Scialpi, da giovane promessa all’Eccellenza: “Ora il riscatto”
Da una parte Molfetta, dall’altra Shanghai: 8890 chilometri di distanza in linea d’aria, un piccolo comune pugliese a confronto con la più grande città della Cina. Divisi tra le due, ci sono due amici di vecchia data che, da ragazzini, avevano lo stesso sogno: diventare dei calciatori professionisti.
Uno ce l’ha fatta. E si chiama Stephan El Shaarawy. Dopo le esperienze con Milan, Monaco e Roma, ha accettato la proposta dello Shenhua. L’altro, invece, oggi gioca in Eccellenza: trattasi di Alessandro Scialpi, ex stellina delle formazioni “under” della Nazionale.
Il punto di partenza è stato lo stesso: la Primavera del Genoa nel 2009/2010. Quello d’arrivo… decisamente no. “Con il Faraone ogni tanto mi sento, siamo rimasti in buoni rapporti. Lui era fortissimo già da ragazzo, se voleva ne dribblava quattro di fila. Io? Non ho fatto il suo stesso percorso, ma ero abbastanza bravo. Se non ho dato al calcio quanto avrei potuto, è per colpa di una serie di scelte sbagliate”. Ai microfoni di gianlucadimarzio.com, Scialpi ha deciso di raccontare la sua storia.
SFORTUNA E INFORTUNI: DAL SOGNO-UNITED ALL’ECCELLENZA
Tra i 15 e i 20 anni, il centrocampista classe 1992 ha collezionato quasi 30 presenze con gli azzurrini e sembrava destinato ad affermarsi come uno dei migliori centrocampisti del panorama calcistico italiano. I suoi compagni di squadra erano Perin, Biraghi, De Sciglio, Verratti, Baselli, Verdi e Iemmello. Mica male.
Cresciuto tra i settori giovanili di Lecce, Genoa e Varese, anno dopo anno Scialpi si è però visto costretto a restringere sempre di più le sue aspettative, sfiorando il ritiro a 25 anni per poi ripartire dall’Eccellenza. Un declino quasi inspiegabile, tenendo conto che, nel 2008, persino il Manchester United aveva chiesto informazioni su di lui.
“Se mi guardo indietro, non ne ho azzeccata una – spiega Alessandro -. Ho fatto tantissime scelte sbagliate, che mi hanno penalizzato e rovinato la carriera. Quando avevo 16 anni, i Red Devils mi volevano nel loro settore giovanile, ma il Lecce mi offrì un triennale e io firmai senza pensarci due volte. E’ stato però qualche anno più tardi, dopo il trasferimento al Genoa, che per la prima volta ho capito di aver commesso un errore”.
L’ADDIO A PERIN ED EL SHAARAWY
Dopo appena sei mesi nel settore giovanile rossoblù, Alessandro ha deciso di abbandonare i suoi compagni perché faticava ad ambientarsi. “Gasperini faceva allenare, due volte a settimana, i giovani della Primavera insieme alla prima squadra. Insieme a El Shaarawy e Mattia (Perin), c’erano Cofie, Boakye e tanti altri: eravamo davvero forti. Ma a me mancava casa, l’idea di vivere in convitto non mi piaceva. Alla fine, una serie di problemi a livello familiare mi convinsero a tornare in giallorosso per avvicinarmi ai miei cari”.
Da quel momento in poi, la carriera di Scialpi ha cominciato a prendere una brutta piega: “Ero già ben strutturato fisicamente e, restando al Genoa, avrei potuto mettermi in mostra e magari andare in prestito in B. Ho fatto le cose di fretta: dal Lecce sono andato al Varese e poi, dopo un paio di presenze, piuttosto che aspettare il mio momento ho deciso di cercare spazio in C"
"Avrei potuto scegliere squadre di mezza classifica, con le quali avrei magari trovato continuità, invece sono andato a Venezia, Como e altre piazze importanti”. Poche partite giocate, da lì il passaggio in Serie D e, infine, una serie di infortuni…
SCIALPI E VERRATTI: DUE RETTE PARALLELE
“Tra il 2015 e il 2017, ho dovuto fare i conti con un’ernia e poi con un infortunio al malleolo tibiale. Mi ero ormai deciso a smettere, erano anni che andava davvero tutto storto. Per far bene nel calcio, invece, si sa: serve anche un po’ di fortuna”.
Un po’ come capitato a Verratti: “Nelle giovanili del Pescara, Marco era una vera star – spiega Alessandro -. Però era piccoletto: in Nazionale faticava a dire la sua. Poi succede che arriva Zeman, decide che invece che sulla trequarti devi giocare davanti alla difesa, fai una stagione al top e ti chiama un Paris Saint Germain in piena ascesa. Nel giro di 4-5 anni, la tua squadra si trasforma in uno dei club più forti del mondo. E tu, così, diventi un campione. Marco è bravissimo, ma una cosa è certa: si è sempre trovato al posto giusto e nel momento giusto”. A differenza di Scialpi.
LA RINASCITA
Per tornare a giocare con il sorriso, Alessandro è dovuto ripartire dalle serie minori. “A 25 anni avevo deciso di smettere con il calcio ed ero tornato a casa, a Gallipoli. Proprio in quel momento mi ha chiamato Carrozza, mio ex compagno a Varese, trasferitosi in giallorosso. Mi voleva a tutti i costi nella sua squadra e mi convinse a tornare in campo. Credetemi: ho scoperto un mondo nuovo. In queste categorie, la gente scende in campo con la fame stampata sul volto. La voglia di arrivare tra i professionisti vince sulla fatica e tutti danno il 200%”.
Dopo tre anni di Eccellenza e il successo dell’ultimo anno a Molfetta, Alessandro è pronto per tornare al top: “Mi sono rimesso apposto, sia mentalmente che fisicamente. Da 3 stagioni gioco con continuità, ora sono pronto a scendere in campo per il secondo tempo della mia carriera: voglio tornare tra i professionisti e dimostrare di poterci stare”.
Il “suo” Molfetta, subito dopo la promozione, gli ha proposto un rinnovo in vista del prossimo campionato di Serie D. Alessandro ha preso tempo, in attesa di un’offerta migliore. “Mi piacerebbe giocare per vincere il campionato o addirittura trovare qualcuno disposto a darmi una chance in Serie C”. Il primo tempo della sua carriera è finito, Alessandro è in netto svantaggio. Strano: sulla carta, era lui il favorito. Manca ancora, però, la seconda frazione di gioco…