Zero vizi, fame da vendere e famiglia sempre in testa…e sulla pelle: CutrONE, l’accrescitivo dalla prima da titolare da sogno in A
Avvertimento. Badare bene: può lo stesso identico cognome, con un piccolissimo cambio tra lettera minuscola e maiuscola, assumere un’impressione decisamente differente? La risposta è sì, soprattutto in una giornata magica per chi veste una maglia rossonera con il 63 (anno di nascità di papà, aggiungendo un “+” immaginario tra le cifre per un marchio da bomber) ed occupa per la prima volta in Serie A, da titolare e nella sua ancor breve carriera, nientemeno che il centro dell’attacco del Milan.
Quando a Crotone (e ci si sbaglia di poche lettere) CutrONE si scrive con rigoroso accrescitivo ben accentuato e sottolineato, sul cambio ortografico c’è tutt’altro che da sorvolare: sorpresa ormai relativa di un’estate rossonera vissuta da protagonista, tra precampionato ed Europa League, per una piacevole conferma arrivata anche nel giorno del via al campionato milanista. Rigore per sbloccare la gara procurato, taglio perfetto sul primo palo per siglare di testa il primo gol in A e, senza precludersi nulla, anche l’assist vincente per il mancino di Suso. Roba da momentaneo record, registrata in appena 23 minuti, come secondo classe ’98 (in buona compagnia di Pulisic) capace di segnare e assistere nei top 5 campionati europei: come esordio, insomma, poteva andare peggio. Davanti agli occhi di chi, con particolare menzione per il ds Ursino, vorrebbe fortemente puntare proprio su di lui nel corso dell’attuale stagione.
Il tutto nel giorno dell’arrivo a Milano di Kalinic, pronto a strappargli minuti in un momento di forma strepitoso: bizzarro, quantomeno. E la domanda sorge spontanea: per quanto ora il suo nome sia (comprensibilmente) divenuto un tormentone, al pari di cori intonati ripercorrendo grandi successi estivi (“Riccione” dei The Giornalisti, scherzando sull’assonanza), quanti conoscono la strada percorsa da Cutrone per arrivare sino ad un giorno così? “Troppo piccolo”, “poco fisico” per farsi valere ad alti livelli, tra le tante chiacchiere origliate sulle tribune del “Vismara” durante le gare giocate dalla Primavera. Eppure Patrick, “Cutro” per chiunque, ha saputo cancellare anche tutti i dubbi iniziali nutriti nei suoi confronti: quelli che l’Inter, nel lontano 2006, ebbe nel chiudere il suo acquisto, consentendo l’inserimento decisivo proprio del Milan; gli stessi che ne hanno alimentato ulteriormente fame e voglia di affermarsi non appena si è presentata la prima, grandissima occasione, maturata dopo anni di crescita costante capace di portarlo ad essere il calciatore più prolifico di sempre nel settore giovanile del Milan. Con 110 gol segnati ed una voglia incontenibile di non risparmiarsi mai, trasportato da un’adrenalina propria del suo DNA.
Carattere matto (nell’accezione più che positiva del termine) trasportato in egual modo sul campo: “Correva per tre anche quando giocava nei pulcini!”, raccontano di lui. E l’emozione, lasciata da parte anche quando si tratta (pur in amichevole) di sorprendere il Bayern di Ancelotti, diventa tutt’altro che nascosta in occasione del suo primo gol a San Siro, contro il Craiova, scatenandosi sotto la curva. Questione di chimica (materia preferita non per caso) perfetta con una “prima squadra” che ormai ne conosce più che bene le qualità, non passate inosservate neppure a club come Verona e Crotone. Che almeno al momento, per irremovibile volontà della dirigenza rossonera, potrebbero essere costretti a rinunciare a ciò che diventato ben più di una semplice idea di mercato.
Studiare e idolatrare Morata per carpirne i segreti, allenarsi con Lapadula (almeno fino a qualche mese fa) per non perdere la più piccola percentuale di cattiveria agonistica: passo dopo passo, Cutrone è cresciuto (anche) così. Testa sulle spalle e la totale assenza di vizi fuori dal campo, neppure in un’adolescenza spesa con gli amici a Parè (paesello in provincia di Como) tra cene (seguendo una rigidissima dieta), bowling e qualche birra… mai totalmente finita: merito di una famiglia che lo accompagna sempre, anche a forma di doppio inchiostro sottopelle sull’avambraccio, per tatuaggi baciati dopo ogni gol segnato. Mica male, da genitori, avere un figlio così: per capirlo bene, sarebbero bastati tanti sguardi rivolti al volto di un papà pronto ad aspettarlo dal rientro dalla Cina post doppietta al Bayern e titoli di giornale in prima pagina dedicati. Il nome stampato? Sull’accrescitivo, ormai, pochi dubbi: CutrONE. Vedere per credere: i primi 23 minuti dello “Scida”, e non solo, sanno di forte, fortissima e definitiva conferma.