La favola del Vikingur Reykjavik: “Facciamo altri lavori e vinciamo in Conference”
I semi-professionisti islandesi del Vikingur hanno battuto il Cercle Brugge in Conference League: la nostra intervista al capitano, Nikolaj Hansen
Una polisportiva di quartiere ha vinto una partita di Conference League. Ha lo stadio più piccolo tra i club qualificati in competizioni UEFA ed è stata fondata da… tre bambini: il primo presidente aveva dodici anni, il segretario undici e il tesoriere nove. Una favola incredibile, direttamente dall’Islanda. Sì, perché il Vikingur Reykjavik, alla sua prima partecipazione europea, ha battuto 3-1 il Cercle Brugge e ora sogna in grande: “La quota play-off è a 7 punti e noi ci vogliamo arrivare”, racconta a gianlucadimarzio.com il capitano, Nikolaj Hansen, attaccante da 82 gol in 211 partite con il club della capitale.
“Giornata storica. E ora ci giochiamo il campionato”
La vittoria di giovedì contro il Cercle Brugge è il più classico dei Davide contro Golia. La rosa dei belgi – secondo Transfermarkt – vale sedici volte quella degli islandesi (57 milioni contro 3.5). E Denkey, il centravanti del Cercle, vale da solo quattro volte l’intero Vikingur. Eppure in Islanda è andato in bianco: “Abbiamo fatto fatica nel primo quarto d’ora, poi dal pareggio 1-1 ci siamo sbloccati e abbiamo dominato. È stata una giornata storica per tutto il calcio islandese. Siamo un club semi-professionistico: molti miei compagni lavorano oltre a giocare, c’è chi fa il professore di scuola superiore, chi il meccanico e chi consegna cibo. Vincere in Europa è ancora più speciale”.
Festa grande? In realtà no. O meglio, non ancora. Hansen ci spiega: “Domenica ci giochiamo il campionato contro il Breidablik: se vinciamo o pareggiamo siamo campioni noi. Se perdiamo, vincono loro. Battere il Cercle è stata un’emozione enorme, ma dopo la partita non abbiamo potuto fare nottata, anzi: siamo scesi a fare crioterapia, sauna e abbiamo ordinato delle pizze. Dobbiamo restare concentrati: è un momento cruciale della stagione”. In Islanda, infatti, si gioca da aprile a ottobre: “Il resto dell’anno fa troppo freddo e i campi si ghiacciano. Questa sarà l’ultima giornata: dentro o fuori”.
“Conference, che viaggi. E sfiderò Jerome Boateng”
Se il Vikingur dovesse vincere, sarebbe il terzo scudetto in quattro anni. Ma non era tradizione: “Questo club era abituato a fare su e giù tra prima e seconda divisione. Poi, sei anni fa, è arrivato Arnar Gunnlaugsson in panchina ed è ancora il nostro allenatore: ha rivoluzionato tutto, dagli spogliatoi alle metodologie. E in estate ha rifiutato il Norrköping per provare a qualificarsi alla Conference con noi”.
Missione europea compiuta: la prossima partita sarà in casa contro il Borac, poi gli islandesi voleranno in Armenia per sfidare il Noah. “Per arrivare dovremo prendere quattro aerei, sarà un’Odissea. Invece giovedì il Cercle Brugge è venuto qui a Reykjavik in charter privato: è un altro mondo. Eppure in campo loro non avevano voglia, sembrava fossero stati costretti a giocare. Noi l’opposto: eravamo decisi a vincere e a farlo con le nostre idee. Quali? Gunnlaugsson ci spiega la costruzione 3+2 del City di Guardiola e anche noi proviamo a farla, con il terzino sinistro che viene dentro. E la pressione del Liverpool di Klopp. Insomma, ci ispiriamo ai migliori per sognare in grande”.
Una tappa importante del viaggio del Vikingur sarà fra meno di due mesi a Linz, in Austria. Hansen e compagni sfideranno il LASK di Jerome Boateng: “Con lui sarà una bella battaglia. Io sono un classico numero 9, alto e fisico, e lui è uno dei migliori difensori della sua generazione. Ho giocato contro altri campioni, da Pirlo a Roberto Carlos, ma contro Boateng – in marcatura a uomo – sarà una sfida stimolante. Mi sarebbe piaciuto giocare quella partita in casa: a dicembre in Islanda solo i campi in sintetico sono praticabili e gli avversari di solito si lamentano per il freddo, mentre noi siamo abituati”.
Il Vikingur e la funzione sociale dei club in Islanda
A proposito di campi: lo stadio del Vikingur non ha il sintetico e – con una tribuna da poco più di mille spettatori – non è idoneo per le competizioni UEFA. Così, da Reykjavik si migra a Kópavogur, a dieci minuti di macchina: “Giocheremmo nello stadio della Nazionale, ma lo stanno rifacendo. Qui i club sono di proprietà dello Stato e hanno una funzione sociale: sono luoghi di aggregazione per i bambini nel dopo-scuola e ogni squadra ha divisioni di vari sport”. Al Vikingur, oltre al calcio, si praticano pallamano, karate, tennis, sci, ciclismo e ping-pong. E ci sono sale nel centro sportivo che vengono affittate per balli e feste private.
In Conference League c’è anche questo: una polisportiva semi-professionista che vince contro la quarta squadra del Belgio. Il Vikingur di Hansen è una bella favola ai confini d’Europa.