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Blessin, un anno dopo: “Genoa sempre nel cuore, volevo dare di più ai tifosi”

Primo in Belgio con il Saint-Gilloise, Blessin si racconta ai nostri microfoni: “Allenare il Genoa un orgoglio. E ora batto il Liverpool di Klopp”

Sono passati dodici mesi da quando il Genoa lo ha esonerato. Oggi Alexander Blessin è primo nella Pro League belga con l’Union Saint-Gilloise e ha battuto il Liverpool di Klopp in Europa League. La chiamata è fissata per il tardo pomeriggio: un’ora al telefono per raccontarsi ai microfoni di Gianlucadimarzio.com. “Sono giorni impegnativi, ho appena finito una lunga riunione: il clima è positivo, stiamo lavorando bene”. L’allenatore tedesco ha ritrovato il sorriso. Lo stesso con cui festeggiava dopo le vittorie sotto la Gradinata Nord mentre lottava per la salvezza. Ci torneremo.

 

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Blessin: “Allenare il Genoa un orgoglio. “

La prima domanda è sul grande inizio di stagione in Belgio. Blessin si prende un attimo per pensare e cambia le carte in tavola: decide di partire dal Genoa. Ci tiene. “Sono stato sei mesi senza squadra e ho pensato a tutto ciò che non ha funzionato. Volevo dare di più ai tifosi. Bellissimi. Con loro si è instaurato da subito un ottimo rapporto. Sapevo che la sfida era difficile: la squadra veniva dalla sconfitta 6-0 contro la Fiorentina. Alla fine, abbiamo chiuso con più di un punto a partita: una media con cui ti salvi, se parti dall’inizio. Forse con una gara in più, una vittoria in più, ci saremmo riusciti”.

Questa piazza merita di stare in Serie A. Quando siamo retrocessi, ho pensato solo a riportare il Genoa dove deve stare. Ma la B è un campionato diverso e difficile: non siamo riusciti ad adattarci. Comunque, avere allenato il Genoa sarà sempre per me un motivo d’orgoglio”. Una costante di questa chiamata: Blessin ha solo parole positive per i colori rossoblù: “Avranno sempre un posto nel mio cuore“. 

 

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La compattezza, la Gradinata Nord e… il vino rosso

Allora entriamo nel dettaglio. Come si prova un’impresa salvezza? “Sin dalla partita contro l’Udinese ho provato a portare solidità. La squadra era abituata a giocare con una difesa a cinque, ma non funzionava: siamo passati a quattro. Il direttore mi ha spiegato lo stile da seguire e ho lavorato di conseguenza. Ho provato a trasmettere principi semplici: uno su tutti, la compattezza”. Poi, spazio per un aneddoto: “Alcune cose mi hanno stupito, arrivato in Italia: la sera prima della partita, in ritiro in albergo, ho visto alcuni giocatori bere vino rosso a tavola. Non mi era mai capitato prima: mi ha sorpreso, ma non ho detto nulla. Ho pensato: ‘Se è parte della cultura, perché no?’”. 

La prima partita finisce 0-0. Compattezza ritrovata: “Da lì abbiamo lavorato ogni settimana per migliorare. Sono arrivati sette pareggi consecutivi, un record particolare: è una buona media, ma avremmo meritato di vincerne alcune. I tifosi ci hanno dato fiducia e noi ce l’abbiamo messa tutta per ricambiarla. È stato bello festeggiare con loro dopo le vittorie: ringrazio ancora la Gradinata Nord per le emozioni che mi ha regalato”.

 

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“Vincere contro il Liverpool di Klopp resterà nella storia dell’Union”

Le esultanze sotto la curva, nel post partita, a molti hanno ricordato quelle di Klopp. Li accomunano anche l’outfit sportivo e il cappellino in testa. “In realtà mi vesto così per comodità. Quanto al gioco, lo stile di Jurgen mi piace”. Tra i due c’è un rapporto storico: “Siamo entrambi di Stoccarda, ci conosciamo bene. Quando giocavo, nei primi anni Duemila, mi chiamò per diventare l’attaccante del suo Mainz. Disse che si sarebbe fatto risentire, invece sono ancora in attesa della seconda telefonata”, scherza Blessin.

Lui e Klopp si sono ritrovati poche settimane fa, nel girone di Europa League. Due sfide, tre punti per parte. “Ad Anfield abbiamo perso, ma abbiamo giocato bene. Nel primo tempo abbiamo avuto troppo rispetto per loro, un po’ di paura, ma è normale”. Al ritorno è arrivata una vittoria (2-1) che resterà nella storia dell’Union”. E pensare che pochi anni fa tutto questo era solo un sogno: “Allenavo le giovanili del Lipsia. Siamo andati a Liverpool per un torneo e abbiamo visitato Anfield. Mi sono seduto in sala stampa e ho videochiamato mia moglie, fingendo una conferenza. L’ho fatto per scherzare. Invece, nemmeno quattro anni dopo, il sogno si è avverato”.

 

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Il Saint-Gilloise e il ‘metodo Brighton’ nello scouting

Arriviamo dunque a parlare dell’Union Saint-Gilloise. Area metropolitana di Bruxelles, stessa proprietà e gestione del Brighton. Con il club inglese, i belgi condividono il metodo di scouting. Con risultati eccellenti: Caicedo e Mitoma da una parte, Boniface e Undav dall’altra. Talenti scoperti e valorizzati: “Cerchiamo giocatori adatti al nostro stile. Profili giovani e di prospettiva, affamati di fare bene. Il sistema funziona così: ogni profilo interessante viene analizzato da un software e visto sia in video sia dal vivo. Se il ragazzo ci piace, parliamo con lui per conoscere i suoi valori. Alla fine, viene assegnata una valutazione e i calciatori vengono inseriti in una classifica per decidere su chi puntare”.

Red Bull e innovazione… “Ma a Lipsia iniziammo nei container”

Innovazione e metodo. Due parole fondamentali nella carriera di Blessin. Dal ‘gruppo Brighton’ al ‘gruppo Red Bull’: “Ogni allenatore cresciuto in quel contesto, da Rose a Nagelsmann, ha un sessanta percento in comune, sotto l’influenza di Ralf Rangnick, mentre il resto è filosofia individuale. C’è chi preferisce puntare sui momenti di transizione, chi lascia più libertà ai giocatori e così via, ma sui principi di base siamo tutti simili”.

 

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Blessin ha iniziato l’avventura al Lipsia nel 2012, quando ancora era una squadra di quarta divisione: “Ci cambiavamo e facevamo le riunioni nei container, poi hanno costruito un centro sportivo magnifico. Ma i momenti più belli sono stati i primi: eravamo in sei allenatori in un solo container, parlavamo di calcio tutto il giorno, tutti i giorni”. Così è nato il Blessin allenatore: non è riuscito a salvare il Genoa, ma non ha rimpianti. E ora si gode la vetta in Belgio.