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Zarate: “Non volevo lasciare la Fiorentina. Paulo Sousa non mi vedeva, ma i tifosi sì”

Mauro Zarate è tornato a casa, al Velez. Dove è cresciuto e ha preso il volo, adesso è tornato nel suo “nido”. Ad attenderlo una folla all’aeroporto. Qui è amato, davvero. Così si racconta ad ExtraTime: “Non me l’aspettavo: è stato emozionante. Una cosa che non avrei immaginato nemmeno nei sogni. Ho sempre detto che in Argentina l’unico mio club era il Velez e per questo avevo promesso che sarei tornato. Tempo fa ho dichiarato che, viste le difficoltà di classifica (19°, ndr), sarei stato il primo a mettermi in gioco per salvarlo dalla retrocessione: e così ho fatto”.

L’esperienza di Dubai con Prandelli? “L’idea di trasferirmi lì era già in piedi da tempo: ne avevo parlato l’anno scorso, ai tempi del Watford, anche con Mazzarri, che dopo il mio infortunio aveva capito che avevo bisogno di cambiare aria per ricominciare a giocare. È stato bello giocare lì, anche se per poco. E l’Argentina chiamava. Premier? La colpa del mio flop è da imputare alla sfortuna: con Mazzarri le cose andavano bene, mi chiamava tutti i giorni quando ero alla Fiorentina e alla fine mi ha convinto a trasferirmi di nuovo in Inghilterra. Però dopo tre buone partite il crociato ha fatto crac. E per me è stato un colpo durissimo”.

Sua moglie Natalie ha vinto la sua battaglia col tumore: “È quanto di più terribile abbia mai vissuto. Con lei e i miei figli abbiamo avuto momenti di grande sconforto. Ho anche pensato di smettere di giocare quando le è stato diagnosticato per la seconda volta il tumore al seno dopo la prima operazione. Poi lei mi ha convinto a proseguire. E ora che lei sta meglio ammetto di averfatto bene a seguire il suo consiglio”.

Rammaricato di aver dovuto lasciare la Fiorentina? “Moltissimo, perché non volevo andare via. Quando abbiamo preso la decisione di andarcene, Natalie si è messa a piangere. Io ogni giorno lavoravo per guadagnarmi un posto ma purtroppo Paulo Sousa non mi vedeva. I tifosi sì e lui no. Mi piacerebbe un giorno poter tornare, mai dire mai”.

L’intervista completa su La Gazzetta dello Sport