Bari, la seconda giovinezza di Brienza: “Poca vita mondana e tanto allenamento, ecco come sono sul pezzo a 37 anni”
Le
radici sono a Cantù, Lombardia fatta di industrie e fabbriche: dai 5
anni in poi l’hanno cullato il sole e il mare di Ischia. In carriera non
si è mai concesso vita mondana. Ecco come Franco Brienza, 37 primavere,
sta attraversando a Bari una seconda giovinezza. Sabato, nel 2-1
all’Avellino, maturato con i biancorossi in piena emergenza (10 assenti
al fischio d’inizio) ha occupato tre caselle: mezz’ala, esterno alto,
infine centrocampista centrale. Il tutto con acume tattico e classe,
valse voti altissimi: “Le pagelle lasciano il tempo che trovano. Il
momento era che tutti dovevamo fare qualcosa di più-spiega con spirito
da leadere-serviva una grande prestazione: ho giocato in tante posizioni
ed ero al servizio della squadra”. Tre punti e celebrazioni social a
iosa: i meme sulle sue qualità si sono sprecati sul web. Lui ringrazia e
guarda avanti: “Gli attestati di stima fanno piacere, che arrivino
dall’interno o dall’esterno-sorride lui-all’inizio c’era magari
scetticismo. Per molti ero arrivato o alla frutta, ma ho fatto questa
scelta e ringrazio il direttore Sogliano: lui ci ha messo la faccia e mi
ha voluto. Mi fa piacere più per lui che per me”.
Sabato
ha vestito per la prima volta la fascia di capitano biancorosso: “E’
stato un piacere”. Ma anche una responsabilità, come quella di
catechizzare i tanti giovani aggregati alla rosa: Scalera, classe 1998,
ha giocato l’intera partita. Abbiamo parlato e li ho tranquillizzati. In
fondo credo che tutti hanno le qualità per potere giocare: devono
ricordarsi semplicemente che resta pur sempre una partita di calcio”.
Segreti per la longevità? “L’unico che conosco è la professionalità. La
qualità più grande è che so da dove vengo: mi alleno tanto e mi
comporto bene anche fuori. Non ci si allena solo nelle due ore che passi
in campo. Negli anni, poi, ho imparato a correre e a gestirmi. A fine
stagione farò le mie valutazioni, ho ancora un altro anno di contratto e
mi piacerebbe finire a Bari. Il futuro? Vorrei restare nel calcio, ma
non come allenatore”.. Fino a guardare al metro di paragone che lo
precede di tre primavere e continua a regalare lampi di classe nella
Capitale: “Io Totti di Bari?-scherza Brienza-per ora devo pensare ad
arrivare ai 40 nelle sue condizioni psico-fisiche, poi magari potrò
dirlo. Non faccio programmi a lungo termine: valuto le mie condizioni
anno per anno, devo anche accettare cosa mi dice il fisico. Per ora
risponde bene”. Anche grazie a Stefano Colantuono, che lo conosceva dai
tempi di Bergamo: “Con il mister c’è un rapporto decennale, la squadra
sta nella partita più a lungo tempo”.
Natale
ad Ascoli è il film che il calendario di B farà vivere ai biancorossi:
il 24 dicembre alle 15 si va in campo al “Del Duca”, tana che Brienza
conosce bene.
Un anno nelle Marche, stagione 2002/2003 in serie B, con 30 presenze e 7
reti, di cui due…al Bari: “Ricordo quella partita, vincemmo 3-2 e
segnai di testa a Gillet-racconta sornione-è stata una bella
esperienza”. Se dovesse arrivare il gol, però, esulterà: “Ho giocato in
troppe squadre per far valere la legge dell’ex”. Ex, come Riccardo
Maniero, compagno d’attacco a caccia del gol da 50 giorni: “Con Maniero
scherziamo su questo. Per l’attaccante il gol è fondamentale: lui ora
sta ritrovando una buona condizione. Il gol arriverà, già sabato ci è
andato vicino”. Un Bari…con le palle, per restare in tema natalizio. E
Brienza oggi è la stella sull’albero biancorosso: “Ora però dobbiamo
aumentare il ritmo fuori casa: contro l’Avellino è stata una vittoria
diversa dalle altre, ma serve dare continuità. Per ora siamo rimasti
sempre fuori dalla zona playoff, ad Ascoli dobbiamo fare una grande
partita anche per confezionare un bel regalo ai nostri tifosi”.