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Dani Alves: “Da bambino mi allenavo a firmare autografi, sapevo di avere un futuro nel calcio o nella musica”

Trentadue anni, cinque campionati spagnoli vinti, tre Champions League alzate al cielo. Stiamo parlando di Dani Alves e questi sono solo alcuni dei trofei vinti dal terzino brasiliano del Barcellona, che in attesa della partita di domani sera contro l’Arsenal ha parlato della sua carriera e non solo ai microfoni di Fifa.com: “Al giorno d’oggi i giovani calciatori lasciano il Brasile per arrivare in Europa, è una cosa molto negativa, ma lo fanno per le loro famiglie, vogliono darei ai propri parenti più stabilità in un paese dove la stabilità non esiste. Poi in Sudamerica i club non sono ben organizzati come qui e i giocatori cercano quindi un posto che gli dia più certezze per fare carriera. Per questo motivo vengono sfornati sempre meno talenti e le nazionali ne risentono, anche se i più forti giocatori al mondo arrivano dai paesi sudamericani”.

Il sogno di Dani Alves, da bambino, era quello di diventare famoso: “Mi allenavo a firmare gli autografi (ride), sapevo che la mia strada era nel calcio o nella musica, quindi sarebbe stato necessario. Anche se la realtà ha superato le mie aspettative, non avrei mai immaginato di diventare un calciatore così importante. Amo giocare, ma non mi piace tutto ciò che ci circonda, i tabloid arrivano ovunque e questa cosa mi da fastidio. Vorrei che ci si concentrasse di più su ciò che succede in campo”.

E allora si torna a parlare di calcio: “Questo Barcellona il più forte di sempre? Sicuramente negli ultimi sei anni abbiamo vissuto qualcosa di incredibile, quando la gente pensava che ci saremmo fermati siamo ripartiti e abbiamo vinto ancora. E’ il tipo di stabilità che sogni per la tua carriera. Le telecamere si concentrano molto su Messi, Suarez e Neymar, e fanno bene perché sono straordinari. Ma il calcio è collettività, si scende in campo in undici, nel Barça pensiamo sempre da squadra e probabilmente è questo che ci ha fatto arrivare a vincere così tanti titoli. E’ la nostra forza”.

Poi il futuro e la vita fuori dal campo: “Ho promesso, e manterrò quanto detto, che avrei chiuso la carriera in Brasile, al Bahia, il club che mi ha lanciato nel calcio professionistico. E’ anche un modo per ringraziarli. Quando non sono impegnato con allenamenti o partite ci sono tante cose che amo, su tutte la moda, ma anche la gastronomia e la musica”.