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Aneddoti, ricordi di famiglia e… gol! Ecco l’intervista doppia ai fratelli Lapadula

Uno alto e fisicamente ben piazzato, l’altro piccolino e scattante. “Ma siete fratelli?”. Non sembra, non subito almeno, così di primo acchito. Poi se li metti vicini ecco che la scintilla scatta naturale, fin troppo complice.

Nome: Davide. Professione: in settimana il postino a Moncalieri in provincia di Torino, nel weekend bomber con tanto di passato nella Primavera del Treviso. 108 reti segnate in Piemonte, tra i quali gli attuali 10 gol in Eccellenza col Saluzzo.

Nome: Gianluca. Che di professione fa l’attaccante del Pescara, un gioiellino da ’10’ in pagella pure già bloccato dalla Juventus per giugno.

Stesso cognome: Lapadula. Due anni di differenza. Identico spiaccicato debole per il gol. Anche se fratelli non sembrano, nemmeno in campo: “Abbiamo caratteristiche diverse ma in verità non abbiamo mai avuto grandi possibilità di giocare insieme, ricordo i primi inizi a Treviso dove lui in Primavera veniva spesso chiamato ad allenarsi con noi” spiega il fratellino più piccolo in esclusiva per gianlucadimarzio.com. “Se non siamo fratelli? Chiedete a mamma…” ci riprende Davide. Alla fine era sempre lei a sfinirsi, tra rimproveri e urla per colpa di un menù quotidiano fatto di dribbling e pallonate in casa. “Si, l’abbiamo fatta dannare un po’, come ogni bambino che si rispetti” aggiunge un sorridente Gianluca. Che poi però ci tiene subito a precisare: “Chi segnava di più tra me e Davide quando eravamo piccolini? Ovviamente io!”. Una vera e propria sfida in famiglia, continuata (e cambiata in modi e gusti… gastronomici) nel tempo. “Da due anni a questa parte io e Gianluca ci giochiamo una cena di pesce. Chi segna meno durante la stagione, paga. Il primo anno ho vinto io con un’ottima annata al Saluzzo 26 gol a 24, l’anno scorso mi ha battuto lui 21 a 19. Quest’anno siamo 16 a 10 per lui…” rivela Davide sempre in esclusiva. “Si si… credo di essere in vantaggio io” ci conferma Gianluca. Che poi ammette: “E’ un modo come un altro per essere ancora più legati”.

Dal cassetto dei ricordi spunta una foto. Data: 5 maggio 2006, quasi 11 anni fa. Le pagine sono quelle del bisettimanale torinese “Luna Nuova”, storia pescata dagli archivi del calcio piemontese del giornalista Michele Rizzitano. Ecco la squadra del Collegno (TO) di un Gianluca Lapadula piccolo piccolo anche d’età: appena sedicenne. Anche se già con un curriculum da far invidia: dai 5 ai 13 ecco le giovanili della Juventus con tanto di esperienza come raccattapalle ai tempi di Zidane, Del Piero e Trezeguet. “Auguro a tutti i bambini di poter vivere almeno una volta quella emozione. L’impressione che sanno darti questi grandi campioni è una cosa unica e se poi se la vivi da ragazzino il cui sogno resta di arrivare li in alto” afferma Gianluca. Quel 5 maggio Gianluca trascina i nerazzurri del Collegno – squadra dilettantistica della prima cintura torinese – verso la finalissima degli Allievi Regionali Fascia B chiudendo la partita contro il Venaria con “una punizione poderosa dai 20 metri”. “Non si è mai arreso, qualsiasi fosse la sfida da superare: per questo oggi è così forte” assicura il fratellone Davide. Numero 11 sulle spalle (diventerà il 10…) e barattolo della fantasia sempre aperto: il classe 1990 Lapadula va a nozze sulla morbida gomma del sintetico di via Galvani e strappa l’ennesimo sette in pagella, confermando di essere un talento pronto a sbocciare. In quei momenti il fratello classe ’88 Davide – che già era sbarcato in prima squadra in Eccellenza sempre col Collegno – conquista la finale Juniores Regionale. Coincidenze? No. E nemmeno Torino sullo sfondo lo è perché quella città tornerà sempre. E lì che è nato Gianluca, è lì che vive la sua famiglia: dalla Mole è partita la sua carriera, tra (7 anni) Juve, Pro Vercelli e Ivrea. Proprio lì è destinato a tornare, con la Juve nel destino. A proposito di Torino: c’è un ritrovo storico per la famiglia Lapadula, ovvero il negozio di fiori in zona Lingotto dei genitori di Davide, Gianluca e… Anna, la sorella-tifosa adorata dai maschietti di casa (“Guai a chi ce la tocca!”), che spesso va a vedere le partite del Pescara e del Saluzzo. “Il feeling più grande resta quello che abbiamo noi tutti in famiglia dove per esempio c’è anche nostra sorella Anna che non perde occasione per seguirci entrambi” il commento di Gianluca.

“Garra”. Forza, perseveranza, grinta e coraggio, nel calcio e nella vita: è questo che accomuna da sempre i due fratelli, per metà (da parte della mamma) di origine peruviana. Davide, che in estate partecipa alla “Federation Cup Sudamerica” assieme a tanti amici peruviani, riassume tutto in una parola di origine latino-americana: “Garra”. E’ la forza di non mollare mai, neanche quando sembra tutto finito: “Proprio questo ha portato così in alto Gianluca, anche se per lui e per noi è solo l’inizio. Ha sempre dimostrato di essere un guerriero”.

Nel 2010, infatti, Gianluca Lapadula è fuori rosa all’Atletico Roma dopo aver fatto faville nella Primavera del Parma. Dice Davide: “E’ stato uno dei più brutti momenti della sua carriera. Io giocavo in Eccellenza nel Chisola, ci fu una mezza chiacchierata con il mister Camposeo per proporgli un ritorno a Torino. Ecco, menomale che è rimasta solo una mezza chiacchierata…”. La “Garra”, quell’incredibile forza e tenacia, portano Gianluca a resistere: lui continua a crederci e due anni dopo è a San Marino, dove segna 24 gol in 35 partite. L’ascensore impazzisce ancora e “Lapa-gol” – non a caso soprannominato “William” come il guerriero di Braveheart – deve rialzarsi ancora dopo le esperienze negative a Frosinone e Cesena. Il treno verso la serie A sembra ormai passato. E invece no: altra risalita partendo da Gorica e passando per Teramo, dove Lapadula ha chiesto la mano alla fidanzata col megafono allo stadio. Sottolinea Davide: “Gianluca si è conquistato tutto questo da solo tirando fuori unghie ed artigli, senza l’aiuto di nessuno, vincendo momenti durissimi in cui era lontano da casa e il calcio sembrava avergli chiuso le porte. Per me e credo per tutti è un grande esempio. Nulla è impossibile, continuando a lottare. Oggi Gianluca ha una fame infinita. Ha la “Garra” negli occhi”. E la fame di gol che sappiamo e vediamo. La stessa del fratello alla fin fine. Anche se quello resterà sempre un affare di famiglia a suon di… cene di pesce.

Matteo Moretto e Michele Rizzitano.