Una vita da… speaker! Dalla promozione alla Serie A con la stessa passione: “Le difficoltà? La lettura dei nomi…”
Trascinano il pubblico. Lo entusiasmano. Gridano a squarciagola i nomi di campioni. Sono uomini che vivono tra campo e spettacolo. Gli speaker. E fa poca differenza se si sgolino a San Siro o su un campo di Promozione. Due esempi: Matteo Tragni, voce dell’ FC Cinisello, squadra di Promozione. E Germano Lanzoni, milanese imbruttito e speaker dell’AC Milan. Due mondi opposti ma con un qualcosa in comune: essere la voce della propria squadra del cuore. Matteo racconta le proprie emozioni con entusiasmo, affermando che nel momento dei gol si raggiunge l’apoteosi, liberando una gioia immensa proveniente dal proprio cuore. Attraverso il microfono si amplifica tutto ciò che si prova. Poco importa se la squadra amata gioca in Promozione e combatte per la salvezza davanti a meno di 100 spettatori. “Sono innamorato dei miei colori – racconta a gianlucadimarzio.com – mi esalto tantissimo quando urlo il nome dei giocatori, e soffro molto quando le cose vanno male”, ci dice col sorriso in volto. Matteo lo fa gratuitamente, la passione viene prima del guadagno. La sua ambizione consiste nel rimanere il più a lungo possibile lo speaker dei colori rossoblu. Anche il famoso Lanzoni ci tiene a dire la sua: “Quando le cose si fanno con passione, non importa se si è in Promozione o in Serie A, le emozioni che si provano sono impagabili. Mi trema ancora la mano quando urlo il nome di qualche giocatore e 80 mila persone mi rispondono a squarciagola.”.
Il “milanese Imbruttito” si rapporta anche con altri Paesi. “In America lo speaker è il vero intrattenitore, capace di stimolare la folla in ogni momento. Inoltre negli USA lo collabora molto con altre figure, una delle quali è per esempio la mascotte.” Lanzoni rivela anche qualche curiosità personale: “Indosso sempre gli stessi vestiti delle partite vinte precedentemente. E se si perde, li butto totalmente, gettando via anche l’intimo”. Probabilmente questo è un particolare un po’ estremo, ma negli occhi del milanista si intravede benissimo l’amore per la propria squadra.
Infine, affermano in coro (questa volta il loro) che “non è così facile come sembra fare lo speaker da stadio: in realtà sono molte le problematiche da affrontare. Una su tutte la lettura dei nomi, spesso accentuati male o a volta scritti con lettere sbagliate. E se si sbaglia, il tempo per recuperare non c’è proprio. Bisogna restare concentrati, e ricordarsi che prima di essere tifosi, si è principalmente una figura di riferimento della società”. Eccoli lì, allora, altro che due cuori e una capanna. Due voci e una “condanna”, seppur dolce, dolcissima: aspettare il momento del gol e trasmettere tutta l’emozione che hanno in corpo.
A cura di Matteo Zorloni.