Bari, Di Cesare più forte del tempo che passa: a 39 anni e mezzo segna, difende e si diverte come un ragazzino
De Laurentiis: “Un mostro”. Mignani: “Mi fa sorridere e mi fa arrabbiare”
Tema: avvicinarsi ai 40 anni. Svolgimento: farlo come Valerio Di Cesare. Già, perché a 39 anni, 6 mesi e 15 giorni il capitano del Bari non ha alcuna intenzione di smettere di essere protagonista. L’ennesima prova di una stagione da incorniciare l’ha fornita nel 4-1 al Modena, partita che l’ha visto respingere colpo su colpo gli attacchi di un reparto formato da nomi del calibro di Falcinelli, Diaw, Tremolada e Bonfanti e…fare gol con un coast to coast di 60 metri al 91′.
Già, avete letto bene. Recupero del pallone al limite della propria area in asse con Scheidler, contropiede guidato e concluso con un destro dal limite dell’area opposta. Deviazione fondamentale di Coppolaro, secondo centro personale ed esultanza da ragazzino scatenato: sorriso smagliante, gambe a penzoloni e scatto prima di essere “travolto” dai compagni di squadra. Avvicinando il podio di una speciale classifica di marcatori “esperti”, che in B annovera i 40 anni di Rodrigo Palacio a segno con il Brescia e un primato che spetta a Massimo Carrera, ex difensore di Juventus e Atalanta che nella stagione 1999/2000, proprio con la maglia della Dea, andò a segno a 41 anni compiuti.
Di Cesare e il ritorno a Bari: così è nato il Valerio pugliese 2.0
“Sono sceso negli spogliatoi e gli ho detto che è un mostro” dirà di lui il presidente del Bari Luigi De Laurentiis a fine partita. Di certo quella che si sta vedendo in biancorosso nella stagione 2022/23 è una delle migliori edizioni di Valerio Di Cesare in carriera. Un percorso avviato lasciando minorenne l’Italia per tentare l’avventura con il Chelsea, passato per i gradoni con Zeman ancora 20enne ad Avellino e consolidato attraverso la promozione di Torino e il doppio salto di categoria a Parma. Con tanto di esordio in A a 29 anni.
Nell’estate del 2018 però Di Cesare ha deciso di scrivere un altro capitolo del cammino, fatto sino a quel momento di quasi 400 presenze tra i pro. Risolto il contratto con gli emiliani, ha deciso di tornare a Bari. Dove aveva già giocato per un anno e mezzo in B, senza però lasciare il segno. Quel capitolo sa di ripartenza e maturità. Già, perché il Di Cesare visto in Puglia è stato un leader da 181 presenze (in nessun club ha giocato di più), filo conduttore di una società ripartita dai dilettanti e planata in B. Tra sofferenza, qualche delusione e diversi momenti di gloria.
Il rinnovo estivo e il corso da direttore sportivo con Mirco Antenucci
Fino alla scorsa estate, quella delle riflessioni. “Smettere? Fa paura ma ci penso spesso” ammetteva Di Cesare nel corso di una diretta Facebook di fine aprile con Gianluca Di Marzio. La promozione del Bari in B era storia recentissima, il futuro era tutto da scrivere. Il capitano, però, un sogno per chiudere la carriera lo aveva: “Terminare con il campionato di B”. Un messaggio recepito dal direttore sportivo Ciro Polito. Contratto firmato a cifre ridotte per un giocatore del suo peso. E all’idea che potesse fare da chioccia per i giovani, magari accettando un ruolo da subentrante, avevano creduto in pochi. Sicuramente lo aveva fatto chi non conosce bene questo ragazzo di 39 anni che si infuria anche se perde in partitella.
“Mi chiamano pagliaccio in spogliatoio – raccontava su LaCasadiC.com – mi piace fare gli scherzi e soprattutto a Terranova perché è molto permaloso. Ci divertiamo con poco”. Di sicuro con lui quest’anno si stanno divertendo poco gli avversari. Guardare i numeri per credere: i cinque clean sheets stagionali del Bari sono arrivati tutti con Di Cesare in campo, titolare 17 volte su 20 partite tra campionato di B e Coppa Italia. “Valerio mi fa sorridere ed arrabbiare – ci scherza su Mignani – in certe situazioni la spazza prematuramente oppure parte via palla al piede ma non si può non riconoscere la forza del ragazzo. La mamma lo ha dotato di fisicità sopra la media”. Così il capitano del Bari che studia da direttore sportivo con il compagno di squadra Mirco Antenucci (“Perché mi piace seguire le partite e studiare i giovani”) ha tempo per decidere cosa fare da grande. Il campo dice che lì, nel cuore della difesa, è ancora casa sua. Di questo passo, oltre che capitano nel presente sarà anche…Capitan Futuro.