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Alessandria, la leggenda Colombo racconta la finale di Coppa vinta nel ’73: “Che emozione ma fummo costretti a scappare. Mi rivedo in Piccolo”

Una leggenda. O meglio, la leggenda. Antonio ‘Toni’ Colombo non può che essere identificato così per quanto riguarda la storia dell’Alessandria Calcio degli anni ’70 e non solo. Classe ’47, marcatore vecchio stile brianzolo d’origine ma alessandrino d’adozione. Tanto che ancora oggi vive in Piemonte sulle colline del Monferrato a 10 km da Alessandria. Due dati veloci bastano per intenderne la caratura in maglia grigia: 15 campionati consecutivi disputati al Moccagatta e record man di presenze in con 407 apparizioni (più di 500 contando non solo il campionato). “In grigio ho trascorso circa 40 anni. Dal ‘68 al 2011. Da giocatore prima, da allenatore e da responsabile delle giovanili poi. Il cuore è lì, inevitabilmente”.

Simbolo di “un calcio diverso in cui noi difensori giocavamo prettamente ‘a uomo’. Oggi se dovessi indicare un giocatore di questa Alessandria in cui mi rivedo direi Felice Piccolo. Strutturalmente è anche più alto di me ma per il suo essere arcigno in marcatura è il difensore che forse più mi assomiglia”. E chissà che la storia tra Colombo e la sua Alessandria possa prevedere un altro atto: “Mi piacerebbe tornare per ricoprire un qualche ruolo in futuro. Ho trasmesso in famiglia tutta la mia passione per questi colori, prima a mio figlio e mia figlia e ora ai miei nipotini. Parlo spesso con loro dei grigi e mi chiedono frequentemente gadget della squadra da portare a scuola per mostrarli con orgoglio ai compagni”, dichiara Colombo in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com.

Soprattutto ‘Toni’ fu il capitano di quella squadra che il 29 giugno 1973 allo Stadio Flaminio di Roma vinse la primissima Coppa Italia dei semiprofessionisti, contro l’Avellino. Quella stessa competizione denominata oggi Coppa Italia Serie C che l’Alessandria avrà la possibilità di rivincere 45 anni dopo in una finale contro la Viterbese tra andata e ritorno, con la prima sfida in scena proprio stasera a Viterbo. Il ritorno invece al ‘Mocca’ il 25 aprile. “Vincemmo la primissima edizione contro l’Avellino: loro avevano trionfato in campionato nel Girone C; mentre noi eravamo secondi nel Girone A. Fu una finale secca in campo neutro. Ma soprattutto fu un match durissimo perché lo stadio era pienissimo e quasi tutti i tifosi erano provenienti da Avellino: saranno stati 8000 o 9000”.

Una partita che si rivelò dal gusto agrodolce per Colombo nonostante la vittoria. Infatti scese in campo titolare e da capitano ma “fui costretto ad abbandonare il campo al 25’ per infortunio a causa di un calcio subito al volto: anticipai l’avversario di testa mentre stava per compiere una rovesciata e così colpì me al posto di colpire il pallone fratturandomi il setto nasale. Sono cose che accadono in partita. Andai nello spogliatoio per essere medicato e lì costantemente qualcuno veniva ad informarmi di quanto stava accadendo in campo”. Alessandria in vantaggio, poi l’Avellino segnò per due volte prima che i grigi riacciuffassero il definitivo 2-2 con cui si chiusero i 90’. “Andammo ai supplementari e nel secondo tempo supplementare il nostro Lorenzetti segnò una doppietta: 4-2 per noi”. Ma“A 7’ dalla fine ci fu un’invasione di campo da parte dei tifosi avellinesi e l’arbitro decretò anticipatamente la fine della partita con la nostra vittoria!”. Addirittura “non potemmo festeggiare perché fummo costretti a scappare a gambe levate! Avete presente il momento in cui il capitano alza la coppa? Ecco, noi non vivemmo mai quell’attimo perché non ci fu concesso – ride Colombo ripensando a quell’episodio -. Fu l’unico aspetto negativo di una serata indimenticabile per questi colori”.

Anche se la tifoseria dell’Alessandria si sarebbe aspettata qualcosa in più, ovvero quello stesso obiettivo che la società continua ad inseguire tutt’ora: la Serie B. “Al mattino dopo rientrammo ad Alessandria in treno e ricordo qualche tifoso che ci stava aspettando alla stazione. Purtroppo non erano molti perché i nostri sostenitori erano ancora delusi dal secondo posto in campionato che non ci concesse il salto di categoria”. Ma ecco che l’anno successivo “vincemmo il campionato con 5 giornate d’anticipo e ci guadagnammo una storica Serie B: questa promozione e la vittoria in Coppa sono stati i momenti più felici ed indimenticabili della mia storia con l’Alessandria. Allora sì che ebbe inizio una grande festa! Mi piace ricordare però anche gli anni in cui non vincemmo nulla ma potevamo contare sul grande attaccamento da parte dei nostri tifosi. Era impagabile giocare in un Moccagatta sempre pieno con almeno 10 mila grigi”.

Quel ’73-’74 fu l’ultimo anno dell’Alessandria in B. Un traguardo che questa società sogna da troppi anni e che spera di raggiungere nel futuro prossimo. Passando anche da un trionfo in Coppa Italia, bissando così il successo di Colombo e compagni: “Per questa finale vedo grande entusiasmo ma soprattutto tanta voglia di vincere un trofeo importante. Mi auguro che questa Alessandria torni al più presto in B perché quella categoria le spetta – continua Colombo -. Magari coronando il sogno quest’anno dopo una grande rincorsa. Dipende da chi incontreremo ai playoff ma se vinci la Coppa Italia è già un bel vantaggio”. Colombo è fiducioso: “Possiamo vincerla!”. Desideroso di rivivere – questa volta da spettatore – le stesse emozioni vissute al Flaminio di Roma 45 anni fa con l’Alessandria protagonista.

L’Alessandria che sconfisse l’Avellino nel ’73:

Pozzani Flavio, Maldera (II) Attilio Benedetto, Di Brino Marcello, Paparelli Ezio, Colombo Antonio (22′ Mayer Bruno), Berta Massimo, Vanzini Franco (64′ Dolso Arrigo), Salvadori Roberto, Cini Sergio, Lorenzetti Giuseppe, Musa Ezio. All.: Marchioro