Dal ‘kebabbaro-intermediario’ alla beffa col Barça in aeroporto: la storia di Bakambu
La storia di Bakambu, tra valanghe di gol, curiose storie di mercato e il suo impegno sociale per il Congo: all’esordio con l’OM ha segnato dopo due minuti
Ci ha messo due minuti e trentotto secondi Cédric Bakambu a tornare in gol in Ligue 1. Acquistato dall’Olympique Marsiglia due settimane fa (affare a costo zero), il congolese classe 1991 ha esordito venerdì sera con la nuova maglia e ha subito contribuito: uno-due con Guendouzi e palla che vola in rete, per il definitivo 2-0 della squadra di Sampaoli a Lens. L’ultimo gol segnato in Francia era datato 1 marzo 2014. Sono passati 2884 giorni. Il tempo necessario per viaggiare un po’ per il mondo e divertirsi col pallone. Questa è la sua storia, tra valanghe di gol e storie di mercato particolari.
Chi è Bakambu
Nasce nella periferia parigina con l’amore per il calcio e la pressione (quella buona) dei genitori: “Se non prendi il ‘Bac’ (la maturità francese, ndr), non ti faremo continuare a giocare”. Quindi Cedric studia e gioca. Prende prima il bac e poi il volo. Tanto che nel 2010 si laurea campione d’Europa con la Francia under 19 insieme a Griezmann e Lacazette. Il primo club è il Sochaux, che lascia nel 2014 grazie a un… kebabbaro. La leggenda, infatti, vuole che un turco proprietario di un ristorante-kebab nei pressi di Sochaux, abbia fatto da tramite a dei connazionali scout del Bursaspor e abbia consigliato loro il suo nome. Detto, fatto: Bakambu si trasferisce in Turchia. Poi la Spagna: al Villarreal Bakambu esplode letteralmente. Nell’ottobre 2017 è ‘migliore rivelazione’ del mese nel campionato spagnolo. In totale, con la maglia del ‘Sottomarino giallo’, il congolese segnerà 47 gol in 105 partite. Numeri misti a prestazioni top, favorite dalla sua qualità tecnica e la sua velocità. E nel 2018 registra un altro record: per 75 milioni di euro viene comprato del Beijing Gouan, diventando così il giocatore africano più costoso della storia. Ripagherà di nuovo con valanghe di gol.
Il trasferimento al Barcellona bloccato in aeroporto
Gennaio 2020. Luis Suarez – a quel tempo al Barcellona – si è infortunato al ginocchio destro e dovrà essere operato. Il Barça cerca un rimpiazzo e sceglie, almeno all’inizio, Bakambu. Che accetta a occhi chiusi e si prepara a partire: “Avvisai subito tutta la famiglia per annunciare la grande novità. Il mio presidente aveva rifiutato tutte le offerte arrivare, ma mi disse che per il Barcellona mi avrebbe lasciato partire”. La sua squadra si trova a Seoul per giocare un match di Champions League asiatica, e il giocatore prende un volo per Hongkong dove avrebbe fatto scalo prima di salire su un volo diretto per Barcellona. Ma quando atterra, le notifiche del telefono lo fanno subito risvegliare dal sogno blaugrana: “Ci abbiamo ripensato. Non ti prendiamo più”. Dall’incredulità all’amarezza. Bakambu fa marcia indietro e si lascia andare a un tweet misto tra polemica e ironia: “Yo, Transfermarkt, cambia la scheda dei miei trasferimenti scrivendo ‘Quasi al Barcellona’, per favore”. Poi il saluto all’amico Griezmann: “Ci vediamo un’altra volta”.
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La fondazione Cédric Bakambu
Bomber e cuore d’oro. Dopo le giovanili con la Francia, sceglie il Congo, il paese delle sue origini che inizia a conoscere grazie alle convocazioni con la sua nazionale: “Quando sono venuto per le prime volte in Congo mi sono reso conto delle condizioni in cui vivono in molti ragazzi. Mi sono detto che se non fosse stato per i miei genitori che hanno fatto sacrifici per trasferirsi in Francia, sarei potuto diventare uno di loro. Questa cosa mi ha scioccato”. E il suo cuore altruista si è attivato: Bakambu ha così creato una fondazione – che porta il suo nome – che aiuta le ragazze e i ragazzi del suo paese (ma anche gli adulti), offrendo loro alfabetizzazione, istruzione primaria, corsi di storia del Congo, promozione di sport e di tecnologie utili per il quotidiano.
Il presente di Bakambu, ora, è in Francia, il paese dov’è cresciuto. Ha scelto l’OM per iniziare il secondo tempo della sua carriera e rimettersi in gioco in Europa: “So che non sono il migliore attaccante del mondo, ma sono venuto qui per aiutare la squadra con le mie qualità. Polivalenza, tecnica e rapidità”. Umiltà. È stato di parola. Per fare il primo gol ci ha messo 158”. Un gol ed è subito decollato. Un nuovo volo che accetta qualche scalo, ma più nessuna beffa all’atterraggio.