Ascoli, Orsolini: “Juventus? Dopo la notizia ho staccato il telefono: sono arrivati più di 500 messaggi”
Tecnica, fisico, testa. A 19 anni Riccardo Orsolini ha già tutto per sfondare, “dettagli” che non sono passati inosservati alle “big” del nostro campionato. Inter e Milan hanno provato a strappare Riccardo all’Ascoli, senza riuscirci: adesso si è fatta sotto la Juventus. Ma chi è veramente Orsolini? Ha provato a scoprirlo La Gazzetta dello Sport:
“Quando ho iniziato? A tre anni” – racconta la “stellina” dell’Ascoli – “Papà mi ha portato nel campetto dietro casa a Rotella per farmi fare un po’ di tiri in porta. Non ho più smesso. Sono nato con il pallone fra i piedi e ci morirò anche. Ricordo l’inizio con il Castignano. Poi a 7 anni sono entrato nel settore giovanile dell’Ascoli e ho fatto la trafila sino alla Prima squadra. A 17 anni ho debuttato in Lega Pro. Per migliorare nella fase difensiva durante gli allenamenti mi schieravano come terzino. Per fortuna in partita sono tornato all’ala. Sennò mica stavamo qua a fare l’intervista oggi…”.
Non solo pallone… : “Mi piacerebbe iscrivermi all’Università. Mamma Cristiana e papà Paride ci tengono molto. Facoltà? Scienze Motorie potrebbe essere un’idea. Alle botte degli avversari sono abituato. Molto peggio le verifiche di matematica. Non mi entrava proprio in testa. Come canta Venditti ‘lei non sarà mai il mio mestiere’ “. Fede calcistica? “Ho sempre e solo tifato Ascoli. Da piccolo volevo giocare con la squadra della mia città. Ora vedere tanti bambini che a fine partita mi chiedono l’autografo è la gratificazione più bella. Mi sento ancora uno di loro. Già dopo il debutto avevo notato come in giro e a scuola mi guardassero in modo diverso. Adesso in tanti si avvicinano e mi cercano”.
Riccardo ha scoperto improvvisamente di avere tanti amici: “Prima non mi calcolavano, adesso tutti amici. Ma io gestisco la popolarità ricordando chi mi vuole bene davvero. La mia famiglia e gli amici di infanzia: loro per Riccardo ci sono sempre stati. E non perché sono Orsolini il calciatore. I vecchietti mi fermano per sapere se resto o vado. E che squadra ho scelto. Sto zitto e faccio un sorrisino da ebete. Non so cosa accadrà. Se ne occupa il mio agente Di Campli. Io antisocial? I social possono farti del male se ti fai condizionare e poi non mi piace stare a postare qualunque cosa ogni minuto. Galliani? Lo ringrazio per i complimenti. Dopo le sue parole e le voci sul Milan ho spento il telefono per due giorni e mi sono nascosto in casa a giocare alla Playstation con il mio migliore amico Mattia”.
Sulla famosa chiamata di Ausilio e Zanetti: “Mi chiama un numero che non conosco la settimana dopo la doppietta al Carpi. Era Ausilio: mi fa i complimenti e mi dice ‘ti passo una persona’. Era Zanetti, ma non l’avevo riconosciuto. Che figuraccia. Mi ha detto ‘mi riconosci? Sono quello di cui stai leggendo il libro’. Ero in trance: ho iniziato a ringraziarlo senza neanche farlo parlare. Nei giorni precedenti avevo dichiarato di ritenerlo un esempio da seguire. Zanetti mi ha ringraziato e detto che mi avrebbe mandato la sua maglia autografata. L’aspettavo per Natale, ma non è ancora arrivata… Javier, non ti dimenticare di me!”.
Tutti lo vogliono, per ora nessuno è riuscito a prenderlo: “Juventus? Appena sento parlare di me in tv cambio canale. Ho staccato il telefono e quando l’ho riacceso c’erano più di 500 messaggi solo su Whatsapp che mi chiedevano se vado alla Juve. La maglia numero 11? Lo porto dai Giovanissimi, ma sono molto legato anche al 16. E’ stata la maglia dei debutti in Lega Pro, Under 18 e Serie B. Chi mi vuole deve avere libera una di queste maglie”.