Agli allenamenti della Reggina in traghetto, ora il sogno A con il Perugia: ecco Giuseppe Rizzo, umiltà e sacrificio
Goleador? Quando capita, all’occorrenza. Giuseppe Rizzo preferisce correre e darsi da fare: dna che gli scorre nelle vene. Non segnerà poi così tanto ma si sacrifica come un matto, s’incazza quando le cose non vanno bene. Ragazzo di strada, proveniente da una famiglia umile: fin da piccolo con quel pensiero fisso rivolto al pallone. Ma c’era un problemino: papà non lavorava. Mica un gioco. Così Giuseppe ha dovuto – almeno inizialmente – lasciare Messina e trasferirsi a Treviso dagli zii. Abitava davanti a un campetto di terza categoria, e di tanto in tanto scavalcava le recinzioni per provare qualche tiro in porta. Ma il richiamo della Sicilia era troppo forte, terra che in futuro gli regalerà anche le sue due più grandi gioie: la moglie Erika e il figlio Giovanni.
“Questo è bravetto, sì sì”. E così la famiglia lo invita ad entrare nella scuola calcio Messina Sud, con alcuni suoi cugini. Merito della… mamma! Che riuscì a convincere il responsabile del centro sportivo ad iscriverlo gratuitamente. Ma la strada non fu così in discesa perché i cugini lasciarono presto e lui non sembrava poi così convinto di continuare: si nascondeva, piangeva, cercava di saltare gli allenamenti un giorno sì e l’altro anche. “Ma che peccato sarebbe se…” ma non è stato, per sua fortuna. Rizzo non molla e continua a… segnare: goleador almeno da bambino, una passione scolpita in volto che batteva forte forte. A 14 anni arriva la chiamata del Messina. Inizialmente giocava come esterno di centrocampo, spesso anche da fuoriquota contro la Primavera, finché arrivò il fallimento del club. La scintilla? Improvvisa. Un torneo contro altre squadre importanti dell’Italia Meridionale – Bari e Reggina su tutte – fu galeotto: una conversazione con il ds amaranto Giacchetta si tramuta nel suo primo contratto da professionista, dopo aver rifiutato l’Udinese perché troppo lontana da casa. Ma furono comunque altri – e tanti – sacrifici. Non ancora diciottenne ma ogni giorno su e giù agli allenamenti in traghetto: Messina-Reggio, e Stretto che non diventa un problema. Cominciò con la Primavera del mister Breda, ma ci mise ben poco a salire in prima squadra. Durante il suo primo anno a Reggio Calabria, riuscì anche ad esordire in Coppa Italia, nel 4-1 contro il Palermo. Poi ecco Atzori, allenatore fondamentale che ebbe l’intuizione giusta nel schierarlo nella posizione che oggi interpreta meglio. Anche se la concorrenza non era mica poca: Carmona, Hallfredsson e Brienza gli sembravano di un altro pianeta, ma Rizzo si allenava il doppio degli altri e correva, correva, correva. Dopo un’amichevole contro l’Albinoleffe divenne titolare inamovibile. Nell’estate 2012 fu seguito da Napoli e Fiorentina, ma Rizzo scelse di crescere ancora un altro anno in serie B. Nella sessione seguente di mercato arriva l’inaspettata chiamata del Pescara: Serie A. Dove Rizzo rimase anche durante l’anno successivo, dopo la retrocessione. Tuttavia, il suo prestito non si tramutò in una cessione a titolo definitivo e il suo mondo si capovolse all’improvviso, scendendo ulteriormente di categoria: Lega Pro, Reggina. Entusiasmo che si perde, sorriso che se ne va piano piano: questione di ambizioni, nulla più. L’amore non (ri)scocca e Rizzo – anche grazie al lavoro del suo agente – trova la strada della felicità…. verso Perugia.
Che giocatore è? Il classico ‘8’ di qualità e quantità, in grado di dettare legge sia con i piedi che con il fisico. Ben voluto da tutta la Curva Nord del Perugia, tifoseria che lui stesso ha posto sugli stessi livelli della Serie A. Contro il Lanciano è arrivata anche la sua prima presenza da capitano – complici le assenze di Ardemagni e Del Prete – con tanto di grande prestazione in mezzo al campo. Ama scherzare, è diventato la vera e propria anima della squadra. Dopo un avvio turbolento, aveva promesso ai tifosi che i conti si sarebbero fatti alla fine: ora l’ottavo posto è a soli tre punti di distanza, e dopo l’esperienza di Pescara, il “Gattuso di Messina” vuole ripetere la scalata verso il sogno chiamato Serie A. Fatta di corsa e sacrifici, chiedere a Rizzo cosa vuol dire…