Una maglia con QR code: l’idea del Tromsø per sensibilizzare sui diritti umani
L’iniziativa del club norvegese per denunciare le disumane condizioni di lavoro nei cantieri degli stadi per Qatar 2022
Una maglia con codice QR. E’ l’idea del Tromsø, squadra norvegese, da sempre in prima linea sulla questione che riguarda i diritti umani, e che da marzo si batte per sensibilizzare sulle condizioni di lavoro in Qatar in vista dei prossimi Mondiali.
Diritti umani, l’idea del Tromsø
Un kit, il terzo, pensato e ideato in collaborazione con Amnesty International. Una prima volta assoluta, un codice QR che porterà coloro che lo scannerizzeranno su una pagina con informazioni dettagliate sulle condizioni in Qatar. All’interno di un comunicato, si ricorda come il Tromsø sia “stato il primo club professionistico a denunciare le condizioni disumane nel paese”. La speranza era che Fifa e Qatar ascoltassero la voce di chi denunica, ma ovviamente “il denaro ha ancora la meglio sui diritti umani e sulle vite umane. Quante violazioni dei diritti umani ci vorranno prima che la comunità calcistica si unisca per chiedere una migliore protezione per i lavoratori migranti?”.
L’ispiratore del kit è Malcolm Bidali, un ex migrante e attivista sindacale che è stato arrestato in Qatar per aver scritto un blog online delle condizioni brutali alle quali ha dovuto sottostare. In un video sul sito del Tromsø, Bidali parla della sua detenzione e degli interrogatori in Qatar. Un’inchiesta del “Guardian” di qualche mese fa, ha rivelato che più di 6.500 lavoratori migranti provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka sono morti in Qatar da quando il paese mediorientale ha ottenuto il diritto di ospitare la Coppa del Mondo di calcio 10 anni fa.
Sebbene i decessi in questione non siano ufficialmente classificati in base all’occupazione o al luogo di lavoro, è probabile che molti siano avvenuti in questi progetti infrastrutturali per la Coppa del Mondo. “C’è una reale mancanza di chiarezza e trasparenza intorno a queste morti”, commenta May Romanos, ricercatrice per Amnesty International nel Golfo.“E’ necessario che il Qatar rafforzi i suoi standard di salute e sicurezza sul lavoro”. Ciò che preoccupa maggiormente però è la nebbia di che avvolge questi decessi: in attesa di risposte, semmai arriveranno, migliaia di lavoratori continuano a morire.