 3 gol il primo anno, 33 gettoni e 8 reti il secondo, nella stagione che lo vede eletto come miglior centrocampista della serie B. Dopo aver fatto parte dell’Under 21, nel marzo del 2014 si guadagna anche la chiamata di Prandelli per una stage con la Nazionale maggiore. Tutto è pronto e apparecchiato per il salto definitivo. Sembra che la sua destinazione sia Palermo, ma all’ultimo momento spunta il Verona di Luca Toni che se lo accaparra per 4 milioni. La stagione comincia anche bene, poi arrivano gli infortuni: la squadra va alla deriva e Viviani non si vede se non nelle ultime giornate, quando si toglie almeno la soddisfazione di segnare ai campioni d’Italia della Juventus. Nell’ultima sessione di mercato tutti lo vogliono, ma il retrocesso Hellas tiene duro. Almeno fino al 31 agosto, quando proprio quel Riccardo Bigon che lo aveva voluto all’ombra dell’Arena se lo riprende e lo porta sotto le Due Torri. Qui ancora qualche problema fisico lo frena in avvio. Ma tecnico e compagni lo proteggono, lo coccolano.
E proprio Donandoni, due settimane fa lo mette in campo tra la sorpresa generale nel suo Olimpico contro quella Roma che alla fine in lui non ha creduto. Per la gioia bisogna aspettare, però, due settimane ma il ragazzo che tra le decine di tatuaggi esibisce un pallone, l’anno di nascita e l’evocativo “You’ll never walk alone”, non tradisce. A Bologna Federico non cammina certo da solo, lega molto con Destro e l’omonimo Di Francesco e infatti la dedica su Instagram all’indomani della sua prima rete in rossoblù va proprio al compagno ora infortunato: “Grande vittoria e prova di carattere, questo era per te faccione”. E giù una bella risata. Perché oggi il volto di Viviani è quello di chi vuole prendersi tutto quello finora gli è mancato. Compresa anche la patente di guida che a 24 anni suonati è arrivata proprio a Bologna. E chissà che non lo aiuti a trovare più facilmente la strada per diventare il nuovo De Rossi.
di Marco Merlini