Aquilani senza squadra: “Potevo essere già in campo, ma meglio aspettare. Offerte? Ci sono, vedremo nei prossimi giorni…”
Alberto Aquilani vuole tornare il prima possibile in campo. Al momento è senza squadra, e si sta allenando da solo per aspettare la chiamata giusta. Una scelta consapevole, che l’ex centrocampista di Roma e Liverpool ha spiegato alla Gazzetta dello Sport: “Avevo ancora
due anni di contratto con il Pescara, ma ho preferito così. Avessi voluto essere già in
campo, l’avrei fatto. Ma meglio
aspettare. La sto vivendo con serenità, senza ansie. Ne ho approfittato per stare un po’ con la mia famiglia, il risvolto positivo c’è. Nel frattempo mi alleno, sto bene. E ho una gran voglia di ripartire. Qualche offerta c’è, vedremo nei prossimi giorni. L’anno scorso a Pescara si era partiti con del
le buone ambizioni, poi è finito
tutto prima ancora di iniziare. A
Sassuolo, invece, ho fatto sei
mesi buoni, con un bel gruppo e
una società organizzata. Ma ero
in prestito”.
Si parla poi di Serie A: “Per me la Juventus resta la favorita,
nonostante il k.o. in Supercoppa. Sei scudetti di fila non li vinci per caso, è mentalità. Il difficile non è arrivare al top, ma sa
perci restare a lungo. Anche se
il divario si è ridotto. La zona
Champions sarà serratissima.
Ma gli scudetti non si vincono
ad agosto. Allegri? È un tecnico
molto bravo a gestire la squadra e
sa adattarsi a
quello che gli viene dato. Sa farti
star bene, è un
vincente. Spalletti? Altro ottimo tecnico, ha tutte le qualità per dare
la sterzata giusta all’Inter. I nerazzurri, tra l’altro, per me avevano una squadra forte già la scorsa stagione. Montella? Forse lui è il più moderno di
tutti, uno che punta tantissimo
sul possesso palla. Alla Fiorentina avevamo una squadra forte,
con le caratteristiche giuste per
il suo gioco. Ma anche questo
Milan mi sembra le abbia. Ha
fatto una campagna acquisti super, ha l’obbligo di tornare a essere il Milan dei campioni. Come quello in cui ho giocato io. Di Francesco? È sbagliatissimo dare giudizi
affrettati. Lui ha un modo di vedere il calcio particolare, i giocatori devono seguirlo. Ma una
volta che assimili il suo sistema,
vai da solo. E poi aggiungo: non
è vero che non ha carattere. Anzi, per me è di grande personalità. Totti dirigente? La sua mancanza si farà sentire: in campo, nello spogliatoio,
nell’ambiente. È la storia della
Roma, ma può avere un futuro
brillante anche in giacca e cravatta. Roma? Mi reputo fortunato
ad aver giocato più di cento partite con la mia squadra del cuore, vincendo anche qualche trofeo. Ma nel calcio bisogna saper
fare delle scelte, senza poi pentirsene. All’epoca la mia cessione servì al club. Ma nel calcio
mai dire mai, la Roma è il mio
cuore. Lazio? Nonostante l’affetto e la stima
che provo per Inzaghi, non potrei mai. Davvero”.