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Torres e l’addio al calcio giocato: “Ho ascoltato il mio corpo”

El Niño spiega, in conferenza stampa, i motivi della propria decisione: “Volevo lasciare questo sport con la coscienza pulita. Tornare all’Atléti? È la mia vita: lo farei solo per renderlo un club migliore, non per essere solo un’icona”

Dire addio a ciò che ha più amato, dopo 18 anni di carriera dalle mille emozioni e dai tanti successi, in una sala stampa gremita, pronta ad applaudire un attaccante capace di fare la storia di squadre come Atlético Madrid, Liverpool e Chelsea.

Fernando Torres lascia ufficialmente il calcio: l'annuncio giunto lo scorso venerdì, attraverso i propri canali social; la conferenza stampa odierna, dal Giappone, per salutare e ringraziare tutti coloro che ne hanno reso possibile l'enorme crescita a livello calcistico, pur restando eterno Niño. Spiegando così i motivi della propria decisione:

"Grazie a tutti per essere qui in un momento così importante per me. La mia ultima gara giocata sarà il prossimo 23 agosto a Tosu in un match contro il Vissel Kobe dei miei amici Iniesta e Villa, sarà una sfida che mai avrei immaginato. Credo sia un momento iconico, perfetto: la decisione è relativa a una questione di forma e mentale. Ho ascoltato il mio corpo: non mi stavo divertendo tanto come prima, per questo credo sia onesto dire basta ora. Voglio lasciare il calcio con la coscienza pulita".

Sui migliori ricordi vissuti in carriera, poi: "Mi sento molto orgoglioso per aver vissuto tutto ciò che ho passato, in tutte le squadre in cui ho giocato e contro tutti i grandi avversari che ho affrontato. Ho avuto la fortuna di giocare in alcune delle migliori squadre del mondo e di vincere i trofei più importanti, per questo mi sento fortunato. Ho passato momenti duri, ma sono sempre stato circondato da persone che mi hanno aiutato: loro saranno con me in futuro, dove mi aspettano grandi sfide". 

Torres, che potrebbe tornare all'Atletico Madrid nel 2020 per ricoprire l'incarico di delegato del club, si è soffermato così sulla possibilità di far parte della squadra dirigenziale rojiblanca: "Tutti sperano che torni all'Atletico: l'Atleti è la mia vita e potrei tornarci in futuro. Ho bisogno di formarmi, di studiare: non voglio tornare lì per essere un volto. Se torno è per aiutare l'Atletico ad essere un club migliore".

A 35 anni, ora, l'addio al calcio: in bacheca, un mondiale, due europei, due Europa League e una Champions League vinte tra gli altri trofei. "Dopo 18 anni emozionanti credo sia arrivato il momento di mettere fine alla mia carriera calcistica. In Giappone ho vissuto un'esperienza in cui il tifoso dà grande affetto alla squadra: ora spero di giocare il più possibile e fare tanti gol nelle gare che mi restano da giocare. L'anno scorso ho segnato gol importanti e quest'anno voglio aiutare ancora, il più possibile". Fino a quando anche per lui, dopo una vita spesa tra erba e pallone, non arriverà il momento di appendere le scarpe al chiodo.