Bernardo Silva, l’Ulisse di Lisbona: la (ri)conquista della patria e il trionfo sui rivali
Bernardo Silva è tornato nella sua Lisbona e lo ha fatto da eroe, almeno per i suoi ex tifosi del Benfica e per quelli del Manchester City
“Nemo propheta in patria”, dicevano i latini. L’ultima avventura di Bernardo Silva in Portogallo, però, ha le fattezze di un vero e proprio poema omerico e sembra aver smentito l’antico proverbio. Così come Ulisse, ritornato ad Itaca alla fine della sua Odissea per dimostrare di essere cresciuto e pronto per riconquistarla, anche il Messizinho del Manchester City è stato protagonista di un’epopea cominciata otto anni fa e compiuta ieri, 15 febbraio, quando è tornato a Lisbona per trionfare sullo Sporting in Champions League.
Il ritorno nella sua Lisbona
Per gli antichi le coincidenze non esistevano, era tutto frutto del fato. E allora, nell’ultima notte di Champions League, il destino avrà certamente avuto un occhio di riguardo nei confronti di Bernardo Silva, autore di una partita prodigiosa, decisa dai suoi due gol e un assist per il definitivo 0-5 di Raheem Sterling. Proprio lui che a Lisbona ci è nato e cresciuto, dando i primi calci al pallone fino ad arrivare all’esordio tra i professionisti. Otto sono gli anni trascorsi dalla sua prima sfida contro lo Sporting – mai più incontrato dopo quel campionato -, quando visse (e vinse) il Derby da Capital in formato giovanile tra le fila del Benfica B, realizzando un assist per Funes Mori.
Una maglia, quella delle Águias, che gli è sempre rimasta nel cuore, tanto da aver manifestato una certa nostalgia quando è tornato a parlare del Benfica. “Mi sento vuoto ad aver lasciato il Benfica molto presto, quindi penso che prima o poi giocherò dì nuovo per loro. Se mi vogliono, tornerò”, disse circa un anno fa parlando dei fili che uniscono il suo passato e il futuro. Il presente, però, si chiama Manchester City. Una squadra irrefrenabile in campo inglese, ma capace di danzare in libertà anche sul palcoscenico europeo. Nella sfida ai portoghesi di Amorim, curiosamente, ha vinto il fandango, ma quello di Guardiola e Bernardo Silva.
La partita dell’Alvalade e i numeri di Bernardo Silva
Viste le sue origini, per Guardiola la vittoria contro lo Sporting Lisbona è una vera e propria manita. “Mãozinha”, per dirlo in portoghese, anche se il termine non ha un vero e proprio riscontro in campo calcistico. Quel che conta, però, è il risultato: un 0-5 netto e la qualificazione archiviata al primo incontro. Senza neanche il tempo di presentarsi e studiarsi, la partita è stata già decisa al sesto minuto, quando il Manchester City ha dato prova della sua supremazia con un’azione corale che ha portato al gol di Mahrez. Poi, senza sosta, le due reti di Bernardo Silva, intervallate da quella di Foden, e il sigillo finale di Sterling.
I gioielli, però, sono del portoghese. Prima una magia di controbbalzo sugli sviluppi di un calcio d’angolo, poi, verso la fine del primo tempo, ha concluso un’altra incredibile azione del City, portata avanti a memoria. La difesa dello Sporting Lisbona non riusciva a fermarlo, solo il VAR ce l’ha fatta, annullandogli la tripletta siglata di testa, ma in posizione di fuorigioco.
Per Bernardo Silva si tratta dei primi gol in quest’edizione di Champions League. Anche qui, il destino ha voluto che la prima marcatura arrivasse agli ottavi di finale, come l’anno scorso, quando decise la trasferta d’andata con il Borussia Mönchengladbach grazie a una rete e un assist personale. La stagione, però, sta andando decisamente meglio sul piano realizzativo: 10 gol in su 33 presenze tra Champions, Premier League e FA Cup, in cui ha segnato l’ultima sua rete lo scorso 7 gennaio in Swindown Town-Manchester City. Il bottino è già raddoppiato rispetto a quello dello scorso anno, quando collezionò appena 5 gol.
Bernardo Silva è tornato in patria. Non da eroe per lo Sporting, ma i tifosi del Benfica – così come quelli del City – saranno felici di averlo visto trionfare in una gara che per lui significa riscatto. Ed era solo l’andata. Appuntamento a Manchester, nella sua seconda casa.
A cura di Gabriele Ragnini