“Il piccolo Dida” e il passato al Milan, Vimercati: “Io, portiere giramondo”
Le parole di Valerio Vimercati. Dagli anni in rossonero alle esperienze in Portogallo e Armenia: “Vi racconto la mia vita solitaria”
Lontano dall’Italia ormai già da diverse stagioni. Lontano dai propri affetti per quella che lui, in svariate occasioni, ha definito “una vita solitaria”. Valerio Vimercati è uno al quale non è mai piaciuto mettere radici. Se tra i pali si trova più che a suo agio, è la valigia da fare e disfare per girare il mondo l’oggetto più utilizzato dal classe 1995. Italia ( vedi Milan per oltre 10 anni ), Pro Vercelli, il Portogallo e l’Armenia, con quest’ultima che scandisce il suo presente con la maglia dell’Ararat Armenia. Impossibile per noi non raggiungerlo. Le domande sono tante. E la prima, ci perdonerete per la scarsa fantasia, riguarda la scelta. Perché volare in Armenia? Perché scegliere un campionato, non ce ne vogliano, non di primo livello? Ecco, Vimercati in poche parole racchiude il motivo della sua decisione: “Dopo il terzo anno in Portogallo avevo bisogno di cambiare aria. Addirittura pensavo anche di modificare il mio ruolo, passando da portiere ad allenatore nelle scuole calcio in Cina. Ma l’insistenza del Noah, mio primo club armeno, mi ha spinto a provare questa esperienza cambiando anche un po’ il panorama. Questa è la motivazione per la quale ho fatto le valigie e sono volato in Armenia“.
Vimercati: “Ho scelto l’Armenia perché in Italia…”
Quasi 3000 km a distanziare Italia e Armenia, eppure per Vimercati le differenze riscontrate non sono poi così tante: “Ciò che mi ha stupito è stata l’accoglienza. Nonostante la differenza culturale devo essere onesto, qui si vive tranquilli con uno stile di vita sereno per quello che il paese può offrire. L’Armenia non è stata una scelta, ma la convinzione nel progetto del Noah seguendelo e credendoci a pieno con un’esperienza nuova: infatti con loro ho vinto Coppa e Supercoppa nazionale. In Italia avevo pensato di cercare una squadra, ma mi sono fermato quando in Serie C mi è stato detto che, nonostante fossi conosciuto, non servivo perché non portavo soldi e nessun tipo di valorizzazione. Per questo motivo ho sin da subito scartato l’Italia”.
Il settore giovanile del Milan. Anni accanto a campioni affermati che in Vimercati hanno lasciato più di qualche segno: “Ricordo tutto del Milan. Sono stati 10 anni intensi. Quello che ti rimane dentro è che il Milan è uno stile di vita. Hai a diposizione degli “insegnanti” che nella loro carriera hanno vinto di tutto giocando ad alti livelli con i più grandi. Una scuola di vita che ti resta dentro, insegnamenti che ti danno la possibilità di capire a fondo cosa vuol dire giocare a calcio. Poi in quegli anni il Milan di Berlusconi era tra i club più forti al mondo. Anche quando ti affacciavi a Milanello capivi cosa vuol dire raggiungere il traguardo.
Il suo presente si chiama Ararat Armenia. La più classica “squadra da battere” come evidenzia anche la classifica, dato il vantaggio di +8 sulla seconda: “Siamo una squadra che gioca palla a terra da porta a porta. L’obiettivo è essere nella fase a gironi del prossimo anno in Europa League o Conference League. Per riuscirci dobbiamo vincere il campionato perché significherebbe partire dai preliminari di Champions. Dopo la prima parte di stagione dove abbiamo dominato, ora affrontiamo una fase importante utile per capire quanto siamo maturi. Iniziamo ad avere qualche difficoltà perché le squadre si chiudono tanto. Bisognerà vincere le cosiddette partite sporche. Questo è un grande test per tutti, ma siccome i nostri obiettivi sono importanti bisogna essere bravi a superare questi ostacoli. Dipende solo da noi“.
La maglia del Caravaggio l’utima indossata in Italia. Un ritorno nel belpaese che per Vimercati è tutto tranne che un’ossessione: “Io a gennaio mi sono fissato un obiettivo, ovvero capire a novembre a che punto siamo in campionato ed eventualmente come è andata in Europa perché le aspettative sono alte. In questo periodo, post covid, le partite sono ravvicinate dato che si gioca ogni quattro giorni. Poi ci saranno i Mondiali, dunque il campionato armeno finirà in estate e riprenderà subito. In questo momento, nella mia testa, c’è solo il calcio. Mi piacerebbe tornare in Italia, ma è un discorso che affronterò solo da novembre. Valuterò tante cose, per il momento il calcio è l’unico pensiero che ho”. E, Italia o non Italia, le idee di Vimercati sono chiare: “Nel momento in cui sei focalizzato sulla carriera sei pronto ad andare ovunque. Io adoro viaggiare, sono esperienza di vita che ti arricchiscono e non ho nessun problema a fare le valigie e andare dall’altra parte del mondo. Non è mai un lavoro, ma un divertimento. Se proprio potessi scegliere, direi una squadra che sia sul mare“.
“Bello sapere di non essere più soli”
Da qualche mese, Valerio Vimercati non è più solo in Armenia. A fargli compagnia anche Domenico Coppola dopo il suo sì al Van: “Finalmente non sono più solo (ride ndr). C’è un preparatore atletico italiano nel Pyunik, la squadra seconda in classifca, ma è sempre bello e fa piacere. L’ho incontrato una settimana dopo dal suo arrivo. Abbiamo parlato cinque minuti. Ero sorpreso che un ragazzo cresciuto in una città come Torino avesse scelto di fare questo salto, vivendo in un paesino qui in Armenia. Mi ha stupito piacevolmente“.
A cura di Carmine Rossi
Credit Immagini Instagram Valerio Vimercati