Bari, Djavan Anderson innamorato dell’Italia: “In Puglia ero stato in vacanza, ora è la mia casa: si vive di calcio, mi piace!”
Quattro mesi fa – 28 ottobre 2017 – la prima presenza in
Serie B, subentrando sul 3-0 in Bari-Ascoli. Oggi le prime parole da calciatore
biancorosso: tra un italiano stentato ma apprezzabile per impegno e un inglese
sciolto come la sua corsa in campo, Djavan Anderson ha raccontato le sue
sensazioni sull’avventura in Puglia, dove era arrivato ad agosto per
vivere un mese di prova prima del tesseramento: “Non è stato facile, ma nella
mia situazione avevo una sola scelta e volevo che andasse così. Sapevo cosa
dovevo fare per conquistare mister Grosso” garantisce lui. Per conquistare
Bari, gli sono bastate poche partite. Testa alta, gambe pronte a sprintare e
quella capigliatura bionda che non può certo passare inosservata. Fino a
diventare un uomo mercato nello scorso gennaio: “Ora sono qui e penso solo al
Bari – la sua promessa – gennaio è sempre un mese strano, il calciomercato la
fa da protagonista e poi il campionato continua. Dio ha il controllo di
quello che succederà. A me interessa solo la prossima partita”. Che vedrà
il Bari in campo ad Avellino: “Non mi pongo obiettivi, conta solo il lavoro sul
campo. Noi vogliamo andare avanti con concentrazione e umità. Pensiamo a fare
bene contro l’Avellino, non sarà una partita affatto semplice”. Lui intanto in
Puglia sta bene: lo racconta su Instagram, nelle immancabili Stories con la sua
Lorraine, e agli amici.
23 anni ad aprile, passaporto olandese e radici in Giamaica,
Anderson ha nel suo passato trascorsi da capitano nel settore giovanile
dell’Ajax e un passaggio all’AZ Alkmaar su suggerimento di Wim Jonk, ex centrocampista
della nazionale Orange e dell’Inter, per poi passare al Cambuur con una
stagione in Eredivisie e una in Jupiler League. Fino alla scorsa estate:
galeotte sono state le ferie estive. “E’ vero -sorride – ero in vacanza in
Puglia quest’estate, sono passato da Bari con la mia ragazza e non sapevo cosa
poteva succedere. Sono tornato in Olanda e una settimana dopo il mio
procuratore mi ha detto che potevo tornare in prova al Bari. Sono stato felice,
mi piace la città sia per viverci che per giocare”. Ambientato, anche nello
spogliatoio: “Ci sono tanti bravi ragazzi. I miei insegnanti di italiano? Un
po’ di napoletani e di baresi, con questa squadra è impossibile parlare inglese
(sorride, ndr), anche se Henderson, Balkovec e Kozak lo parlano bene”. Referenze
d’eccezione, che ora Anderson vuole mantenere. Come prometteva qualche anno fa,
quando sfidò la Germania di Meyer e Goretzka nella finale (vinta) dell’Europeo
Under 17. Con il 13 sulle spalle: “Il primo giorno qui a Bari il mio
procuratore mi ha detto che è un numero che porta bene in Italia”.
Scaramanzia rispettata, verrebbe da pensare guardando le
prove in campo: lo dicono anche i tifosi. “Qualche volta mi fermano per
strada per complimentarsi, ma è normale che succeda quando si vince. E’
diverso dall’Olanda, qui il calcio si vive molto di più, mi piace tanto. Quando
siamo in difficoltà, il sostegno dei tifosi ti aiuta ad andare avanti”. Avanti,
fino all’attacco, dove Fabio Grosso (“Lui è l’allenatore giusto per noi:
è una persona intelligente, precisa. Per creare una squadra con buoni
calciatori hai bisogno di un buon allenatore” dice del campione del mondo
azzurro) lo sta impiegando da tre partite a questa parte: “Mi piace giocare da
terzino, ma gioco dove mi mette il mister. Il mio modello è il mio connazionale
Tete del Lione, lui è più difensivo di me”. Chissà che non possano
incontrarsi in Nazionale: “Ogni giocatore spera di riuscirci – gioca sulla
difensiva Anderson- Devo fare molto bene per conquistare una chiamata”. Molto
bene, magari con il salto in A con il Bari: “Non sogno spesso, ma i miei
desideri preferisco tenerli per me”. Uno, però, lo esprime: “Bari mi piace
tanto, ma non con la neve”. E corre via, come in campo spesso e volentieri fa
davanti agli avversari.