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Adebayor: “In passato ho pensato al suicidio. Ora mi trovo a Istanbul a segnare e a giocare come un ventenne. Mancini? Zero rapporto”

Una vita privata messa in prima pagina, sempre. Una carriera che avrebbe potuto essere meravigliosa ed invece non lo è stata. Ora però sorride Emmanuel Adebayor al Basaksehir dove in 49 partite ha già segnato 21 gol. Il ricordo però della sua vita privata è una pagina dolorosa che lo ha segnato profondamente. Alla Gazzetta dello Sport, Adebayor, parla anche di questo: “Quando il rapporto tra i miei genitori andò in crisi vissi un periodo di profondo sconforto e pensai addirittura al suicidio, ma la mia storia può insegnare che bisogna essere sempre felici”.

A Istanbul lo chiamo The King, ma lui preferisce semplicemente Manu. Qui si trova bene, oggi, e se si guarda indietro però anche quello che ha vissuto nel grande calcio è stato bello: “Ho giocato in grandi club, sono stato allenato da grandi allenatori e ho avuto grandi compagni di squadra, come potrei non essere soddisfatto? Ho giocato con le migliori squadre d’Europa e ora mi trovo a Istanbul a segnare e a giocare come un ventenne, ma di anni ne ho 34. Qui il club è ambizioso e meraviglioso. La mia storia da calciatore non è finita”.

A fine carriera voglio tornare in Togo. Voglio aprire scuole e accademie per i ragazzi che meritano un’opportunità. L’Africa è un posto meraviglioso, ma c’è tanto da fare per migliorarla. Sogno la pace e creare possibilità per il futuro che ad oggi mancano. Il calcio è un bellissimo sogno da coltivare, ma difficile da realizzare. Bisogna studiare e realizzarsi anche come dottori e avvocati, voglio trasmettere questo ai ragazzi”.

Il miglior allenatore che ho avuto? Mourinho. Un grande uomo che con la squadra è capace di creare un’empatia unica. Ma anche con Sherwood mi sono trovato molto bene quando ero al Tottenham, un secondo padre. Pochettino? Bravissimo, andrà in un top club sicuramente. Mancini? Non abbiamo mai avuto un grande rapporto, anzi. Non mi è mai piaciuto né come persona né come allenatore, i suoi allenamenti poi li ho sempre trovati noiosi. Il compegno più forte? Impossibile scegliere, ho giocato con i più forti”.

Milan? Nel 2008 ci fui vicino. Mi sarebbe piaciuto giocare con leggende come Kakà, Pirlo, Maldini ed essere allenato da Ancelotti. Non se ne face nulla. Rimasi all’Arsenal dove comunque mi trovavo bene.