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Pochi soldi, un grande sogno. Dentro la favola dell’Altach, il Leicester d’Austria

Ogni gol, stessa canzone: “…and we’ll fly away”. Magari in testa al campionato: “Herbstmeister”. Tradotto: Campione d’Autunno (l’equivalente del nostro “titolo” invernale). “E lo scudetto non è un’utopia!”. Obiettivi chiari in Bundesliga d’Austria, specie quest’anno: in testa c’è l’Altach. “Chi?!”. Domanda più che lecita, vi capiamo. Perché di solito, da quelle parti, le “regine” son le solite: Austria Vienna, Rapid Vienna, Salisburgo e Sturm Graz. Quest’anno no. Quest’anno volti nuovi. Un paesino di 6500 abitanti, 42 punti, nessuna sconfitta in casa, un budget di 4 milioni di euro e un allenatore 31enne. Ah, tre anni fa giocavano in B. Questione di segreti. Tanti, per un Altach formato Leicester. Scopriamoli insieme.

I RICCHI, I POTENTI, L’ALTACH

In primis: “Orgogliosi”. E’ tutto lì: “Lavoriamo in tranquillità, senza pressione”. Perché i media austriaci sono “ossessionati dalle grandi squadre”. Trite, ritrite, comunque vincenti. Soprattutto con grandi disponibilità economiche: il Rapid Vienna ha appena costruito un proprio impianto (leggi qui il nostro reportage), l’Austria lo sta costruendo (leggi qui) e il Salzburg è storia nota (proprietà della Red Bull, ricordate?). Confronti impossibili, basta un esempio per capire: il tandem d’attacco del Salisburgo – Soriano-Dabbur – vale più dell’intera rosa dell’Altach (12.5 milioni contro 11.25). Ricchi, potenti e vincenti, i cugini d’Austria. “E lo stadio?”. Curiosità: ad ogni gol del club parte in automatico l’Amour Toujours di Gigi d’Agostino. Abitudine, anche scaramanzia. Quest’anno fila tutto liscio e si cavalca l’onda di un’idea, nessuna sconfitta allo Schnabelholz (o Cashpoint Arena). Occhio alla capienza però, niente a che vedere con le grandi, i cui stadi superano tutti i 30mila posti. Qui c’è spazio solo per 8500 tifosi, più degli abitanti della città. Un caso. Difficile fare mercato in condizioni simili. Chiedete a Georg Zellhofer, ds del club: “Abbiamo un budget di 4 milioni, dobbiamo cercare giocatori che altri non vogliono o giovani inesperti”. E allora via, “operazione prestito” attivata. Basta l’ok del presidente: “Il calcio è il mio hobby, la mia più grande passione”. Parola di Karlheinz Kopf, politico di professione (membro dell’Osterreich Volkspartei). Solo dal lunedì al venerdì però, nel weekend c’è spazio solo per il suo Altach.

STORIE NELLA STORIA

Dietro l’Altach c’è di più, mattoncini che plasmano la favola. Punto primo: Dimitri Oberlin, bomber (quasi) per caso. Il club ha pochi soldi, serve il guizzo. L’intuizione. Ed ecco che arriva la punta che non t’aspetti. Idolo? “Luis Suarez!”. Sguscia via tra i difensori e la butta dentro come pochi: 9 reti e 4 assist fin qui (classe ’97). Ed è in prestito dal Salisburgo, oggi secondo dietro l’Altach. Roba che la rosa di quest’ultimi vale 4 volte meno (11 milioni contro 50). Camerunense d’origine ma svizzero di passaporto, come Embolo: “Ogni africano che gioca a calcio ha un obiettivo, l’Europa. Quando mia madre ha sposato uno svizzero è come se mi avessero spalancato le porte del paradiso”. Due anni fa giocava in B col Liefering, oggi quel Paradiso è di nuovo sottomano. Altro giro, altra storia. Parliamo di Andreas Luske, portiere del club dal 2014. Cresce nel Rapid ed è un talento in ascesa, ma il carattere non l’aiuta e nel giro di tre anni finisce in terza serie. Pensa anche di mollare tutto. Ma Canadi – oggi allenatore del Rapid – lo rilancia al Lustenau e poi lo porta ad Altach, conquistando la promozione. Oggi è titolare. C’è altro? Forse sì, un esempio di riscatto. E’ il caso di Louis Ngwat-Mahop, attaccante classe ’87. Dieci anni fa giocava nel Bayern di Lahm e Oliver Kahn. Una presenza. Poi si è perso: “colpa” di un passaporto falso che gli ha frenato la carriera. Lotta, si batte, rinasce. E da quattro anni è la stella dell’Altach.

ARCHITETTI DEL SUCCESSO

Ha 31 anni ma non gioca più, allena. E pure bene a quanto pare: 6 partite, 13 punti. Ruolino di marcia niente male per Werner Grabherr, uno che fino all’anno scorso allenava la seconda squadra. Oggi, però, è chiamato a raccogliere la difficile eredità di Canadi, ex allenatore dell’Altach passato al Rapid Vienna agli inizi di novembre. Prima vice, stavolta avversario. L’allievo che supera il maestro con tre reti delle sue, contro i viennesi è 3-1 in casa nell’ultimo turno. Altach campione d’inverno: “E’ sempre stato vicino al club, era giusto dargli una possibilità”. Non era facile subentrare a Canadi, fautore di più imprese in casa Altach (anche se dietro le sue idee tattiche c’era proprio Grabherr): promozione in Bundes, salvezza, anche una qualificazione ai preliminari d’Europa League. I mattoni di un progetto abbandonato sul più bello: “Quando ha visto la chiamata, non ci ha pensato due volte”. E spazio a Grabherr, uno che non possiede la licenza UEFA PRO e neanche potrebbe allenare. Ufficialmente un “traghettatore”. Si scrive ad interim, ma si legge successo. Nessuno li ferma. “And we’ll fly away…” verso la vittoria, sognando il Leicester di Ranieri.