Ascoli-Cacia, storia di un addio (imminente): tra gol, affetto e ‘nuovo ciclo’
Per quanto spesso proviamo ad illuderci del contrario, purtroppo tutto scorre e quasi tautologicamente tutto
finisce. L’importante
è arrivare all’epilogo senza aver rimpianti, lasciare un bel ricordo di noi. Perché questi sì, non finiscono mai. Si
perpetuano nel tempo e nello spazio, a volte – purtroppo – sbiadiscono, ma –
specialmente se sono belli – non scompaiono. E tra Daniele
Cacia e l’Ascoli sarà un po’
così. La fine di un amore, quello
dei tifosi, di una piazza che fin dal primo momento lo ha apprezzato, ammirato come calciatore e soprattutto come
uomo. Leader schietto, trascinatore silenzioso: carattere forte Daniele.
Umile e determinato. Leale.
E la lealtà è quella virtù
che veramente crea empatia, che veramente ti fa esser apprezzato.
Poi ci sono i numeri, i quali – per quanto aridi – trasudano certezze ferme,
inappellabili. Dodici gol quest’anno nonostante i vari infortuni, ventinove in due anni, due salvezze
ottenute, la fascia di capitano. E quelle parole, di qualche settimana fa ai
nostri microfoni, “Mi piacerebbe rimanere per l’affetto che mi lega ad Ascoli”,
che sembravano far presagire un nuovo, dolce inizio. Con la possibilità da lui
stesso avanzata di spalmarsi l’ingaggio
pur di continuare insieme.
Niente di tutto questo, la
società bianconera ha deciso di aprire un nuovo corso, nel quale
evidentemente Cacia non rientra. “E’ il calcio” asserirebbe qualche timido
realista, “è la vita” risponderebbe qualcun altro di ispirazione più
malinconica. E’ la fine di un amore,
perché quel Gabbiano ora sta per volar via dalla
bella Grottammare…