Siena, che domenica…primato tra la neve! La presidente Durio: “Amore incondizionato per questa città. L’affetto della gente, i sacrifici e quello sfogo…”
Siena innevata è un brivido che ti accompagna in quei cinque minuti magici che trascorrono velocemente (fin troppo) dal momento in cui entri nella Piazza del Campo a quando – attraversandone il sublime perimetro – ne esci. Siena innevata trasmette una serenità aulica, semi impossibile da descrivere. Scruti la maestosa Torre del Mangia o il Battistero in lontananza (visiva, s’intenda) e non riesci più ad abbassare gli occhi. Un brivido dopo l’altro. Che rende piacevole perfino l’inconfondibile freddo mattutino. E’ l’aria della neve. E’ l’aria di Siena.
Anzi, meglio ancora. E’ l’aria di Siena e del Siena (calcio). Che, sotto una copiosissima nevicata (“non si vedeva da anni una cosa del genere”, asseriscono per le vie del centro) batte uno a zero l’Olbia e raggiunge il primo posto in classifica nel Girone A di Serie C (più uno sul Livorno che, comunque, ha due gare in meno). Ma chi se ne importa dell’aritmetica oggettiva. Parliamo solo e soltanto dell’aritmetica romantica. Ce lo impone uno scenario unico, davvero. “Siena è già bello di suo, sotto la neve è uno spettacolo”. Parole sincere, quelle della presidente Anna Durio.
Sincere, già. Una piacevole eccezione nel mondo degli specchi. Viva la sincerità…e la neve! “Beh ci ha portato fortuna alla fine, dai! Io non sono di Siena e non posso aver memoria di quante volte sia nevicato, perlomeno così copiosamente. Ma ieri, in tribuna, un tifoso mi diceva che l’ultima volta che Siena era stata colpita da una nevicata di queste proporzioni si era raggiunto un traguardo – calcistico – importante. Sinceramente, presa dall’adrenalina della partita, non ricordo di preciso quale…”. E anche un po’ di sana scaramanzia… “Ieri ho rimesso nella borsa anche il braccialetto con i peperoncini”. E pensare che quando l’arbitro ha fischiato il rigore, poi sbagliato da Marotta… “Un signore accanto a me ha urlato, ‘dai che la B è vicina!’. Mi sono girata di sobbalzo, ‘non dire quella lettera ti prego’. E infatti non ho fatto in tempo a finire la frase…”.
Storie semplici, sincere appunto. Di quelle che strappano un bel sorriso. E, soprattutto, esplicano ben bene il legame incredibile che si è venuto a creare tra Anna Durio e Siena. Non solo e non soltanto perché la presidente ligure, un anno e mezzo fa, lo ha salvato dal fallimento. Non solo perché ci ha messo soldi propri, veri, autentici. Non solo per i milioni di sacrifici fatti da Anna e dalla sua famiglia (il figlio Federico Trani è il vice-presidente). Ma anche per la sua semplicità, per la sua lealtà. Per il suo modo di rapportarsi. Autentica, spontanea. Sempre con il sorriso o la battuta pronta. Senza maschera. “Io sono nata semplice e tale resterò. Sono così e non potrei essere diversa. Vado a fare la spesa, porto fuori il cane, incontro qualcuno per strada che mi saluta, lo risaluto. Sono una persona normale, nel calcio spesso cerchiamo un qualcosa di grande ed extra-ordinario ma non è affatto così. Mi mette un po’ a disagio quando mi chiamano ‘presidente’. Non ci sono abituata, mi emoziono istantaneamente. Come ieri, quando – racconta Anna Durio ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – i bambini che accompagnavano in campo i giocatori, mi hanno chiesto l’autografo”. Tono pacato, affettuoso. Senz’altro sincero. Di una persona che, davvero, trasuda una lealtà unica.
Lealtà e lavoro di squadra. E’ tutta qui la quintessenza del Siena primo in classifica. Un clima conviviale, familiare, che lo vivi una volta (basta una) e ti fa già sentire parte di un qualcosa. Che sia un mero appassionato o un tifoso. Merito di Anna, del figlio Federico e dei direttori Davide Vaira e Giovanni Dolci. Merito di una condivisione, prima valoriale e poi sportiva… “E alla fine il lavoro paga, sempre. La squadra è cresciuta veramente tanto. Abbiamo scelto le persone giuste. Sono molto, molto, molto contenta”.
‘Testa dura e spalle larghe’. Anche (e soprattutto) nei momenti difficili. Come anno scorso. Perché, troppo spesso, nel calcio come nella vita, ci dimentichiamo di chi ci fa del bene, a fronte di un giudizio basato su mere contingenze. Alla lunga, però, tutto viene alla luce del sole. Dinanzi alla quale nulla può eclissarsi. Nemmeno la neve, che pian piano va sciogliendosi dalla festante Piazza del Campo. Ma di festante, quello scorso primo aprile non c’era proprio un bel niente (giorno del celebre sfogo della presidente Durio in conferenza stampa): “Sembrava uno scherzo, piuttosto…Io sono una persona brava e buona ma se ti devo dire qualcosa, te la dico. Come si dice, quello che ho nel cuore, lo ho anche sulla lingua. E’ stato uno sfogo dettato da mesi e mesi di pressioni, di sogghigni, di male dicerie alle spalle, di insulti di tutti i tipi. Alla fine mi sono partiti i cinque minuti…E che cavolo!”.
E pensare che è passato quasi un anno. Vola il tempo. Tutto scorre, tutto cambia. Alla fine, soltanto ciò che di più importante vi è dentro di noi sfugge al tempo divoratore. Alla fine, nel bene o nel male, le maschere cadono sempre. Lo si è, tristemente, visto nelle ultime vicende di Vicenza, Modena e Arezzo. Prima o poi il momento della verità arriva per tutti, in questa vita e nell’altra (per chi crede). “Rimangono il lavoro e i valori. Rimane l’affetto della gente. L’altro giorno sono andata dal tabacchino sotto casa, perché tra le altre cose non sono riuscita a smettere di fumare…Beh prende la bandiera del Siena con la firma di Antonio Conte e mi chiede, ‘Presidente non è che accanto a quella di Conte mi mette anche la sua?’. Quale miglior palliativo per tutti i bocconi amari che, tra varie vicissitudini, ho dovuto mangiare?”. Quindi, a proposito di fioretti, l’assist è servito. Ah, la famosa lettera non la pronunciamo, ci mancherebbe, ma l’allusione è chiara… “Sai, potrei pensarci a smettere di fumare nel caso in cui…Mi fermo qui! Ma magari no dai, forse è meglio che smetta, soltanto, di mangiare cioccolata. Mi pesa di meno e perdo qualche chilo (ride)”.
Una bella risata sincera, a Siena regna la sincerità. La Siena dell’onore delle Contrade. La Siena dell’attaccamento granitico e tralatizio dei suoi abitanti. La Siena del Palio, della Piazza del Campo, del Duomo, del Battistero. La cosa bella di Siena è che, se un giorno decidi di visitarla, il giorno dopo non fai che ripensarci. E quello dopo la stessa cosa. Quello dopo, ancora di più. Siena è una città magica nella sua unicità, è la città delle domande senza risposta, dinanzi alle quali – oggettivamente – non esiste alcuna spiegazione soddisfacente. “Io, mio figlio e i miei collaboratori, Davide e Giovanni in primis, abbiamo un amore incondizionato verso questa città. Ci piace viverla, non solo calcisticamente…”.
E quell’amore per il calcio che nasce da lontano, “quando ero piccola alle bambole, preferivo il pallone”, a Siena è sbocciato in un simposio vincente… “Grazie soprattutto a mio figlio Federico che mi ha portato qui”. E che, giorno dopo giorno, va migliorandosi, rafforzandosi. In una simmetria, quella tra Anna Durio e Siena, sempre più bella e proficua… “Stiamo lavorando alla costruzione del centro sportivo, in modo tale da non doverci più spostare da una parte all’altra ed avere un nostro punto di riferimento. A dicembre abbiamo avuto i permessi e contiamo – intanto – di realizzare campo di allenamento e spogliatoio per la fine di aprile. Tempo permettendo, diciamo così…”.
Cala la sera sulla splendida Piazza. Si accendono le luci, i bambini lanciano gli ultimi frammenti di neve che avvolgono le vie del centro. Tutto torna nella normalità, dopo una domenica davvero extra-ordinaria. Una cosa rimane tale: il Siena primo in classifica. Si scioglie le neve, i bambini rientrano nelle case, cadono a terra i molti pupazzi che danno un tono di leggerezza ad un tutto, giustappunto, etereo. Il Siena è lì, rimane lì. Perché, in fin dei conti, la normalità è probabilmente questa qui. Nel lavoro, nel gioco di squadra, nel credere e prodigarsi in valori sani e sinceri. E’ qui dentro la normalità. E, allora, sì che possiamo lasciarci andare ad un po’ di sano fatalismo: forse è vero che niente accade mai per caso…
Foto: Fabio Di Pietro