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Sonnambulo, quasi padre (a 22 anni) che ricorda Ribery? Milan, tutto sul fenomeno (decisivo) Deulofeu

Deulofeu è un cognome tipicamente catalano, che tradotto in castellano diventa ‘Dios lo hizo’. Ossia ‘creato da Dio’. Ma è e resta solo un gioco di parole perché a ‘los apellidos’ (cognomi spagnoli) non c’è alcuna interpretazione. A questa performance canora da Sanremo invece, sì. Il ritmo flamenco di ‘Quiero que me beses’ di Nina Pastori denota una certa predisposizione all’allegria, spensieratezza consapevole di chi non ha paura di osare, nella vita come in campo, con un palla tra i piedi. Esempio? Dopo l’assist vincente per Pasalic nella notte di Bologna, con tanto di tunnel incorporato e soluzione più difficile per la quale optare, ecco il primo, decisivo gol rossonero: destro piazzato da 3 punti per mantenere vivo l’obiettivo-Europa, siglato contro la Fiorentina. Personalità voto 10. Per non parlare di quanto dichiarato tra post partita e varie interviste: “Abbiamo vinto perché siamo il Milan. Sento già mio questo club”. Squadra che ha fatto e tornerà a fare la storia, con o senza Deulofeu.

Gli amici più stretti di Barcellona lo chiamano ‘Deulo’, quelli di Liverpool – sponda Everton – ‘Geri’. Ma quando mamma (con l’aiuto di papà Marcel) gli prepara il suo piatto preferito urla sempre e solo ‘Gerard! A tavola’. Così, classico. Il menù che fa impazzire il figliolo? Carne alla griglia, in particolar modo la salsiccia. Buongustaio. Anche se ultimamente è (deve esserlo, guai sgarrare!) decisamente molto più attento alla sua alimentazione e va di insalata, salmone e pollo come se non ci fosse un domani.

Il Gerard Deulofeu giocatore – al Milan in prestito secco fino a giugno dall’Everton – possiede una qualità indiscutibile, tant’è che dopo la super prestazione di Bologna-Milan i ‘mi ricorda’ veritieri o presunti sono già partiti in quarta: Costacurta ha puntato il dito su un francese niente male ‘per movenze mi ricorda il primo Frank Ribery’. D’accordo? Certo è che questo ragazzo di 22 anni è sempre stato il migliore della sua squadra, ogni anno, in qualsiasi categoria giovanile, tanto nel Barcellona quanto in Nazionale. Un talento dal potenziale immenso, dallo scatto bruciante, dal colpo risolutore, uno di quelli che ‘diventerà sicuramente qualcuno’ perché a livello tecnico era qualcuno già a 10 anni nel campetto vicino casa: ovviamente ‘il più forte’. Il problema (e la sfortuna di Deulofeu) è che per arrivare in alto – nel calcio professionistico – sono fondamentali i dettagli. E nei dettagli Gerard si è un po’ perso. Nonostante consigli, nonostante veri e propri ‘piani di correzione’ disegnati ad hoc per lui e per la sua crescita. Uno su tutti, quello di Albert Benaiges, ex-coordinatore del calcio base del Barça, che un giorno punì severamente il ragazzo al tempo quattordicenne dopo un comportamento fuori dalle righe: “Dal cadete A torni al B, verrai escluso dalle convocazioni per la Nazionale, ti verrà sospeso l’accordo con la Nike e sarai l’incaricato a portare le sacche di palloni ad ogni allenamento”. La pecca più grande a livello tattico è sempre stata una sola: non difendere abbastanza. Se ne accorse Luis Enrique, quando lo fece debuttare in Segunda con il Barcellona B, lo notò pure Guardiola ai tempi della prima squadra. Tant’è che il club blaugrana poi lo ha spedito in Premier, all’Everton, per migliorarsi soprattutto in quell’aspetto. Ma il suo limite principale è sempre stato il carattere, decisamente troppo frivolo e presuntuoso, di chi si sentiva già arrivato ancor prima di cominciare. David Villa non capiva il perché ‘Deulo’ facesse il torello con le dita delle mani avvolte nella manica della maglietta. Oppure i pantaloni, sempre così (troppo) in basso. “Pensa a fare! E non apparire…” gli ripeteva el Guaje, sempre attento al suo comportamento.

Ma il Deulofeu rossonero sa che non può più sbagliare. Sa che l’unica strada per tornare in vetrina è strabiliare tutti con giocate spettacolari e decisive, come stasera. Farlo con costanza. La testa è quella giusta, di un ragazzo determinato e senza troppi fronzoli nonostante il suo modo ‘burlone’ di vivere lo spogliatoio. Screzi con Suso? Macché. Rigare dritto. Anche perché ad Aprile arriva la piccola Sara, la sua prima figlia nascerà in Italia, con tutti i parenti già in preallarme. Parenti e amici. In particolare Denis Suarez, con cui ha condiviso stanze in ritiro e momenti assai divertenti. Soprattutto uno, raccontato proprio dall’attuale giocatore del Barcellona: “Gerard è un tipo che russa. E spesso – durante il Mondiale sub-20 – mi toccava prendere sonno molto prima di lui. Quella notte però non ci riesco e me ne vado da Oliver Torres. Nel bel mezzo del sonno qualcuno bussa alla porta: era Gerard, sonnambulo, dicendomi che sarei dovuto tornare in stanza perché lui si sentiva solo. Io gli dico di andarsene, lui lascia la porta socchiusa ma rimane una o due ore nel corridoio a dormire, prima di tornarsene a letto!”. Anche questo è Deulofeu. Nuova linfa rossonera che in campo di certo non sta a dormire, anzi, va il doppio rispetto agli avversari. Con personalità, a ritmo di flamenco.