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Bari, dalla Serie A sfiorata ai fischi del San Nicola: che succede?

La squadra di Michele Mignani sta facendo fatica a ripetersi

Dai 60mila nella notte dello 0-1 contro il Cagliari in finale playoff ai 16mila in un pomeriggio di inizio ottobre per il pareggio per 1-1 contro il Como. Dalla Serie A mancata per due minuti al dodicesimo posto in Serie B. Dagli applausi per una squadra che aveva scritto una favola, pur senza lieto fine, ai fischi per i risultati che stentano ad arrivare. Metamorfosi del Bari in in poco più di 100 giorni. Quella di Michele Mignani pochi mesi fa era una macchina perfetta, o quasi. Oggi è un cantiere aperto alla ricerca di nuovi leader e con tanti lavori ancora in corso.

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Photo credits: Tess Lapedota

Una vittoria nelle prime otto giornate: Mignani studia un “nuovo” Bari

Vedere la squadra di Mignani uscire dal campo tra i fischi fino a qualche settimana fa era una scena praticamente impensabile. Oggi il Bari ha però all’attivo una sola vittoria su otto partite di campionato giocate, con sei pareggi e un ko (2-1 a Parma nel turno infrasettimanale). Al San Nicola il successo manca da sei partite, comprendendo anche la scorsa stagione e la Coppa Italia, e la sensazione è che la rivoluzione estiva – 15 acquisti e 18 cessioni – al momento non abbia pagato. «Il nostro campionato è iniziato con la fine del calciomercato» è il mantra spesso ribadito da Mignani nelle ultime settimane. Riferimento alla necessità di inserire i nuovi arrivi, alcuni dei quali – Aramu e Achik, per esempio – tesserati nelle ultime ore di trattative, e di agevolare l’inserimento di giocatori arrivati da campionati completamente diversi: è il caso del portiere brasiliano Brenno, acquistato dal Gremio, e del centrocampista francese Edjouma, sin qui impiegato solo una volta da titolare, contro il Catanzaro, e ancora lontano dagli standard che la sua carriera lascia presagire.

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Photo credits: Tess Lapedota

L’anno scorso punti raddoppiati. E al San Nicola ci sono 27mila spettatori in meno

Rispetto a un anno fa, quando il Bari guidava la classifica di B dopo otto giornate, i numeri raccontano un’altra verità: i punti sono esattamente la metà, 9 invece dei 18 di allora, mentre alla voce “gol fatti” c’è un -11 da registrare (7 a 18). Due in meno i gol incassati rispetto ad allora. «Abbiamo avuto il merito di trovare il gol, il demerito di prenderlo immediatamente dopo» ha spiegato Mignani al fischio finale di Bari-Como 1-1: il gol di Diaw è stato seguito 90 secondi dopo dal pareggio di Bellemo. Una sequenza che si era verificata anche una settimana prima in Bari-Catanzaro: gol di Koutsoupias per l’1-0, immediato 1-1 di Sounas. «Dobbiamo stare attenti e raddoppiare l’attenzione» è il concetto ribadito in più salse dall’allenatore. Un messaggio che non si limita alla sola difesa. Al calo di rendimento, corrisponde anche quello di presenze sugli spalti: un anno fa nelle prime quattro partite casalinghe in campionato erano 109mila gli spettatori, quest’anno sono stati poco più di 82mila. Un saldo negativo di quasi 27mila presenze. «Accettiamo i fischi e ricominciamo a lavorare per la prossima partita mettendoci impegno» è la ricetta di Mignani. Alla ricerca di quell’alchimia chiesta a gran voce da capitan Di Cesare dopo Parma e di una vittoria che manca dal 26 agosto con l’1-0 di Cremona.

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Photo credits: Tess Lapedota

 

Tra un attacco da rifare e la sfortuna. A Reggio Emilia per un calcio al passato?

«È un Bari più forte e ha mantenuto la sua anima» è stato il post-it di fine mercato del direttore sportivo Ciro Polito. La sensazione che emerge dal campo è che il Bari non abbia ancora capito come rimpiazzare i 55 gol persi (Coppa Italia inclusa) rispetto all’organico 2022/23: 22 erano stati di Cheddira, 10 di Antenucci, 9 di Folorunsho, 4 per Esposito e Benedetti, 3 per Botta e Scheidler. Giocatori che non fanno più parte dell’organico di Mignani e che erano stati tasselli importanti, alcuni imprescindibili, in un meccanismo oliato. Fondato sulla continuità con il gruppo che aveva vinto il girone C di Serie C e spinto dall’entusiasmo di una piazza tornata in Serie B dopo quattro stagioni di assenza. A non aiutare il decollo di un reparto nuovo di zecca ci si è messa anche la sfortuna. Il ko al crociato di Menez nel primo turno contro il Palermo, i problemini fisici di Diaw (a segno per la prima volta contro il Como) e la scelta di non acquistare un altro attaccante nell’ultimo giorno di mercato spiegano solo in parte le difficoltà a replicare il rendimento del Bari che fu. E che ora confida anche nella cabala e nella voglia di riscattare il passato: sabato prossimo sarà trasferta a Reggio Emilia, stadio dove a luglio del 2020 la squadra allenata all’epoca da Vincenzo Vivarini perse la finale playoff che valeva la B. La speranza nello spogliatoio biancorosso è di cancellare in parte quella delusione e ripartire.