Atalanta-Verona, il gol di Di Carmine e il concetto di interferenza
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Due giocatori pronti a battere una rimessa laterale, uno fa prima dell’altro e manda in porta un compagno che segna, approfittando anche di qualche secondo di disorientamento degli avversari. Questa è la dinamica della rete che ha portato il Verona in vantaggio sul campo dell’Atalanta con Samuel Di Carmine, bravo ad approfittare dell’assist con le mani di Faraoni e a battere in porta. Dopo un breve colloquio con il VAR Di Bello, l’arbitro Valeri convalida il gol.
Il VAR non poteva richiamare alla review il direttore di gara per la distanza rispetto al punto originario di uscita del pallone, perché non è previsto l’intervento degli assistenti in video per situazioni di posizione corretta delle rimesse laterali e calci da fermo per quanto dalle immagini si noti come ci siano circa otto metri di differenza tra Rrahmani (l’altro giocatore pronto a battere la rimessa) e Faraoni.
È invece previsto l’intervento qualora ci sia stata una netta interferenza nel gioco di un elemento esterno – esempio migliore è appunto un secondo pallone. Resta da definire il concetto di interferenza, che non ha una chiara enunciazione nel regolamento. In linea di massima, in ogni caso, con interferenza si è sempre inteso un secondo pallone che sia nei pressi dei piedi di un calciatore o che comunque possa confondere concretamente una giocata.
Sarebbe risultato sicuramente più opportuno, dunque, che l’arbitro di campo avesse autorizzato la rimessa di Faraoni soltanto nel momento in cui Rrahmani avesse posato fuori dal campo il pallone che teneva in mano, in modo da evitare equivoci – che poi si sono verificati – o ancora meglio, che avesse impedito a Faraoni di rimettere in gioco autorizzando Rrahmani, vista la distanza dal punto di uscita del pallone. I margini per un intervento del VAR, in un caso molto al limite e di non frequente configurazione, sembrano esserci.