A tu per tu con Behrami: “Soldi? Voglio divertirmi! Vi racconto la guerra”
Valon Berhami ha visto i suoi genitori piangere per la guerra, è riuscito a realizzare il sogno di diventare calciatore e ha usato i primi risparmi per ricostruire le case dei suoi familiari, distrutte, in Kosovo. 'Facciamo un gioco: prendiamo un foglio bianco, ci scriviamo tutte le squadre in cui hai giocato e tu mi dici dove… ’. Nemmeno il tempo di spiegargli che lui ribatte deciso. “Sai cosa vorrei? Lasciare quel foglio bianco”. Ossia? “Avrei preferito restare a vivere nella fattoria di mia nonna tra le pannocchie, gli alberi e gli animali dove mi sentivo a casa piuttosto che diventare calciatore”. La voce, sincera, ha il tono di chi ha capito come sono andate le cose. “Il mondo del calcio me la sono goduto a pieno ed è stato tutto fantastico, dalle belle macchine alle culture, nuove, che ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare. Purtroppo però è un ambiente dove va tutto troppo veloce e si rischia di perdere di vista il valore di certe sfumature della vita”. Ma diamo un ordine alla sua storia e partiamo dai ricordi più bui. “La guerra me la ricordo, certo. Ero piccolo ma ho visto i miei genitori piangere. Un giorno mio papà è stato picchiato in mezzo alla strada e sarebbe anche potuto morire, così abbiamo deciso di andarcene in Svizzera dove, a novembre, faceva freddissimo. Piangevo. Piangevo. Piangevo. Io e mia sorella ascoltavamo le cassette con la musica del nostro paese e dormivamo in un albergo per rifugiati. Mangiavamo male e ci vestivamo grazie alla Caritas. La mia fortuna è stata saper giocare bene a calcio”. Il discorso prende una piega diversa. “Ho iniziato con l’atletica, poi il calcio. A 11 anni, quando la guerra stava per finire, ci avevano detto che saremmo dovuti tornare a casa dove, però, non era rimasto nulla. Il comune in cui abitavamo ha provato a trattenerci in Svizzera con una petizione ma non è servito”. Poi ecco l’imprevedibile. “Il papà di un mio amico, che era consigliere comunale, dice al mio ‘ma tuo figlio è proprio bravo a giovare a calcio’ che gli risponde ‘sì, peccato perché in Svizzera avrebbe avuto una bella possibilità, purtroppo ci rimandano nel nostro paese’ e così ci hanno dato una mano”. Valon è arrivato in Nazionale – Svizzera! – disputando addirittura 4 Mondali. Un record da quelle parti. “Il calcio ci ha salvato. Grazie al calcio sono riuscito a regalare una vita più serena anche ai miei familiari”.
Da capitano dell’Udinese a svincolato in 8 mesi. Eppure Valon Behrami, in estate, aveva firmato per il Sion. “A ottobre è finito tutto. Non c’erano le condizioni per continuare. Non mi divertivo più”. Altro da aggiungere? Certo, e anche di importante. “Ho lasciato due anni di contratto. E credimi non avrei regalato certe cifre se non avessi l’ambizione di giocare a un certo livello. Non cerco soldi, voglio alimentare una passione. Stare bene". La scelta di risolvere il contratto, subito, a inizio stagione, è stata la scelta più ovvia per uno come lui che, in esclusiva, ci racconta come sono andate le cose, per filo e per segno. A partire dal suo infortunio e da come sta ora. “Mi sono fatto male ad aprile: frattura al perone destro. Dicevano tre mesi di stop, a giugno sarei rientrato ma a fine stagione l’Udinese ha deciso di non esercitare l’opzione di rinnovo per il mio cartellino. L’ho capito, nessun problema. Ho guardato avanti. Mi ha cercato una squadra dell’Arabia Saudita ma ho detto no, preferivo restare in Europa: le mie figlie vivono a Bergamo, mia moglie ha come base l’Italia. Poi arriva la proposta del Sion che mi corteggiava da parecchi anni: offerta economicamente importante, la possibilità di poter incidere anche dal punto di vista strutturale in ambito societario". Fantastico, no? Le cose però non girano. “Dopo una settimana di allenamenti sono sceso subito in campo, titolare”. Ma? Troppe partite su campi sintetici che non aiutavano il ginocchio, poca continuità, strutture inadeguate, poca organizzazione. “Ad agosto ci siamo trovati, ho chiesto miglioramenti, tante promesse che non si sono avverate. Mi stavo logorando. Mi era passata la voglia di giocare a calcio in quelle condizioni”. La situazione non è mai decollata, fino a un punto di non ritorno. “Ho voglia di rimettermi in gioco quanto prima, adesso non zoppico più e sto bene”. Il portafortuna si chiama nonna: "Prega sempre per me. E’ una bella sensazione sapere che c’è lei che mi pensa”.
Valon adora l’Italia – e il nostro campionato – e non può farne a meno. “Voglio vivere a Udine! Credo sia il posto ideale per me, mia moglie, la mia famiglia. Lì mi sento a casa, anche perché mi ricorda la fattoria della nonna". A proposito, romanticone. Ci dica la sua vena più dolce. “Le mando fiori e poi mi piace sorprenderla, quando torna dalle gare le faccio trovare la cena pronta. Se vado mai a vederla sciare? Certo, appena posso! Anche se lassù in cima alla montagna fa sempre un freddo cane”. Behrami parla, bene, cinque lingue – italiano, francese, inglese, tedesco e albanese – e ha giocato contro campioni come Cristiano Ronaldo e Lampard. Con Cavani e Higuain al Napoli. “Tra i due chi scelgo? Prenderei il fisico di ‘Edy' e la potenza del ‘Pipa’ ma alla fine sceglierei Hamsik perché era il più completo di tutti nel suo (nostro) ruolo: destro, sinistro, si sposta ovunque, sempre tranquillo. Anche quando dicevano non giocasse bene lui era sopra la media, universale". A Napoli ha conosciuto anche un amico vero come Paolo Cannavaro. "So che posso contare su di lui e lui su di me. Non ci sentiamo tantissimo ma basta poco per tornare in sintonia. E’ una delle poche persone preziose che ho nel calcio". Un aneddoto di mercato. "Sarei potuto andare in prestito dalla Fiorentina all’Atletico Madrid, in cambio di Mario Suarez. Allenava il Cholo! Ma ho preferito il trasferimento a titolo definitivo all’Amburgo". Avanti un altro. “Passo dalla Lazio al West Ham. Da idolo a… sconosciuto! I primi giorni si dicevano tra loro ‘who is this guy?’ anche se mi avevano pagato 7/8 milioni di pound! Ho iniziato a menare in campo: calci a me, calci a loro. Cosi, poi, mi hanno rispettato e apprezzato”. Il Behrami di questa Serie A? “Anche se abbiamo caratteristiche diverse dico che Amrabat va a duemila all’ora”. Il Behrami in Serie A invece ci può ancora stare. Per capirlo basta guardare gli occhi di Valon. Più determinato che mai.
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