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Addio a Tomas Milian, cubano di Roma: «Amo “Er Monnezza” più di me stesso: quindi sono romanista anche io»

Tuta blu da meccanico, gomma da masticare sempre in bocca, capelli ricci e lingua tagliente. E la sciarpa della Roma poi, quella era immancabile. Dici Tomas Milian e pensi a Nico Giraldi e al Monnezza. E’ inevitabile. Non c’è uno senza l’altro. Due figure sovrapposte che hanno dato vita a due personaggi indimenticabili nella storia della commedia all’italiana. Strano scherzo del destino: un attore nato a Cuba diventato simbolo della romanità delle borgate. Quella un po’ sguaiata, senza freni, sincera e appassionata. Come la fede per la Roma, sempre presente nei film e alla fine diventata realtà. Perché Tomas Milian, al secolo Tomás Quintin Rodriguez, la Roma ha iniziato ad amarla per davvero forse “Amo “Er Monnezza” più di me stesso: quindi, sono della Roma anche io”. Ieri a Miami ci ha lasciato l’attore e l’uomo, ma con lui se n’è andato anche il personaggio, che per anni ha rappresentato l’icona del romano semplice, senza peli sulla lingua.

Ricordate che a Roma so’ cintura giallorossa di karate”. Una delle tante battute in cui la fede per la Roma filtrava dallo schermo. La voce di Ferruccio Amendola, suo doppiatore storico, faceva il resto. Meccanico col vizio del furto o ispettore dalla parolaccia facile, alla fine la fede giallorossa veniva messa sempre in risalto. Tomas Milian però alla fine ci ha anche giocato con la sua squadra del cuore. Per finta ovviamente. In che occasione? Nel film “Il diavolo e l’acquasanta”, dove interpretava Bruno Marangoni, un ex attaccante giallorosso caduto in povertà e assoldato da un parroco di quartiere per guidare la squadra del Castelfranco. Come dimenticare poi la storica amicizia con Franco Lechner, in arte Bombolo, suo inseparabile compagno nel lavoro e grande amico nella vita. Anche se a volte lo faceva arrabbiare. Un esempio? Nel film “Delitto al blu gay” il paffutello amico dell’ispettore Giraldi si scopre socio fondatore di un club della Juventus in trasferta a Berlino: “So’ juventino ‘mbè? Quest’anno vinciamo pure la Coppa delle Coppe”. Risposta: “No vinci la pizza delle pizze, hai capito?”. E giù con gli schiaffoni, immancabili nei suoi film.

Un cubano col cuore romano, la città che l’ha ospitato per tanti anni e che alla fine è diventata a tutti gli effetti la sua casa, anche se negli ultimi tempi aveva deciso di trasferirsi negli Stati Uniti. Ogni volta che tornava però era un bagno di folla e di emozioni. E non mancavano poi le domande sul tifo: “Sei della Roma vero?”, “certo, e poi so che Francesco Totti è un mio ammiratore, colgo l’occasione per ringraziarlo e per dirgli che lo porto sempre nel cuore. Ultimo attestato di stima prima di lasciarci, nella sua casa di Miami, dove aveva deciso di trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Lontano da Roma, ma col cuore sempre lì, c’è da scommetterci.