Atalanta, Gasperini: “Ricevuta un’offerta dall’Inghilterra”
Le parole di Gian Piero Gasperini in un’intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport
La vittoria dell’Europa League, la finale di Coppa Italia e la qualificazione alla prossima Champions League: la stagione dell’Atalanta è stata eccezionale. Gian Piero Gasperini, in una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, ha raccontato la stagione della sua Dea. Senza tralasciare Scamacca, De Ketelaere e il suo futuro in panchina.
Atalanta, le parole di Gasperini
Gasperini ha iniziato parlando del suo futuro: “Esperienza all’estero? No, non ci andrò più. Avevo l’opportunità quest’anno, anche molto bella in Inghilterra: è una cosa venuta fuori di recente. Quest’anno vincendo la coppa ci sono state tante possibilità. L’Italia mi piace tanto. Scudetto? Mancano 25 punti, un abisso. Lo scudetto si vince sopra i 90 punti, due volte ne abbiamo fatti 78, quest’anno se va bene chiudiamo a 72. Fino a ora il nostro target è stato quello. Scamacca? Spalletti (in Nazionale, ndr) saprà dargli ulteriori conoscenze. Si è sempre impegnato alla morte, la fama di bad boy è assurda. Un momento chiave è stato quando si è liberato della pressione pazzesca che aveva addosso, ogni partita sembrava dovesse dimostrare di essere un grande giocatore. Non sorrideva mai, era scuro a ogni errore. Come vice Scamacca? Un giovane da far crescere, sarebbe l’ideale. Ma oggi i giovani costano un botto“.
L’allenatore racconta la finale di Dublino: “Sapevo che avremmo potuto metterli in difficoltà. Ho studiato molte partite del Bayer Leverkusen. Non sono abituati a essere aggrediti come facciamo noi. Avevamo le caratteristiche giuste per farli giocare male. Anche se contro squadre così metti in preventivo di prendere gol”.
“Chi gioca bene, ha più possibilità di vincere – dice Gasperini – Molti pensano il contrario, che la bellezza ostacoli il risultato: un luogo comune assurdo. Io ho fatto tanti risultati: a Crotone, a Genova, a Bergamo. Se non fai risultati, non ti riconoscono la qualità del gioco. Tanti si ispirano a me? Più che altro, non capivano cosa facevo. Nel 2006 al Genoa, eravamo l’unica squadra che giocava a tre, oggi in Europa l’80% delle squadre gioca così. Antiquato? Non sono mai stato innovativo come allora”.
Infine su De Ketelaere: “Più sta lontano dalla porta, più è in difficoltà. Qualche volta ci discuto ancora perché ama arretrare per legare il gioco, ma lui deve fare l’attaccante. Che significa: fare gol o farli fare. Infatti li fa. Per fortuna ha ancora una bella evoluzione davanti”. E su Lookman. “Oggi è un top, ma prima non lo era. Era forte, ma viveva di spunti e spariva dalle partite. Anche dagli allenamenti. Ci ho lavorato con la pazienza dell’artigiano. Quello che ha fatto nelle ultime settimane dà il senso della maturazione: si fa dare la palla, partecipa al gioco, lega con i compagni”.
L’Atalanta tiene gli occhi aperti anche su Koopmeiners. “Il club ha già rifiutato tanto, anche a gennaio. Giocare la Champions è una gratificazione, i giocatori da noi vengono volentieri, ma il tetto ingaggio, che l’Atalanta mantiene giustamente, può essere un ostacolo“.