Da Sydney a Roma sognando l’azzurro: come il Pescara ha scoperto Arena

Dall’arrivo da Sydney alla maglia dell’Italia: la storia di Antonio Arena, il 2009 vicino alla Roma, raccontata dal suo scopritore
Spesso nel calciomercato bisogna ragionare in prospettiva, anticipando i tempi e guardando più in là rispetto all’immediato futuro. È quello che sta provando a fare la Roma, in chiusura per uno che i tempi è da sempre abituato a bruciarli.
Nell’ultima stagione, in un Pescara-Lucchese di Serie C, il sedicenne Antonio Arena è diventato il primo classe 2009 a esordire e segnare tra i professionisti. Il suo sogno parte da lontanissimo, dall’altra parte del mondo. È stato proprio il Pescara a vederci lungo prima di tutti credendo in lui, ragazzino nato e cresciuto a Sydney in una famiglia di origine italiana.
Ce lo ha raccontato Marco Arcese, responsabile del settore giovanile abruzzese, che per vederlo andò personalmente in Australia: “Lui è cresciuto nella nostra academy di Sydney – ha raccontato ai microfoni di Gianlucadimarzio.com – la Ucchino Football Club. Mi era stato segnalato da Anthony Ucchino e nell’estate 2023 andai a Sydney per seguire questo ragazzo che allora era passato al Western Sydney Wanderers, squadra della Serie A australiana. Giocava con i ragazzi di due anni più grandi, mi ha subito impressionato e, sapendo che il padre ha origini italiane, ho insistito per incontrarlo subito“.
Un talento da non farsi sfuggire, strappato addirittura al Betis, con cui era già tutto fatto per il trasferimento in Spagna: “Lo abbiamo portato in prova al Pescara una settimana, anche se lui era già stato promesso al Real Betis che lo aveva visto prima di noi. Con loro c’era già un accordo verbale e sarebbe dovuto andare lì nel giugno successivo. Fortunatamente siamo riusciti a convincere il papà e dopo quella settimana il ragazzo ha voluto rimanere con noi. È stato decisivo l’approccio che abbiamo avuto con lui, che lo ha fatto sentire in famiglia”.
Arena, in Italia per un sogno
E così, a 14 anni, Arena si è ricongiunto con le proprie origini per inseguire un sogno: “Sognava di giocare per la nazionale italiana, perché aveva il nonno italiano. Ci è riuscito, perché ha giocato l’Europeo Under 17 in Albania, dove ha fatto anche molto bene“. Neanche l’idea di cambiare completamente vita lo ha spaventato: “Quando è arrivato non sapeva la lingua. Il padre si è trasferito con lui, ma Antonio ha sempre vissuto nel nostro convitto, dove lo abbiamo tenuto con gli altri ragazzi, cosa che gli è servita per imparare velocemente la lingua ed entrare da subito nel contesto italiano. Poi lo abbiamo mandato a scuola qui da noi al Liceo Maior, che ci permette di lavorare con questi ragazzi“.
Da quel momento ha iniziato a costruire le sue fortune, pur lasciando gli affetti più cari a innumerevoli chilometri di distanza: “Ha una famiglia normalissima che vive nella periferia di Sydney, la madre e la sorella abitano ancora là. Quando sarà il momento magari si trasferiranno anche loro ma, anche se ha già bruciato molte tappe, deve ancora fare degli step“.

Un piccolo Vieri già diventato grande
Per l’infanzia in Australia e per caratteristiche viene facile il paragone con Vieri, ma la più grande qualità, per chi lo conosce, è un’altra: “Le prime cose che mi hanno colpito di lui sono state la sua forza fisica e la struttura. È un attaccante un po’ alla Vieri. Poi quando l’ho conosciuto mi ha colpito la mentalità. È un ragazzo mentalizzato sul calcio, che fa sacrifici già alla sua età, che va a dormire presto e che ha sempre il pensiero dell’allenamento. In campo dà il 300% ed è difficile vedere un attaccante rincorrere gli avversari come fa lui. Oltre al lavoro di attaccante è uno che lavora molto anche per la squadra“.
Anche in Italia ha continuato a giocare sotto età, come nell’ultima stagione tra Primavera e Serie C: “Ha sempre ammortizzato con grande facilità tutti i cambiamenti. Ha giocato in prima squadra con la forza e la testa di un veterano ed è tornato in Primavera con la stessa intensità. Per lui, al di là di dove gioca, basta che ci sia una palla che rotola perché è uno che dà sempre tutto“. Ora è pronto al prossimo passo, ma la Roma non è stata l’unica squadra che è ha provato ad assicurarselo: “Ha offerte da club di Serie A ed esteri. Noi saremmo i primi contenti se raggiungesse una vetrina ancora più luminosa rispetto a Pescara“.

Il modello Pescara
Antonio Arena è solo l’ultimo giovane lanciato dal Pescara, che da anni punta tantissimo sul proprio settore giovanile: “Gran parte del merito è del presidente Sebastiani e della società che, malgrado in questi anni fossimo sprofondati in una categoria che non ci competeva, hanno continuato a investire sul settore giovanile. Abbiamo una struttura con un hotel a disposizione, un centro sportivo e un centro medico come hanno solo club importanti di Serie A. Il presidente ha continuato a mantenerli dandoci tutti gli strumenti necessari per far crescere questi ragazzi come si deve. La nostra è una società che i giovani non solo li forma, ma li fa anche giocare. Sappiamo che poi è difficile trattenerli, ma vederli crescere è motivo d’orgoglio“.
Ma il fiore all’occhiello di questo sistema virtuoso è la Delfino International Academy, una rete internazionale da far invidia anche a società di Serie A: “Abbiamo diverse academy all’estero. In Australia siamo a Melbourne, con una società che si chiama Manningham FC, oltre all’Ucchino Football a Sydney. Abbiamo tre società in Nordamerica, una a Montreal, una a Toronto e una collaborazione con una società di Ottawa. Poi un’academy in Venezuela, un’altra in Montenegro, una in Egitto al Cairo. Ne stiamo aprendo altre due in Argentina e in Brasile e una è appena stata aperta a Dubai. Questo lavoro all’estero è fondamentale per seguire i ragazzi che non possiamo portare fin da subito in Italia, soprattutto in zone dove non arrivano i grandi club“. Un modello vincente, di cui Arena è solo l’ultimo figlio.