Boca-River, parlano Paredes e Vangioni: “Domenica l’Argentina si fermerà. E’ una partita che ogni calciatore dovrebbe giocare”
Weekend di fuoco in Argentina, dove domenica alle 22:00 (ore italiane) ci sarà il Superclasico tra Boca Juniors e River Plate. Gli Xeneizes sono primi in classifica, mentre gli eterni rivali occupano il quinto posto a sette punti di distanza. Buenos Aires si fermerà per due ore dopo un’attesa lunga mesi. Per parlare di questa partita la redazione di Tutto Sport ha intervistato Leandro Paredes e Leonel Vangioni. Il centrocampista della Roma è un ex Boca e spiega: “Il mio Paese, l’Argentina, domenica sera si fermerà, anzi andrà praticamente in letargo per il derby di Buenos Aires. E’ una partita che un calciatore dovrebbe giocare almeno una volta e a cui un appassionato dovrebbe assistere perchè ne ricaverebbe un’esperienza assolutamente indimenticabile. Io ho stampati nella mia testa e nel mio cuore i colori, i rumori e l’atmosfera di ogni Superclàsico che ho giocato in carriera: una sfida particolarissima. Provo ad aiutarvi a capire: la settimana che precede il match si vive in maniera molto più che intensa, assai diversa dalle vigilie italiane. Mi ricordo l’attesa, il sostegno dei tifosi alla Casa Amarilla, i nostri aficionados che affollavano le tribune del Complejo Pedro Pompilio, il centro d’allenamento del Boca e che ci davano la carica giusta facendo un baccano pazzesco! Il Superclàsico è una partita che contrappone due anime opposte della città, radicalmente diverse in tutto. Non pensate però che un tifoso o un giocatore del Boca possa avere problemi se va a mangiare un asado a Núñez, il barrio dove trovi praticamente solo tifosi del River, o viceversa. Può scapparci qualche presa in giro, magari pesante, ma è difficile che si trascenda. Certo, la violenza nel calcio del mio paese è un grande problema e spero che si possa trovare una soluzione al più presto: è più bello gustarsi i colori di due tifoserie che non vederne uno solo…”.
L’ambiente sarà infuocato: “La Bombonera, l’impianto dove si giocherà questo Superclàsico è speciale. Di stadi in carriera ne ho visti tanti, un’infinità. Pure caldissimi, come è l’Olimpico quando giochiamo noi della Roma. La Bombonera però è diversa: trema. Da noi si dice che palpita come un cuore, merito dei tifosi che per più di due ore cantano e ballano e saltano come fosse carnevale. Un carnevale ogni 14 giorni, bello no? Se vinciamo domenica, se battiamo quelli là nel derby abbiamo ottime possibilità di aggiudicarci il campionato: siamo primi con 4 punti sul Newell’s. Com’è giocare il Superclàsico in casa del River Plate? Dai, davvero, qui a Roma è una così bella giornata: non mi andrebbe proprio di pensare a quello stadio, fatemi il piacere. Battute a parte nessuna squadra al mondo ha uno stadio come la Bombonera, la mejor cancha del mundo”. Maradona o Francescoli? Io non ho dubbi e tra i due scelgo senza esitare Juàn Romàn Riquelme, l’ultimo grande 10 del calcio moderno, un calciatore straordinario. Pensate che io ho avuto la fortuna di giocare al suo fianco. Non mi posso davvero lamentare, ero tifoso del Boca da ragazzino e sono diventato giocatore. Per questo vi giuro che mai e poi mai potrei vestire la maglia del River”. Sull’atmosfera che si respira in Argentina: “Se devo essere sincero, si mi manca. Ho nostalgia dell’aria di festa, gioia e carnevale che si respira in ogni stadio in cui gioca il Boca Juniors. Mi manca e sogno di tornare a vestire, presto o tardi, la maglia della squadra di cui sono tifoso, la maglia del club che mi ha fatto calciatore, la maglia del Boca Juniors, el Rey de Copas”.
L’altra parte della medaglia viene analizzata da Lionel Vangioni, terzino sinistro del Milan e fino alla passata stagione in forza al River Plate: “Non è una esagerazione dire che per Boca-River si ferma tutto un Paese, si bloccano anche le attività principali. In Argentina siamo matti per il calcio, siamo tutti molto tifosi. I Superclàsicos sono due match in cui si decide la leadership non solo di Buenos Aires ma di tutta la nazione. Abbiamo un modo di viverlo particolare, molto latino: una locura totàl, una pazzia con cori, sfottò e coreografie. Se incrociate le carovane di micros, di autobus che portano i tifosi allo stadio non potrete fare a meno di rimanere a bocca aperta: sui tetti dei bus vedrete tifosi che saltano con fumogeni o torce in mano inneggiando alla propria squadra o puteando pesantemente (in pratica insultando) i rivali. Capite ora cosa intendevo quando parlavo di locura, di pazzia da calcio?”. L’importante è che tutto resti nei limiti: “Pazzia, passione e amore non devono sfociare nella violenza. Purtroppo in Argentina adesso si sta vivendo un momento di crisi profonda e radicata, un periodo storico ricco di tensioni sociali ed economiche che spesso trovano una valvola di sfogo nel calcio. Bisogna che ci si ricordi sempre che il fùtbol è un gioco, non l’occasione per risolvere questioni incancrenite a livello sociale, politico ed economico. Non credo di aver la soluzione per far cessare tutto questo, ma a livello logico credo che la medicina potrebbe essere curare quei settori della società dove i disagi e le differenze sono maggiori. Soltanto così il calcio tornerà ad essere il passatempo più amato nel Paese e non l’occasione per regolare conti”.
Sulla sfida di domenica: “Il River è sfavorito: gli Xeneizes sono primi e gonfiano il petto. Attenzione però: com’è che dite in Italia? Ah sì, il derby è gara a sé e non sempre vince il più forte, non sempre alla fine a ridere è il favorito. Vamos River che se vinciamo a La Bombonera riapriamo il campionato! E il Superclàsico, quando ero un Millonario, preferivo giocarlo nel nostro stadio. Il Monumentàl è grande, maestoso, imponente, bellissimo. Non è vero che è freddo e non si sente il tifo, anzi: avverti l’appoggio della tua gente ogni istante. River e Boca sono grandi club che hanno avuto leggende del calcio planetario. Penso a Ramòn Diaz, che mi portò a Buenos Aires e con cui mi sento tuttora. Penso a El Gran Enzo Francescoli, mitico come giocatore e leggendario adesso che è dirigente. Permettetemi di dire però che Maradona era, è e rimarrà il più grande di ogni tempo. E poco conta che sia Bostero en el alma, del Boca fino al midollo. Lui per noi argentini è semplicemente D10S, Dio”. Vangioni vivrà il derby interno con il compagno di squadra Paletta, ex Boca: “Anche se ora sono a Milanello la mente corre a Buenos Aires. Anche se adesso vivo in Italia non posso non pensare all’Argentina. E come ogni argentino che si rispetti sento l’ansia da Superclàsico. Lo vedrò insieme a un connazionale, amico e mio compagno di squadra, Gabriél Paletta, magari davanti a un buon asado o a un flan con dulce de leche mentre sorseggiamo un mate. E ojalà, que gane el River. Dio volesse che vinca il River, con buona pace di Paletta e del suo Boca”.