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La storia dell’Alex Transfiguration, da Lagos a Viareggio. Il racconto di chi l’ha vissuta da vicino

Al torneo di Viareggio hanno sorpreso tutti, battendo prima la Fiorentina, poi Pisa, Spal, Bologna e Empoli. “Il nostro obiettivo era quello di stupire”

Il telefono continua a squillare, le voci corrono di bocca in bocca. ‘L’hai sentita questa storia dei ragazzi africani in finale al Viareggio?’ Quella dell’Alex Transfiguration è una di quelle da cerchiare in rosso alla voce “sorprese”. Sono partiti da Lagos, destinazione Viareggio. Senza mettere un freno ai sogni, con umiltà e i piedi ben piantati per terra. Anche se il loro percorso parte da ben più lontano ed è frutto di una grande organizzazione. Questione di fiuto, intuito e coraggio. Il viaggio nel loro mondo può cominciare.   

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Dopo la Fiorentina hanno iniziato a chiamarci tutti. È stato molto importante tenere i ragazzi distanti dalle voci e concentrati su quello che stavano facendo”. Parola di Giovanni Rosati, vice presidente della Winners Management, la società che ha seguito i ragazzi dell’Alex Transfiguration e li ha fatti arrivare a Viareggio. Programmazione come parola d’ordine, senza lasciare niente al caso. “Gli abbiamo fornito noi le magliette del torneo e siamo stati a disposizione per qualsiasi esigenza, dall’alloggio agli spostamenti”. 

 

Il nostro obiettivo era cercare di metterci in mostra e stupire”. Raggiunto in pieno. Dopo il 6-2 alla Fiorentina sono finiti sulla bocca di tutti. Poi hanno battuto il Pisa, la Spal e 4-0 al Bologna. In semifinale l’Empoli si è arreso ai rigori. “Ha prevalso la voglia di non mollare mai. Sono fiero di loro. Se lo meritano”. Tanti sono i giocatori che si sono messi in mostra a Viareggio: dal classe 2004 Akinsanmiro al centravanti Ahmed. Ma non solo. “Noi vogliamo avere un ruolo fondamentale nella loro crescita, guidare il loro percorso e far sì che possano trovare il contesto giusto per farli emergere”. Sguardo al futuro.  

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Di aneddoti e storie ce ne sono tante. “Gliene racconto una. Quella dei telefoni”. Un momento di silenzio, una risata sotto i baffi e poi giù a raccontare: “È una cosa bella ma anche una lezione che tanti dovrebbero seguire. Dopo la finale del Viareggio (persa ai rigori contro il Sassuolo, ndr), nessuno dei nostri ha preso il telefono per fare foto o video. Anzi, non li avevano proprio”. Come è possibile? Già, proprio così. “Credo che il presidente glieli avesse sequestrati. Neanche per chiamare a casa potevano usarli”. Storie di un altro mondo. 

 

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Nessuna squadra africana nella storia del Viareggio aveva mai raggiunto la finale. Traguardi che restano e lasciano il segno. Una squadra di Algeri nel 1983 era arrivata fino alla semifinale, l’Alex Transfiguration si è fermata ai rigori dell’ultimo atto. Anche se per loro essere lì è come una vittoria. “Il nostro desiderio è che questa non resti una parentesi a sè, ma che questi ragazzi possano avere in futuro le occasioni e lo spazio che meritano”. Guai a chiamarla favola. Il loro viaggio ci ha raccontato il perché.