Thailandia, rilasciato Al-Araibi: la fine di un incubo
L’ex giocatore del Bahrain era in carcere in Thailandia da più di due mesi. Ieri la svolta: è stato rilasciato ed è tornato a casa
Prima il buio, poi la luce. E’ finito dopo oltre 70 giorni il calvario di Hakeem Al-Araibi, ex giocatore del Bahrain, detenuto in Thailandia da più di due mesi. (QUI: la sua storia). Il giocatore era stato condannato nel 2014, dal suo paese, in contumacia per fatti risalenti alla “Primavera araba”: Al-Araibi, secondo l’accusa, avrebbe infatti commesso pesanti danneggiamenti durante le manifestazioni anti governative. Nel maggio dello stesso anno poi il giocatore era fuggito in Australia, chiedendo asilo politico. Nel 2017 gli era stato concesso lo status di rifugiato.
Al-Araibi in questi anni difficili non ha mai rinunciato alla sua più grande passione: il calcio. Fino ai primi mesi del 2018, infatti, ha giocato per alcune squadre semi-professionistiche in giro per l’Australia. Poi le vacanze in Thailandia lo scorso novembre e l’arresto da parte dell’Interpol in virtù del mandato di cattura a suo carico emanato dal Bahrain.
Oltre alla sentenza di condanna in Bahrain, Al-Araibi era malvisto nel suo paese a causa di alcune dichiarazioni riguardanti le presunte torture subite dai giocatori del Bahrain durante le rivolte scoppiate nel 2011. Accuse rivolte allo sceicco Salman Al Khalifa, membro della famiglia reale, e attuale vicepresidente FIFA e numero uno dell’ACF (Asian Football Confederation).
Il caso Al-Araibi ha suscitato l’interesse anche di alcuni esponenti del mondo del calcio. In Italia, fra gli altri, anche Giorgio Chiellini recentemente aveva pubblicato un tweet di vicinanza al giocatore. Ieri, però, la svolta: il Bahrein ha annunciato la volontà di rinunciare alla domanda di estradizione. Così Al-Araibi è stato rilasciato dalle autorità thailandesi: “Non c’è motivo di trattenerlo qui – hanno spiegato -“. Finalmente il giocatore è tornato a casa, in Australia, accolto da centinaia di tifosi e curiosi all’aeroporto. Per Al-Araibi finisce dunque un incubo durato oltre 70 giorni.