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Zidane, l’Africa, la boxe: Inter, nel mondo di Hakimi

Marocco, Spagna, Germania, Italia. Unite i punti e si chiude un cerchio. Quello di Achraf Hakimi, l'ultimo colpo dell'Inter (QUI i dettagli della trattativa). È il classe '98 di proprietà del Real Madrid ma da due anni in prestito al Borussia Dortmund il rinforzo scelto da Conte per l'out di destra. Un jolly tuttocampista: l'uomo più veloce della Bundesliga (35,1 km/h), assistman (10 in stagione) e con il vizio del gol (9). I nerazzurri l'hanno già visto all'opera negli ultimi mesi, loro malgrado: è stata la doppietta di Hakimi, lo scorso novembre, a chiudere la Champions dell'Inter. Lacrime di ieri, affari di domani.

Perché quella notte 'Arra' così lo chiamano gli amici conquista anche Conte. Dopo Favre, Solari e tutti gli allenatori che si sono trovati sulla sua strada. Soprattutto uno.


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Getafe, dove la storia ha inizio

Basta incroci del destino, non si parla del prossimo avversario dei nerazzurri in Europa League. Ma del medesimo barrio madrileno dov'è cresciuto Hakimi. Figlio di una coppia marocchina emigrata in Spagna diversi anni prima: il papà è un venditore ambulante, la mamma fa le pulizie. Achraf è il maggiore di tre fratelli, la testa più sul pallone che sui libri. All'inizio i genitori storcono il naso, poi lo assecondano. Inizia nella squadra locale del Deportivo Colonia Ofigevi, ma nel 2006 il suo talento viene già scovato dal Real Madrid. Dove fino ai 14 anni, Hakimi gioca come attaccante.

Poi arretra in campo e avanza nella cantera. Nel 2017/18 è ormai un punto fermo del Castilla di Santiago Solari. Una notte, arriva una telefonata:

"Che stai facendo? Possiamo parlare un attimo?"


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Era Zinedine Zidane. Hakimi non ci crede: Carvajal si era infortunato e l'allenatore dei Blancos supercampioni d'Europa aveva pensato a lui. Non solo come soluzione tampone, ma con una prospettiva vera in prima squadra. "Chiamo subito i miei genitori: un sogno, ma non riuscivo a dormire. Pensavo solo al giorno dopo", il ragazzo racconterà a El Pais.

Seguiranno 17 presenze e 2 gol in stagione, con tanto di Champions in bacheca e Mondiale con il Marocco. Benvenuto tra i professionisti. Hakimi poteva scegliere la Spagna, ma non ha mai avuto dubbi: è sempre rimasto vicino alle sue origini, alla sua famiglia che non ha mai cambiato stile di vita nonostante i successivi ingaggi milionari del ragazzo. "E soprattutto, l'Africa mi eccita dentro: mi rende triste, ma allo stesso tempo mi incoraggia a combattere e a pensare alla fortuna che ho".

Non sono gli unici viaggi di Achraf. A fine stagione Zidane, che gli ha sempre dato fiducia, lascia Madrid. A ruota tocca ad Hakimi: destinazione Dortmund, prestito pluriennale con diritto di riscatto. Anche nello scacchiere tattico di Favre lui si trova a meraviglia. 28 presenze e 3 gol nella prima stagione, 45+9 la seconda. Esponenziale.


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Fuori dal campo: fede e boxe

Non è solo sul terreno di gioco che Hakimi ha saputo adattarsi. La sua nuova vita in Germania funziona bene, la fissazione per il calcio rimane l'unica costante. Quando non gioca guarda le partite. Ha una routine senza vizi, da musulmano praticante. E se non allena i piedi tocca alle mani: negli ultimi tempi Arra si è dato anche al pungiball.

D'altra parte, il fisico è di quelli difficili da spostare nei 90 minuti. Semmai gli equilibri gli sposta Hakimi. Questa è la scommessa dell'Inter.