Boban: “Non capirò mai perchè Maldini non abbia un ruolo nel Milan”
Prima il Milan, poi l’opinionista per Sky e adesso la Fifa di cui è segretario con delega al calcio. Zvone Boban ai microfoni della Gazzetta dello Sport, racconta la sua nuova vita: “Il calcio, nonostante lo abbia commentato per anni, mi è mancato. Sarò sempre grato a Gianni (Infantino ndr)per questa opportunità che vivo con la stessa passione di quando giocavo”. Parla da 10 anche fuori dal campo. Un altro 10 ha fatto cose straordinarie e poi è caduto sul più bello: Platini: “Era l’idolo di tutti i 10 della mia generazione, è stato d’esempio anche dopo. Ma non gli si può perdonare l’assurdo “gioco economico” con Blatter: la gente non è stupida e le sue spiegazioni non reggono. Al limite, ci addolorano di più. Un sano e sincero chiarimento farebbe bene a tutti, in particolare a lui”. Uno che non è ancora rientrato è Paolo Maldini: “Non mi spiegherò mai perché Paolo non abbia un ruolo importante nel Milan e perché abbiano tanta paura delle sue evidenti capacità e della sua straordinaria e unica storia milanista. O forse è facile da spiegare? E poi basta ripetere ‘Cosa ha fatto dopo?’ o “La storia costa troppo’”.
Maldini ha vinto più volte quella Champions che un altro mito insegue disperatamente: Buffon. Siamo a Juve-Real: “Il Real ha più classe e tecnica, ma la Juve più voglia ed è meglio tatticamente: è protetta dal suo gioco, dalla struttura solidissima. Tifo per il calcio italiano. Filosoficamente il Real è più offensivo e la Juve più attenta: differenze minime che possono essere ribaltate. Allegri o Zidane? Allegri ha fatto un lavoro metodico di assoluto livello, ballando tra i moduli e giocando con l’eclettismo dei suoi, per creare una squadra tra le migliori del mondo. Quello che mi piace vedere, anche quando cambia, è che la struttura c’è sempre. E c’è anche una continua lettura della partita che altri non hanno. Era dura, visto cosa ha fatto Conte e visto che in Italia, purtroppo, non ha avuto rivali con cui misurarsi. Zidane è più difficile da decifrare, non ho visto tanto tatticamente: ma forse qua sta la sua maestria. Ha capito che non bisogna “rompere” troppo, avendo giocatori straordinari”. Uno dei meriti di Allegri è stato cambiare ruolo a Mandzukic: “Conosco bene Mario, da giovane giocava già così a destra. Ha forza fisica, non si ferma mai. In fascia è più utile. La chiave della finale? Ce ne sono diverse, ma tatticamente può essere Marcelo: nel bene e nel male. Davanti è fantastico ma dietro è fragile. Al Real non devi lasciare spazio, è molto meglio quando riparte, però se attacca e arrivano cross in area Ronaldo guadagna sempre quel mezzo metro. Ormai è un 9”. I più attesi della Juve sono Dybala e Higuain: “Dybala è una gioia per gli occhi, non ha ancora sviluppato tutto il suo enorme talento: un futuro fuoriclasse. Higuain è sottovalutato, anche per colpa sua: aveva limiti caratteriali, ora è pronto per la Champions. Ma cruciale è Buffon: dà una dimensione ai compagni”.
La Juve europea, la Roma, il Napoli spettacolare, l’Atalanta: il calcio italiano è migliorato? “Finché non saranno al vertice anche Milan e Inter non potrà migliorare. La Juve resta un modello calcistico mondiale: il lavoro di Agnelli è stato straordinario”. Su Perisic: “Il migliore dell’Inter degli ultimi due anni. Corre, supera il terzino, è un uomo serissimo. Solo che, venendo dai Balcani, gli affibbiano l’etichetta di discontinuo: lo dicevano anche di me”. La scelta di Spalletti: “Chi altro? Darà una struttura, certezze. Certo l’ambiente è un po’ enigmatico e la società dovrà proteggerlo”. Il Milan è diviso tra Morata e Aubameyang: “Morata fa giocare la squadra, Aubameyang è più forte, segna tanto: dipende da chi avranno accanto. Se c’è uno che apre spazi, meglio Aubameyang”. Su Gattuso allenatore della Primavera: “Avremo tanti piccoli Gattuso nel Milan del futuro! Basta ci sia anche qualche 10”.
Torniamo a Zurigo: com’è Infantino? «Gianni capisce e adora il calcio da impazzire: con la famiglia e il lavoro, è tutta la sua vita. Viene da una famiglia umile e non dimentica mai questo valore portando rispetto a tutti, primi ministri, emiri o raccattapalle. Da ragazzo vendeva panini sui treni, mentre io già titolare nella Dinamo lavavo bicchieri nel bar affittato dei miei. Ci troviamo negli stessi valori. Difetti? È interista e la sua tecnica calcistica è da rivedere… Ma pochi hanno tali integrità, sapere calcistico amministrativo, facilità di comunicazione». A Zurigo bisognava ricostruire dopo le macerie: “La Fifa si è data un’organizzazione completamente diversa da quella degli irresponsabili che l’hanno infangata. Tutte le riforme sono state implementate a dovere: si poteva riuscire soltanto con la passione e l’amore per il calcio, l’onestà e il lavoro. Ai nemici interni ed esterni piacevano buio, porte chiuse, conti non chiari e contratti scorretti. I soldi della Fifa non sono nostri, ma del calcio e nel calcio devono tornare. Pensi ai cosiddetti “etici” e a quello che prendevano. Vergognoso. Se non fosse stato per l’Fbi e la polizia svizzera, la Fifa non si sarebbe mai ripulita”. Come controllerete i ricchissimi fondi che la Fifa distribuisce alle federazioni? «Non siamo la polizia, faremo il possibile. Diamo 1,41,7 miliardi in un ciclo rispetto ai 320 milioni di prima: ogni federazione,per avere soldi, deve avere un progetto calcistico definito. Ci sarà un continuo controllo e, in caso di irregolarità, sarà punita”.
Calcio e regole: l’introduzione della Var: “È una realtà e un grande passo avanti, ma non sarà mai perfetta: serve ricordarlo. Certamente migliorerà l’onestà complessiva del gioco, evitando che errori gravi rovinino il risultato e quindi i destini non solo calcistici di tante persone. Si può davvero limitare a pochi casi? La Var non sarà ingombrante: la useremo poche volte perché gli errori gravi sono pochi e la classe arbitrale è migliorata. Un rigore o una punizione rubano più minuti di una verifica tecnologica. Siamo nelle buone mani di Collina e Busacca: la garanzia che tutto verrà fatto con impegno e credibilità. Quelli che parlano di fluidità del gioco in pericolo non hanno elaborato che il calcio non è così fluido come si pensa. Il tempo effettivo delle partite dell’ultimo Mondiale è stato di 57’ 58’. Non serve fermare il cronometro come in altri sport”. Dal 2026 Mondiale a 48: “Tanti dimenticano che al Mondiale non giocano le nazioni ma le nazionali: molti hanno 16 buoni giocatori e meritano di sognare. Devo ricordarvi Costarica, Islanda, Galles, l’Algeria che ha messo alle corde la Germania al Mondiale? E la mia Croazia nel ’98?”. Non c’è il rischio che la qualità si abbassi per Boban: “Noi siamo sicuri che questo Mondiale sarà più dinamico e interessante. In gruppi da tre devi sprintare subito. Poi si va all’eliminazione diretta che dà ulteriore turbo. E tutto sarà fatto con lo stesso numero di gare e nello stesso tempo di oggi”.
Sulla possibile introduzione degli shoot-out all’americana, usati in Italia nel passato al Trofeo Birra Moretti: “Ma cosa facciamo se un portiere commette fallo? Punizione se è fuori area e rigore se dentro? E se l’attaccante fa fallo sul portiere? I rigori sono momenti di assoluta emozione calcistica, ne sapete qualcosa, tra il 1994 e il 2006: rimarranno. Anche il pari resterà: visto che abbiamo aperto alle piccole, in caso di parità nel gruppo, probabilmente deciderà il ranking che stiamo rivedendo”.
Si può rinunciare al fuorigioco come ha ipotizzato Van Basten? “No, il calcio senza fuorigioco non sarebbe il calcio. Marco si riferiva a un futuro lontano, ma è stato un boomerang per tutta la Fifa e per lui. Un errore di comunicazione che non si ripeterà più. Dobbiamo ricordarci sempre che il calcio è di tutti, non solo della Fifa. Certi lifting si possono fare soprattutto sul gioco effettivo: Marco lavora per proporre soluzioni”.
Sulle regole da cambiare: “Meno tatuaggi e Hollywood, più appartenenza ai colori… Scherzo, ma questo pensiero romantico e purtroppo anacronistico combacia con l’addio dell’ultimo grande mohicano Totti. Non se ne va: di lui rimangono tanti valori, non solo assist e gol bellissimi, ma i colori di una vita per una città e un club. Regole: cambierei l’uscita del giocatore sostituito. Per non farlo camminare a lungo per tutto il campo, farei decidere all’arbitro dove uscire”.
Allenatori italiani i migliori al mondo: “E’ vero, lo sono perché meglio degli altri curano i dettagli che diventano vantaggi, hanno vissuto la Nba calcistica di una volta in Italia, hanno creatività ma non perdono di vista l’equilibrio. E perché possiedono quel genio italiano che non si dà per vinto”. Maradona è tornato nella Fifa: “Diego è unico e quello che ha dato al calcio vale sempre rispetto e amore. Non lavora nella Fifa, l’amministrazione non fa per lui. Collabora come tante leggende per creare un movimento che porti i valori del calcio tra la gente. Ovvio che Diego è Diego e intorno a lui è tutto diverso. Non vogliamo giudicarlo per altre cose che non sono da esempio e che sembrano lontane da questo Maradona”.