Villar a cuore aperto: “Roma, tifo per te e in futuro sogno di tornare”
La nostra intervista con il centrocampista spagnolo, ora al Granada: “Fonseca mi ha dato fiducia, con Mou poco feeling. E De Rossi mi avrebbe voluto”
La rocca di Gibilterra domina alta sullo sfondo, nel tramonto. Gonzalo Villar passeggia sul campo dell’Estadio de La Linea e viaggia con la mente. Il suo Granada ha appena vinto contro l’Al Nassr di Manè, star della serata in assenza di Cristiano Ronaldo. Iniziamo a parlare mentre le tribune si svuotano e il sole si tuffa in mare dietro di noi. Chiudiamo gli occhi e ci immaginiamo a Roma, in un attimo siamo sul prato dell’Olimpico: “Che stadio, che ambiente“, sospira per un attimo. “La Roma mi è entrata nel cuore“, inizia a raccontare, in un italiano perfetto.
Villar: “A De Rossi gli sarebbe piaciuto avermi in rosa”
“Sono stati due anni importanti, ci penso spesso. Sono diventato un tifoso giallorosso: guardo sempre le partite e spero che questa stagione possa raggiungere grandi risultati“. Villar è sincero, parla col cuore in mano e si vede. Tiene ancora molto alla Roma, con cui ha giocato 64 partite, prima di lasciarla a titolo definitivo lo scorso gennaio. “Peccato, perché penso che De Rossi mi avrebbe dato una chance per ripartire“. Con “Daniele” – lo chiama quasi sempre per nome – Gonzalo ha mantenuto un bel rapporto: “Ci siamo sentiti più volte, di recente. Gli ho detto che mi avrebbe fatto piacere lavorare con lui, e lui ha detto lo stesso di me, gli sarebbe piaciuto avermi in rosa. Ha delle belle idee di calcio, sono sicuro che diventerà un grande allenatore“.
L’anno d’oro di Villar è stato l’ultimo di Paulo Fonseca in giallorosso, stagione 2020-21. Gonzalo gioca 47 partite e diventa titolare inamovibile anche in Nazionale U21 con De La Fuente. “Mi sentivo molto bene, in campo ripagavo la fiducia, tanta, che mi dava l’allenatore. Giocavo spensierato e col sorriso. Con Mkhitaryan, Pellegrini e Veretout, in mezzo ci siamo divertiti. Ci è mancata qualche vittoria contro le big, peccato non aver battuto lo United in semifinale di Europa League. Ma resta un grande ricordo“.
Ora Fonseca veste rossonero: “Con lui il Milan prende un allenatore bravo. Non un “nome”, ma un vero uomo di calcio. Gli auguro di fare bene, però dal cuore spero che la Roma possa arrivare ancora più in alto del suo Milan“. Un rapporto più complicato, invece, Villar lo ha avuto con Mourinho. Dopo una stagione da titolare, con l’arrivo dello Special One il centrocampista spagnolo, per scelta tecnica, non ha giocato nemmeno un minuto in Serie A. Per sei mesi. Zero. “Stare sempre in panchina per venti giornate è un colpo duro a livello mentale. Con Mou non è scattata la scintilla, sentivo che dal primo giorno c’era qualcosa di me che non gli piaceva. Ho lavorato tantissimo ogni giorno per cercare di avere una opportunità“. Il tono si fa più intenso. Proverbialmente, “Mi sono fatto il mazzo. Eppure l’occasione non è arrivata“.
Villar: “Credo in quanto valgo. La fede in Dio mi aiuta”
Fissa il vuoto per un secondo, poi cambiamo scenario. Da Roma voliamo a Genova, sponda Samp. Al Doria, Villar ha giocato per quattro mesi, nella speranza di rilanciarsi dopo la stagione di Mou: “Anche quello è stato un periodo duro. Sono arrivato a stagione appena iniziata, senza fare il ritiro. Quando ho raggiunto la forma, hanno mandato via Giampaolo, che personalmente mi aveva voluto. In quei mesi non ho giocato bene, non riuscivo a essere io, a esprimere la mia qualità. È quel che ho detto ai tifosi mentre andavo via al Getafe: ho chiesto loro scusa perché sono un altro giocatore, sono più forte di così“.
Sul curriculum di Villar c’è anche una presenza con la Spagna. Giugno 2021, amichevole contro la Lituania: la Roja decide di mandare in campo quasi tutta l’under 21 come ‘nazionale maggiore’ per dei casi di covid tra i grandi, alle porte dell’Europeo. Gonzalo gioca bene e manda in porta Brahim con un assist. Finisce 4-0. “Ero in un momento di grande fiducia. De La Fuente mi aiutava molto, sono contento che abbia vinto questo Europeo: è una persona onesta e lavora duro. Ho festeggiato anche per lui“.
Villar, 23 anni, leader tecnico del Granada, crede ancora nella possibilità di riconquistare la maglia Roja: “Conosco le mie qualità e so che per la maniera di giocare della Spagna potrei dare tanto. Si addice al mio calcio. Però so anche che per tornare al top, a quel livello, la strada è lunga: devo pensare a fare bene partita dopo partita. E col Granada, retrocesso a maggio, dobbiamo tornare subito in Liga, è un obbligo. Mi trovo bene qui, è un bel club e speriamo di ritornare dove questa squadra merita di competere“.
Colpisce, di Gonzalo, la sua combinazione di umiltà e fiducia in se stesso. Ha due soli tatuaggi, ma rispecchiano alla grande questa mentalità: “Built different” e “F*ck being average“. Ci spiega: “Devi credere sempre in quel che vali, anche se – e non è il mio caso – rimani da solo. Mi aiuta la fede in Dio: sono molto credente e rimango sempre nella preghiera, perché so che c’è qualcosa di più grande di noi. Mi ha dato serenità anche nel periodo di difficoltà che ho vissuto negli ultimi anni sul campo“.
Villar: “Il mio sogno? Dal cuore, tornare alla Roma”
Quando non gioca, Gonzalo Villar studia, o guarda sport: “Ho una laurea in Economia. È importante studiare, per il mio presente e per il futuro. Poi, non amo il mondo del calcio: ci sono molte persone incompatibili con il mio carattere. I miei amici sono quelli di sempre, dai tempi di scuola o dell’infanzia. Certo, seguo il calcio anche in televisione, ma sono un malato di sport in generale, soprattutto di tennis e di padel“.
Quando il cielo si è fatto scuro, e il sole è del tutto calato, finiamo di parlare. La luna porta con sé l’ultima domanda: “Gonzalo, qual è il tuo sogno?“. Lui non esita un secondo: “Dal cuore mi viene da dire tornare a Roma: nel momento più alto della mia crescita il percorso è stato tagliato. Spero di poter riaprire quella pagina un giorno, sento di avere ancora molto da dire“. Chiudiamo così: vietato mettere un punto ai colori giallorossi.