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Atalanta, Stendardo: “Ho un contratto fino al 2017, poi farò l’avvocato, anche se ho una passione per le interviste”

Calciatore fino al 2017 e poi un dubbio: carriera da avvocato o da giornalista? Guglielmo Stendardo, stopper dell’Atalanta, per il momento si concentra sul campionato in corso, il futuro può attendere. Laurea in Giurisprudenza in tasca, ma anche passione per i libri e le interviste. Queste alcune delle curiosità emerse nel corso dell’intervista concessa a La Gazzetta dello sport: “La mia vita da calciatore è stata determinata dal Destino. Quindi da fatti non casuali, ma causali. Sono un privilegiato, ho raggiunto un sogno, ma ci sono basi da cui mi sono mosso: innanzitutto mia madre Anna medico, mio padre Giovanni sociologo. Una piattaforma familiare solidissima, da cui io ho saputo lavorare. Dalle giovanili alla A arriva un ragazzo su oltre 4mila. Tra i giovani dell’Atalanta tanti sfonderanno per Destino, di sicuro Grassi e Monachello, se avranno voglia di sacrificarsi. E poi Sportiello, che è già formidabile”.

Momenti della carriera da dimenticare: “Quando nella Lazio subii mobbing e fui messo fuori rosa. Feci causa, la vinsi e detti tutto in beneficienza, ma speravo che questo aiutasse a cambiare il sistema: non è stato così. In compenso in quel periodo mi avvicinai ancora di più allo studio, perché soprattutto quando si è giovani mettere insieme libri e pallone non è semplice. Il no della Lazio alla Juve nel 2008? Mi ha indirizzato la carriera, sì, perché la Juve voleva tenermi, ma in quel periodo il Milan acquistò Ronaldinho per 15 milioni e la Lazio ne chiese per me 12: era troppo. Però è andata bene così, grazie anche a quelle scelte ho scoperto Bergamo”.

Differenze tra Roma e Torino: “E’ una questione di ambiente, di clima. Roma è una città che vive pure la notte, piena di tentazioni, mentre a Torino dopo le sei non c’è più nessuno e pensi a fare solo il calciatore. Sarebbe sbagliato identificare una tifoseria con 40-50 violenti. Chi sbaglia deve pagare, ma la responsabilità è personale non collettiva”. Una volta appese le scarpette al chiodo Stendardo è incerto tra vita da avvocato o da giornalista: “Ho un contratto fino al 2017, però vorrei continuare ancora. Poi farò l’avvocato, magari per occuparmi a 360° della vita dei calciatori. Comunque confesso una cosa: a me piace fare interviste. Ne ho fatta una al presidente del Coni, Giovanni Malagò, che è on line, ma vorrei continuare”.

Atalanta da prime 10: “Il futuro è roseo, ma la squadra deve tornare a essere quelli di un mese fa. Sono sicuro che può chiudere il campionato nella parte sinistra della classifica. Sarri? Anche su temi come l’omosessualità c’è da affrontare un discorso culturale, ma non solo nel calcio. Credo in tutta la società. Parlando di Napoli, dico solo che è fortissimo e lotterà per il titolo con Juve e Inter. E poi ha Higuain, il giocatore più forte del campionato. Per me è meglio anche di Suarez. Se gli ‘azzurri’ vinceranno lo scudetto credo che andrò a festeggiare”.