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I fratelli Williams, Valverde e la “solita” cantera: l’Athletic sogna in grande

Dall’arrivo di Valverde in panchina, l’Athletic Club è tornato a sognare: l’Europa, una finale da giocare e non solo

C’è una squadra in Liga che sta sorprendendo e non poco. Il Girona? No, ormai ciò che stanno facendo i ragazzi di Michel è ben noto a tutti. Sarà allora la Real Sociedad, che ai gironi di Champions League ha messo dietro di sé l’Inter prima di uscire agli ottavi col PSG? Nemmeno, ma ci si va vicini. Stiamo parlando dell’Athletic Club, noto anche come Athletic Bilbao, che sta facendo parlare di sé in Spagna e non solo per gli ottimi risultati fin qui raggiunti.

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Una storia gloriosa

L’Athletic è un club tutt’altro che povero di storia, ma i risultati mai esaltanti dell’età moderna lo hanno un po’ messo in ombra in favore di nuove semi-big emergenti come Siviglia, Villarreal e Valencia. Basti pensare che i Rojiblancos sono tra i club più antichi del mondo, e insieme a Barcellona e Real Madrid gli unici spagnoli a non essere mai retrocessi in serie minori. Nonostante questo, però, il palmares del club non rende pienamente giustizia a quella che è la sua storia. Sono arrivati 8 campionati spagnoli, 24 Copas del Rey e 3 Supercoppe Spagnole che la rendono la terza squadra più titolata a livello nazionale, è vero, ma è ormai da parecchio tempo che Los leones non alzano un titolo di grande caratura. L’ultimo campionato vinto risale infatti alla stagione 1983/1984, un’eternità se si considera quanto fluido sia il tempo nel calcio. Nel frattempo è cambiato praticamente tutto, ma non all’interno del club basco, che continua a mettere in atto la stessa filosofia sin dai primi anni del ‘900.

Fieri di essere baschi

Sembra incredibile, ma è vero: l’Athletic Club, ormai dal 1912, ha scelto di tesserare solamente calciatori baschi, e l’unica deroga è rappresentata dal fatto che all’interno della rosa possono essere presenti anche calciatori stranieri cresciuti nel vivaio. Sebbene siano ben note le questioni inerenti alle continue lotte interne e alla richiesta di indipendenza dalla Spagna, il motivo è da attribuire piuttosto a delle accuse che nei primi anni del XX secolo venivano mosse contro Los leones nell’ambito di scambi di calciatori con altre squadre. Da quel momento, nonostante questa scelta sia ritenuta anacronistica da qualcuno, la filosofia del club non è mai cambiata e viene tramandata di generazione in generazione, tranne che per qualche eccezione. Un dato è eloquente: in tutta la storia dell’Athletic solo 17 calciatori non spagnoli hanno giocato per il club.

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La cantera Rojiblanca

I bassi investimenti sul mercato dei calciatori, ovviamente, permettono alla società di dedicarsi quasi in toto allo sviluppo della cantera. È per questo che il settore giovanile del Bilbao, insieme alla Masia del Barcellona e all’accademia dei Blancos di Madrid, è tra i migliori in Spagna e nel mondo. Dal territorio dell’Euskadi sono emersi alcuni dei migliori talenti del calcio iberico, che hanno mosso i primi passi nei pressi del San Mames prima di conquistare il mondo. E se i vari Javi Martinez, Kepa Arrizabalaga, Ander Herrera, Aymeric Laporte e Fernando Llorente sono solo dei dolci ricordi di ottime annate, in questo momento i tifosi Rojiblancos possono godersi tutte le qualità dei fratelli Williams. La storia dei due è caratterizzata da una prima parte drammatica, fatta di fughe dall’Africa, carceri e quanto più di negativo si possa immaginare, ma termina nel migliore dei modi: Nico e Iñaki, in questo momento, danno spettacolo in Liga. E, curiosità, Iñaki – che a Bilbao ci è nato e cresciuto – ha anche cambiato recentemente nazionale, partecipando al Mondiale in Qatar con la selezione ghanese per realizzare il sogno del nonno Richard.

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Il maestro alla guida

La super stagione dell’Athletic, che vede i baschi al 4° posto in Liga (in piena zona Champions League) e in finale di Copa del Rey, va associata a una persona ben precisa, un maestro che l’ambiente lo conosce eccome: Ernesto Valverde. L’allenatore è uno dei figli adottivi della città, avendo trascorso lì diverse esperienze. In primis, il classe ’64 ha mosso i primi passi da allenatore proprio nelle giovanili del club, nel lontano 1997. Dopodiché, si è seduto sulla panchina della prima squadra in tre epoche differenti, l’ultima della quale quella attuale; prima dal 2003 al 2005, poi dal 2013 al 2017 e infine adesso, per quello che rappresenta il culmine di una storia d’amore stupenda. Finora l’allenatore originario di Viandar de la Vera le cose migliori le ha fatte nel secondo mandato, arrivando a far vincere un trofeo al club (la Supercoppa Spagnola della stagione 2015/2016) addirittura 31 anni dopo l’ultimo. Chiamato dal Barcellona nel giugno del 2017 per sostituire Luis Enrique, Valverde ha lasciato il segno anche in blaugrana, vincendo due campionati prima della separazione a metà della terza stagione. Ecco che dopo due anni e mezzo di stop i destini dell’allenatore e della sua terra adottiva si sono ritrovati, fino all’ottimo lavoro svolto in questa stagione che può ancora permettere ai baschi di togliersi parecchie soddisfazioni, sia a livello di trofei che ottenendo una qualificazione nella più importante competizione europea, da cui mancano da troppo tempo.