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Meteora a Bari, goleador in Argentina. Andrada: “Segno con la speranza di tornare”

Il debutto a 17 anni con la maglia del River Plate contro l’Argentinos Juniors allo stadio Diego Armando Maradona. Quel giorno a La Patetnal realizzava il suo sogno, quello di esordire in Primera con la camiseta del club con cui ha segnato più di tutti a livello giovanile (record che detiene ancora oggi): 139 gol dai pulcini agli allievi per El Tanque de Carapachay. “Quell’etichetta mi è pesata tanto. C’erano grandi aspettative, ma non era facile. E quel River non era la squadra di questi ultimi anni”. Così Federico Andrada a Gianlucadimarzio.com.


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A distanza di dieci anni, con una breve parentesi in Italia, Andrada è attualmente il capocannoniere della Copa de la Liga Profesional in Argentina. 6 gol in 9 partite sin qui per l’attaccante dell’Aldosivi de Mar del Plata. “Ora sono maturo. Se tornassi indietro non lascerei il River per andare al Metz. Ero molto giovane e non mi sono ambientato in un calcio molto più fisico come quello francese”.

‘GAGO SOMIGLIA A GUARDIOLA’

Punta di movimento, abile a legare il gioco e ad andare all’occorrenza sulla fascia. “Il mio modello è Agüero”. Una maturazione figlia delle esperienze, ma soprattutto dell’incontro con Fernando Gago. Prima avversario da Superclàsico, ora allenatore. “Ogni tanto gli ricordo un fallo da rigore non assegnato che mi fece durante un Boca-River. In quell’occasione volarono diversi insulti, oggi ci ridiamo su”.


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El Pintita si è ritirato lo scorso novembre e a gennaio ha deciso di intraprendere la carriera da allenatore prendendo una formazione in difficoltà a cui ha saputo dare in breve tempo un’identità. “Gago è importante perché mi sta dando quella fiducia che forse non ho mai avuto. Mi chiede di stare dentro l’area per chiudere l’azione. Da quando è arrivato abbiamo sempre avuto il possesso palla a favore e questo semplifica molto il gioco di un attaccante. Vuole che giochiamo a uno-due tocchi. Parla spesso con tutti e dà condigli. Come stile somiglia a Guardiola e diventerà un grande allenatore. Anzi già lo è”.

L’ESPERIENZA BARESE E GLI OBIETTIVI FUTURI


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Dallo spogliatoio condiviso con i vari Martinez Quarta, Ocampos, Pezzella e Simeone, alle esperienze tra Metz, Atlético Rafaela, Quilmes, Vélez e Unión. In mezzo una breve ma intensa parentesi con la maglia del Bari. “Giocavo al Vélez e il mio agente ricevette la chiamata di Sogliano. Accettai subito perché giocare in Italia era qualcosa che desideravo. Andare in Serie A con il Bari era il sogno più grande che avevo in quel momento. Appena tre presenze e un gol bellissimo con la maglia biancorossa nella vittoria contro il Perugia nel 2018. Poi il fallimento. “Rimasi due mesi in città quell’estate sperando in una chiamata, mentre gli altri compagni erano andati in vacanza o a giocare altrove. Ero disposto a restare anche in Serie D. Mi allenavo sul lungomare insieme al mio amico Fabrizio. Poi però a malincuore sono dovuto tornare in Argentina”.

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L’italiano se lo ricorda ancora bene. “Ma ho imparato anche il dialetto barese. Mentre quello napoletano è veramente impossibile”. Sorride e ripensa ai momenti condivisi con Floro Flores, Brienza e Anderson. Di Bari gli manca il pesce e un bel piatto di pasta. “Ma soprattutto spero che la società possa tornare presto in Serie B e poi magari in A. Ho ricevuto davvero tanto affetto dalla gente, mi fermavano spesso per foto e autografi per strada. Spero un giorno di tornare”.


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A 27 anni Andrada sta vivendo il periodo migliore della sua carriera e spera in futuro di avere una nuova occasione. In Europa o in una grande d’Argentina. “So che il mio agente ha già ricevuto qualche chiamata, anche dall’Italia. Ma dipende da me, mancano 4 giornate alla fine del campionato e voglio arrivare in doppia cifra”.