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Talento e organizzazione: Viareggio, il Bruges fa sul serio

Il Bruges è alla sua sesta partecipazione al Torneo di Viareggio. Vuole imitare i rivali dell’Anderlecht, che nel 2013 trionfarono sul Milan di Petagna e Cristante. Organizzazione, talento e un allenatore che studia…Allegri

Dai canali alle cime delle Alpi Apuane. Dagli edifici medievali al verde del Lido di Camaiore. Soggiorna lì il Bruges, arrivato in Italia sabato. Biglietti di sola andata per ora, perché sarà il campo a decidere quando sarà il momento di tornare a casa. Si tratta della sesta partecipazione di sempre per la squadra belga, il cui obiettivo è sempre il solito: emulare quanto fatto dall’Anderlecht, che nel 2013 trionfò in Versilia strapazzando in finale il Milan di Petagna e Cristante. Troppo forte la rivalità, anche a livello giovanile.

C’è andato vicino il Bruges, soprattutto nel 2017. Prima la vittoria di un girone che comprendeva Cagliari, Genoa e Parma. Poi l’impresa agli ottavi contro la Juventus, davanti anche agli occhi di Allegri. Il successo ai quarti con il Napoli e il raggiungimento della semifinale. Infine il sogno che si spezza sul più bello, colpa di un Empoli decisamente più forte.

E questa edizione non è che fosse iniziata nel migliore dei modi. All’esordio, è arrivato subito un ko. Amaro, perché maturato nel finale e dal dischetto. Dall’altra parte il Bologna, primo in classifica in Primavera 2. Con il Viareggio, dunque, serviva una vittoria per restare in Italia e rinviare il volo di ritorno. Beh, ci sono riusciti: 8-2 il risultato finale. La mira è stata delle migliori, proprio come quella di chi, nel campo accanto, si diverte con l’arco.

Il calcio da una parte, i bersagli e le frecce dall’altra. Il Torneo di Viareggio, in fin dei conti, è anche questo. In tribuna a riprendere il tutto un match analyst, perché il Bruges non tralascia niente nemmeno quando in campo ci sono dei ragazzi del 2000. Non è un caso che la loro sia la miglior Academy del Belgio, non è un caso vederli giocare palla a terra e organizzati come una prima squadra. Un filmato per ogni partita, per la squadra in generale e uno anche per ogni singolo calciatore. Si impara soprattutto guardando.

A guidarli dalla panchina c’è Rik De Mil, un allenatore molto giovane, che ha solo 37 anni e che è al suo secondo Torneo di Viareggio. Ama gli allenatori che sanno trasmettere emozioni, è rimasto incantato dal disegno tattico con cui Allegri ha annientato il Cholo. La partita la guarda in silenzio, anche perché scivola molto presto nel verso giusto. Mathias de Wolf è il suo “dieci”, il giocatore dal quale passano la maggior parte dei palloni. Poi Shala, le punizioni di De Cuyper. Chissà se un domani sentiremo parlare di questi ragazzi.

Ordinati, mai arrembanti. Zero proteste, eppure di calcioni ne prendono. Il Viareggio punta tutto sulla fisicità, a fine partita è pure un po’ nervoso per il punteggio. Poi, però, una doccia e via. Passa tutto. Tanto che, mentre i ragazzi del Bruges sono nello spogliatoio con la musica a tutto volume, alcuni avversari vincono l’emozione e chiedono ai magazzinieri una maglietta da portare a casa, un pantaloncino. Lo fanno con un inglese improvvisato, un po’ storpiato. La risposta dall’altra parte è negativa, ma con il sorriso.

Due organizzazioni diverse, due mondi fra loro molto lontani. Che in classifica però hanno gli stessi punti, con la squadra belga chiaramente avanti per la differenza reti. Sarà decisiva l’ultima partita del girone, con il Viareggio che se la vedrà contro il Bologna e il Bruges impegnato con la Ternana. Difficile pensare a qualche sorpresa, i belgi probabilmente andranno avanti. E chissà, magari fino in fondo. Come i loro (odiati) rivali dell’Anderlecht qualche anno fa.