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Un allenatore gratis e un portiere extra-large. Il Sutton e quei giorni di (non) ordinaria follia in attesa dell’Arsenal

Giornalisti, fotografi. Televisioni, tecnici che montano le postazioni. La squadra scende in campo ad allenarsi, in sottofondo i rumori dei preparativi. Verso l’evento. Una città in fermento. L’attesa che cresce. E dall’esterno si sentono i cori dei bambini di Sutton, a squarciagola, per incitare i loro eroi. Sta per accadere l’impensabile. L’addetto alla comunicazione del club ha dovuto prendere dei giorni di ferie dall’altro suo lavoro per soddisfare tutte le richieste di accredito arrivate. La valvola della caldaia non funziona e non può essere sistemata (troppo poco tempo e troppi soldi per ripararla), quindi Sanchez, Ozil e compagni potranno fare giusto una doccia… tiepida. Ai riflettori dello stadio sono state cambiate la lampadine. Tutto pronto. O quasi. Giorni di (non) ordinaria follia. In attesa dell’Arsenal e di una sfida di FA Cup pronta a entrare nella storia, comunque vada.

‘Rinviata per FA Cup’. Sì, mai motivo fu più bello. Sarà il caso, una coincidenza, il destino, fatto sta che sabato in quinta divisione inglese si doveva giocare Sutton-Lincoln. E invece di sfidarsi tra loro, entrambe le squadre hanno risposto a una chiamata della storia. Il Lincoln un’altra pagina della sua l’ha già scritta vincendo contro il Burnley, il Sutton invece sarà protagonista questa sera di un Monday night di FA Cup che in città difficilmente dimenticheranno. Due mondi contro: quello dell’Arsenal di Wenger e quello del Sutton di Paul Doswell, un manager senza stipendio, anzi uno che di tasca sua ha aiutato il club a rifare lo stadio di casa. Il Gander Green Lane, con erba sintetica, 3G installato un paio di anni fa e la sua tribuna ospiti a 7 gradini, è quindi un po’ anche opera sua. Più di un allenatore, un benefattore. “E’ il nostro ‘Unique One’”, parola del presidente Bruce Elliott che, prima o poi, intende restituirgli i soldi spesi: “Il cammino in FA Cup ci sta facendo guadagnare bene e presto, che lui lo voglia o no, cercheremo di rimborsarlo”. Sigaretta elettronica in bocca, un thè ogni tanto. Di quelli che si prepara da solo, prima degli allenamenti.

Wayne Shaw. Ex gelataio, di ruolo secondo portiere e ogni tanto è lui che cura il prato dello stadio. Quarantacinque anni e 120 chili di carica ed entusiasmo. L’ “Akinfenwa dei portieri”. L’hanno chiamato in tutti modi, sempre sottolineando la sua stazza. Ma quest’omone non se l’è mai presa. “Se serve a dare visibilità al Sutton va bene, finisce tutto con una risata”. Un gigante buono, semplice, specchio della squadra e della categoria. Tutti pronti, lui compreso, a vivere 90 minuti da Premier. Perché il giorno finalmente è arrivato. Sutton-Arsenal, un nuovo moderno Davide contro Golia. In palio ci sono i quarti di FA Cup contro il Lincoln. Ma se chiedete a Doswell in cosa spera, lui risponderà così: “Un pareggio! Per potermela rigiocare all’Emirates. Pensa che storia: vincere là sarebbe come volare direttamente in cielo, fra le nuvole. Un sogno!”. O solo un’altra bella e incredibile storia di ordinaria follia di un calcio che (per fortuna) fa ancora sognare.