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La fuga, la squadra, le sette promozioni: il Dal Kurd, il miracolo curdo in Svezia

Una storia di fuga e di calcio, a cui si aggiunge un’altra pagina gioiosa. 13 anni di vita, per il Dal Kurd, sono bastati per raggiungere il massimo campionato svedese. Una squadra composta da soli calciatori curdi, nata da rifugiati nel 2004 a Borlänge (a poche centinaia di chilometri da Stoccolma), che adesso sta appassionando l’intera popolazione del Kurdistan, di cui porta i colori nello stemma. Formalmente un club, ma in pratica una vera e propria nazionale. Una cavalcata impetuosa, fatta di sette promozioni, di cui le ultime cinque consecutive. L’ultima conquistata pochi giorni fa, persino con una giornata d’anticipo. Grazie, ovviamente, agli investimenti importanti fatti da una proprietà curda divenuta abbiente.

Il Dal Kurd riunisce giocatori da ogni parte del mondo. C’è il portiere svedese Petterson, ma anche americani, olandesi, giapponesi, spagnoli, serbi, kosovari. Addirittura ci sono giocatori di Gambia e Sierra Leoni. Il capitano è svedese e si chiama Peshraw Azizi, figlio di un ex combattente. Una squadra vegliata dalla fortuna, che evitò una tragica fatalità nel 2015: i giocatori, infatti, dopo uno stage a Barcellona, si sarebbero dovuti imbarcare sul volo che poi precipitò sulle alpi. I tempi dello scalo fecero cambiare idea al club, che decise di dividersi su tre aerei per rientrare in Svezia, evitando di prendere parte alla disgrazia.

Sui profili social del club è partita la pubblicazione dei festeggiamenti, che arrivano da curdi sparsi in ogni angolo del pianeta. La potenza mediatica assunta negli ultimi giorni ha indotto ad una riflessione importante, con una squadra che può diventare un veicolo di integrazione e pace per i curdi. La rivalità con la Turchia è nota, e l’Europa League ha creato un triangolo di coincidenze incredibile: l’Ostersunds, rivelazione svedese, ha eliminato dalla competizione il Galatasaray con la rete siglata da Nouri, nato in Kurdistan e rilanciatosi nel calcio proprio grazie al Dal Kurd.

Per poter diventare una realtà concreta del calcio svedese, sarà necessario attrezzarsi. I vertici del club si sono detti disposti a confrontarsi con altre realtà europee per apprenderne i segreti di gestione imprenditoriale. Servirà poi allestire una squadra all’altezza del massimo campionato, quindi sono da risolvere ancora alcune questioni relative allo stadio. Per quanto infatti la società voglia rimanere nella città natale, ci sono contrasti con l’amministrazione locale per l’utilizzo dell’impianto che conta “soltanto” 6500 posti a sedere. Saranno mesi importanti, dunque, per trasformarsi e rendersi ancora più competitivi.