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“Vogliamo arrivare ai livelli di sci e hockey, è il nostro obiettivo”. Giovani, strutture e ambizione: il ds Valoti racconta il modello Südtirol

“Qua gli sport invernali sono al primo posto, ma noi vogliamo arrivare a quei livelli: questo è il nostro obiettivo”. Ci troviamo a Bolzano, nel cuore del Trentino-Alto Adige. Dove il calcio non è lo sport più popolare. Il lunedì mattina nei bar della città si parla di sci, slittino, hockey… ma qualcosa sta cambiando, così racconta Aladino Valoti, il direttore sportivo del Südtirol ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. Valoti è arrivato in estate, dopo essere stato per anni all’Albinoleffe prima di una breve parentesi al Cosenza: “Volevo avvicinarmi a casa, a Cosenza ho passato mesi belli ma difficili, così sono tornato su solamente per un bisogno mio”. Ma parliamo del Südtirol, del progetto e di un ambiente che investe tanto sul calcio. “Questa è una regione dove ci sono tanti sport, ho trovato un ambiente serio e attento. C’è lungimiranza, la società è gestita molto bene a livello manageriale, ci sono molti sponsor che sono i nostri primi tifosi”.

Sembra quasi di parlare di una società estera, con idee e progetti e ambizione. Un modello da seguire, qui in Italia. “C’è una logica, l’ambizione va a pari passo con delle fondamenta molto solide, mattone dopo mattone. Tra poco sarà pronto il nostro nuovo centro sportivo, le strutture sono fondamentali e in Serie C poche società hanno queste idee. Il prossimo passo è lo stadio, ma allo stesso tempo ci vogliamo consolidare a livello sportivo”. Giovani? Ma certo. “Ce ne sono tanti, la società ci tiene molto, vuole migliorare anche per il territorio, il calcio è già un’alternativa concreta agli sport invernali”. E la società, di cui Walter Baumgartner è presidente, si affida agli sponsor locali per portare avanti il progetto Südtirol: “C’è attenzione in tutto, a partire dal marketing fino alla gestione della crescita dei giovani locali. E’ un ambiente sano e corretto, si parla sia italiano che tedesco ma quello che non manca è il rispetto del lavoro. Tifosi? Un po’ più freddi rispetto a Cosenza, ma è normale, siamo a due passi dall’Austria…”.

Il Südtirol è attualmente in piena corsa playoff nel girone B di Serie C e domenica ha vinto uno a zero in trasferta sul campo del Fano. Ad allenare la squadra è Paolo Zanetti, ex giocatore di Empoli e Torino: “Fin dalla prima chiacchierata ne sono rimasto impressionato, l’ho scelto subito nonostante avesse allenato solo nelle giovanili della Reggiana. Ha grande voglia e la squadra gioca un ottimo calcio. All’inizio potevano esserci dei dubbi, ma la società ha sempre difeso il progetto tecnico”. Il Südtirol è nello stesso girone del Renate, che sta sorprendendo tutti: “Me lo aspettavo, sta facendo bene da tanti anni. Anche loro sono attenti a tutto, a partire dal bilancio. La società è gestita da persone in gamba e competenti, non è un caso che siano lì in alto…” . Una domanda poi sull’altro calciatore di famiglia era d’obbligo. Mattia è il figlio di Aladino: “Sta crescendo ed è arrivato alla giusta maturazione, si sta impegnando molto. Anche se la stagione è complicata, l’Hellas Verona ha i mezzi per salvarsi. Sta giocando spesso, deve pensare solo a fare il meglio possibile”.

Parliamo, ovviamente, anche di Nazionale, perché di questi tempi è obbligatorio: “La colpa non è solo di Ventura, la soluzioni vanno trovate ai piani alti. Non pensiamo a Spagna e Germania ma a Islanda e Svizzera, come hanno fatto a superarci? Con logica e regole che funzionano. Siamo troppo legati al passato e a difendere il proprio orticello, non dobbiamo copiare dagli altri, ma trovare una strategia, capire cosa serve per poter tornare in alto”. Ma da dove si può partire? “Dai piani alti, e poi scendere. Facile sparare a zero contro Ventura, ora ce la giochiamo con nazioni che prima erano indietro e hanno creato un metodo per tornare in alto. Noi viviamo ogni due anni, dobbiamo trovare delle soluzioni invece di creare drammi, ora tocca fare qualcosa di solido, per forza, altrimenti continueremo a portare in Nazionale gente che non gioca neanche nel proprio club…”. In altre parole, bisogna creare un nostro metodo che parti dal basso, esattamente come è stato fatto a Bolzano. Il Südtirol piace, e la gente inizia a capirlo: “Ci sono meno tifosi rispetto ad altre piazze, però c’è una crescita, lo si percepisce, la gente ne parla sempre di più, al bar il lunedì mattina non si parla solo di sci e hockey, adesso c’è anche il calcio”. Passo dopo passo, il Südtirol si sta costruendo il proprio futuro. Prendere appunti.