Un (quasi) re di Stoccolma, la rivincita di Žugelj e l’antirazzismo di Nguen: la favola del Djurgården in Conference League

È la prima squadra svedese ad arrivare in semifinale di una competizione UEFA dopo 38 anni dall’ultima volta: questa, è la favola del Djurgården
Chiamarlo sogno potrebbe risultare banale, perché quello che sta costruendo il Djurgården in Conference League ha davvero la forma del reale.
Gli uomini allenati da Jani Honkavaara con la vittoria nella doppia sfida contro il Rapid Vienna hanno raggiunto le semifinali della competizione, e si troveranno adesso ad affrontare il Chelsea di Enzo Maresca.
Il viaggio in Conference delle “Järnkaminerna” (letteralmente in svedese “Stufe di ferro”) è partito sì da Stoccolma, ma sembrerebbe destinato ad arrivare ben più lontano. E come tutte le favole che si rispettino, sarebbe bene iniziare con un “C’era una volta”, e partire dal principio: la squadra ha infatti iniziato la competizione a partire dal secondo turno di qualificazione giocato a luglio, scendendo in campo – e vincendo – nella doppia sfida contro i lussemburghesi del Progrès Niedercorn. Da lì, l’inizio del sogno.
Un (quasi) re di Stoccolma e un giocatore che proprio con i colori del Djurgården addosso si sta prendendo una personale rivincita. Passando poi uno dei migliori amici di Victor Lindelöf e per l’acceso antirazzismo di Tokmac Nguen. Loro, sono solo una parte degli eroi della favola Djurgården.
Jani Honkavaara, (quasi) re di Stoccolma
La favola Djurgården parte però dalla panchina, o sarebbe meglio dire da un trono. Jani Honkavaara, allenatore degli svedesi, è infatti il vero scrittore del libro dedicato al cammino delle “Stufe di ferro”. Giovane, dinamico. Carismatico. E, appunto, “quasi” re.
“Se dovessi vincere il derby di Stoccolma contro l’Hammarby, chiamatemi pure Re Jani”, aveva dichiarato alla vigilia della super sfida. Il derby che si è giocato lo scorso 13 aprile nella 3Arena lo ha poi perso per 2-0, ma Jani si è fatto poi perdonare in Europa.

Stolthet, “orgoglio”
Per raccontare gli eroi di questa favola bisognerebbe iniziare dalla porta: Jakob Rinne protegge infatti i pali del Djurgården, ed è il vero gioiello di cui lo stesso Honkavaara non può proprio fare a meno. “Se non c’è lui, siamo senza portiere”. Il cuore infatti lo ha (ri)portato nel suo paese natale, dopo una ricca esperienza all’Al-Fateh: “Ero lì per i soldi, ma nutrivo da tempo la volontà di giocare qui al Djurgården”.
Marcus Danielson è invece il gigante buono di questa favola. Quasi due metri di altezza con cui giganteggia nella difesa, di cui ne è il punto fermo. Sono ormai quasi tre anni che il 36enne è a Stoccolma, e trasmette al reparto l’esperienza e gli insegnamenti di un suo caro amico: Victor Lindelöf.
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Orgoglio e Rivincita
Orgoglio e rivincita sono solo alcuni degli elementi principali di questa storia. Il keniota Tokmac Nguen non è solo la punta di riferimento (con 4 gol e 5 assist in Conference) degli svedesi, ma è anche il vero rappresentante del termine “orgoglio”. Gol e antirazzismo sono i suoi tratti principali, tanto che dopo una rete messa a segno col suo ex Ferencvaros qualche anno fa indossò una canotta con su scritto un messaggio piuttosto chiaro: “Justice for George Floyd”. Lui, però, non si è certo tirato indietro: “Non credo sia giusto che solo perché gioco a calcio, non posso dire quello che sento”. Orgoglio, cuore e gol.
Macaristan Futbol Federasyonu, attığı gol sonrası “George Floyd için adalet” yazılı tişörtü gösteren Tokmac Nguen’e kınama cezası verdi pic.twitter.com/nYx5XSpDe7
— Solcu Gazete (@solcugazete) June 2, 2020
E se Nguen incarna perfettamente i caratteri di un acceso orgoglio antirazzista, Nino Žugelj porta con sé il vero valore della rivincita. Qualche anno fa infatti, sbagliava a porta vuota il gol che avrebbe permesso al suo vecchio Bodø/Glimt di eliminare l’Ajax nel playoff di Conference League. Ora, però, Nino ha un’occasione per riprendere in mano la sua rivincita.

E come avevamo detto all’inizio, il Djurgården è la prima squadra svedese ad arrivare nella semifinale di una competizione UEFA dopo 38 anni dall’ultima volta. La prima a riuscirci fu appunto il Göteborg nel lontano 1987, che quell’anno vinse anche la finale di Coppa UEFA contro gli scozzesi del Dundee United. E chissà che quest’anno non si tratti di uno svedese déjà vu… Stockholms Stolthet: orgoglio di Stoccolma.