Wuhan Zall, Ferrara: “Ho imparato ad apprezzare nuovi cibi: adesso mangio con gusto le api fritte e il cobra”
La serie B cinese può attendere, Ciro Ferrara si gode i suoi cinquant’anni. L’ex difensore della Juventus e del Napoli lascerà temporaneamente il suo Wuhan Zall per raggiungere la famiglia e festeggiare il compleanno. E’ l’occasione giusta per raccontarsi attraverso le pagine de La Gazzetta dello Sport. Si parte dall’avventura nella serie B cinese:
“Confesso che l’inizio è stato duro. L’approccio diverso, dall’alimentazione agli orari di allenamento, la cultura del lavoro, i problemi inevitabili di comunicazione. Non nego che ci siano stati motivi anche di forte tensione, prima di entrare in sintonia con la squadra. Cannavaro? Fabio fa finta di dimenticare… Gli ho battuto le sue rivali, Guizhou e Qingdao, mentre nel nostro derby è riuscito a vincere negli ultimi minuti. E il campionato si è chiuso con tre squadre al primo posto e due sole promozioni. Fate voi. Regalo per i 50 anni? Il regalo più bello ce lo siamo fatti con la nostra Fondazione, che a Napoli opera a favore degli ultimi: il sorriso di gratitudine dei genitori di Scampia quando abbiamo regalato al quartiere un campo sintetico. Ecco, quello è il più grande regalo che ci possiamo fare”.
A Wembley una delle poche occasioni in cui Ferrara e Cannavaro hanno giocato assieme: “Febbraio 1997, fa un freddo cane. Fabio al suo esordio da titolare in Nazionale e con il c.t. Cesare Maldini ci giocavamo lì la qualificazione al Mondiale. Nel tunnel ci riscaldiamo con guanti, cappellini e calzamaglie e quando passa Paul Ince, imperioso a torso nudo, non nego una certa soggezione. Entriamo in campo, Gianfranco Zola segna in avvio un gran gol. Poi riusciamo a… chiudere per oltre un’ora l’Inghilterra nella nostra area di rigore. Arrivano palloni da tutti i lati, ma con Costacurta e Paolo Maldini ci esaltiamo. Io e Cannavaro comunichiamo in napoletano stretto per aiutarci nelle posizioni. Una vittoria esaltante”.
Assieme anche nella Juventus del 2009, Ferrara in panchina, Cannavaro in campo: “Non andò benissimo, soprattutto per me. Avevo cominciato facendo il dirigente del settore giovanile, poi una serie di contingenze mi vide catapultato sulla panchina in Serie A. Ma non era ancora la Juve del ciclo vincente, si stava ricostruendo. Capita. Comunque una grande esperienza anche quella. Della Juventus di oggi mi piace la ricerca e l’evoluzione di squadra che sta proponendo Allegri. Quando vedo giocatori come Mandzukic o Higuain correre e sacrificarsi per inseguire gli avversari, credo che per un allenatore sia il massimo della soddisfazione. Percepire la disponibilità dei tuoi giocatori. Mi fa ripensare alla mia Juve del ‘96, con Vialli, Del Piero e Ravanelli che rientravano e accorciavano la squadra. Oppure a Eto’o che faceva l’esterno nel tridente di Mourinho, nell’Inter del 2010. Non fu un caso che entrambe quelle squadre vinsero la Champions. Mi auguro di vedere lo stesso finale in giugno a Cardiff“.
Parole di stima anche per l’altra ex, il Napoli: “Sarri mi piace tantissimo. Ha fatto un lavoro eccellente, dimostrando di essere bravissimo soprattutto in due situazioni. All’inizio dello scorso campionato, quando capì che con le caratteristiche dei suoi giocatori, schierarsi col trequartista non era la cosa migliore. E poi in questa, quando ha cambiato movimenti e tipo di giocate per supplire all’assenza di Higuain. E i risultati sono lì a dargli ragione. Oggi gioca un bellissimo calcio ed è la squadra più europea, come mentalità, della A. Real? Il mio amico Zidane lo ha già italianizzato, trovando i giusti equilibri per la fase difensiva. Al Bernabeu i blancos faranno la partita, non c’è dubbio, ma se lasceranno troppi metri alle ripartenze del Napoli, allora ci sarà da divertirsi. Sono convinto che Zizou sarà ancora più… italiano in questa sfida che non vedo così sbilanciata. Un po’ in Albiol mi rivedo, come difensore. Con Raul mi posso permettere anche una confidenza: “Gioca bene e porta avanti il Napoli, se no ti caccio da casa”, visto che è mio inquilino a Posillipo…”.
Omaggi a Lippi e Maradona: “Loro mi hanno già dato tanto. Marcello mi ha fatto maturare alla Juve e vincere tutto, poi mi ha chiamato nello staff tecnico che portò al trionfo azzurro di Berlino 2006. Diego mi ha consentito di giocare accanto al più grande di tutti i tempi. Mi onora della sua amicizia, al punto di tornare a Napoli dopo tanti anni, nel 2005, per la mia partita d’addio”. In chiusura d’intervista si torna sull’esperienza cinese: “Ho imparato ad apprezzare nuovi cibi. Ho assaggiato il cobra e sinceramente mangio con gusto le api fritte. Il mio collaboratore la prima volta chiese: ‘Mangi anche le teste?’. ‘Guagliò ma se levo ‘a testa che resta!’. Ora sto insegnando loro il napoletano, che essendo anche lingua gestuale è internazionale”.