“Provarci sempre: il bello del calcio”. Sbaffo, storia di un gol d’artista
Il gesto, le emozioni, ‘pensare con i piedi’. Alessandro Sbaffo racconta il suo gol da 50 metri contro la Ternana: “Mai temere la giocata: vogliamo salvarci divertendo”
Martedì è stata senz’altro la notte di Nicolò Zaniolo, nuova stella che brilla forte nel calcio italiano. Ma, guardando bene,
accanto a quella del giovane giallorosso ce n’è stata un’altra, un po’ più a nord.
Solo per un attimo, il tempo di una parabola magica che ha telecomandato il
pallone dal centrocampo al sette. E poco importa che la partita sia
Albinoleffe-Ternana, 26^ giornata del Girone B di Lega Pro: il gol di
Alessandro Sbaffo è senza categoria e senza tempo, di quelli da stropicciarsi
gli occhi e basta.
“Non c’è molto da spiegare. Sono quei gesti istintivi,
che ti vengono in un secondo. Poi li riguardi dopo e non lo sai neanche tu”, ci
racconta il centrocampista della celeste, 29 anni da compiere, in esclusiva per
Gianlucadimarzio.com. Minuto 13, la Ternana porta palla in zona mediana.
Passaggio molle dell’ex laziale Diakitè, ed ecco che si inserisce Sbaffo: uno,
due tocchi e bum, il destro della vita. “Dopo il primo stop, attraverso le
gambe dei difensori ho intravisto il portiere che correva all’indietro verso la
porta. E allora mi sono detto: proviamoci! Ho pensato subito di averla presa bene,
ma dalla mia prospettiva poteva anche essere traversa. Invece è entrata
perfetta”.
Sipario. “Certo, dopo quei due tre secondi sono
stato contento. Ma ho esultato molto di più a fine partita: quel gol ha acquisito
valore con la vittoria. Per la nostra classifica era fondamentale, abbiamo
giocato più di un’ora con un uomo in meno e non era facile tenere il risultato.
Poi è stata una liberazione”.
Sbaffo come Mascara, Beckham, Maradona. Ma quando
gli ricordiamo i precedenti sorride. “Lasciamoli stare, loro. Ho rivisto due tre
volte il mio gol e la cosa che mi è piaciuta di più è l’atteggiamento prima di
andare a calciare, sin dall’anticipo sul difensore”. Vero, sembra quasi che già sapesse come sarebbe andata a finire. “Vuol dire che ero sul pezzo, in partita.
La mancanza di continuità ha condizionato la mia carriera, ma questi lampi
ce li ho sempre avuti. È un gol che fa parte del mio carattere, del mio estro”.
Non è un caso se ai tempi di Avellino lo chiamavano ‘Il Poeta’.
E chissà le reazioni attorno a lui. “Marcolini mi
ha subito ‘rimproverato’ a fine partita: –Una volta parlavano solo del mio gol,
adesso ci toccherà sentirne anche del tuo-”. Curiosi intrecci del destino:
quando Sbaffo era una giovane promessa del Chievo, l’ex centrocampista, oggi
sulla panchina dell’Albinoleffe, aveva illuminato il Bentegodi con una prodezza
simile contro il Bologna. “Poi ho ricevuto tanti messaggi da amici, colleghi”,
continua Alessandro. “Una bella occasione per sentirci e scherzarci su, è stato
un gol divertente anche da commentare. E di quelli che rimangono: non capita a
tutti in carriera. A me tutte le cose belle del calcio piacciono, se l’avesse
fatto un mio compagno sarebbe stato lo stesso”.
Ecco che esce la verve romantica del calciatore. “Mentre
l’altra sera guardavo Ajax-Real in certi momenti mi sono commosso: c’erano
questi giovani olandesi che fanno un bel gioco, entusiasmante. Mi piace guardare
il calcio perché sono attratto dai talenti, dai giocatori, dagli allenatori con le idee.
Cose che spesso a casa nostra non si vedono purtroppo. Si pensa molto più
a difendere, a mantenere il risultato, ci sono altre dinamiche. Sarebbe bello
tornare a un calcio un po’ più libero di testa”. La libertà che consente di
segnare da centrocampo? “Esatto, questo sport alla fine è nato per questo. È il
dribbling, la giocata, è buttarsi. Bisogna tornare alla partita che si faceva nelle
strade, nei cortili, la porta fatta con le felpe. Sembrano frasi fatte, ma questa
è la mia realtà”.
Sbaffo ormai è un fiume in piena. “Adoro il velo
poetico del calcio, da mettere in primo piano. Soprattutto tra i ragazzi, bisognerebbe divertirsi e potersi esprimere. Invece quando guardo i più giovani sento già parlare di ruoli, di andare a marcare il
mediano opposto. Il calcio non è quello, siamo fuori strada”. La soluzione è dentro di noi, sostiene il centrocampista. “In Italia il talento ce l’abbiamo nel DNA: smettiamola di
copiare gli altri campionati e cominciamo a dare importanza a noi stessi. Però ripartendo
dalle cose semplici, quelle cose che mi ricordo che facevo da bambino”.
E il piccolo Alessandro che giocatore sognava? “A
me è sempre piaciuto Cruijff. Quando vedevo le sue immagini mi davano quel
senso di divertimento, voglia di spingersi in avanti senza paura. E lo
trasmetteva anche ai compagni, sembrava”. Al grande Johan sarebbe piaciuto, il
tuo ultimo gol. “Probabilmente sì. Ma ora dobbiamo continuare su questa strada,
l’Albinoleffe deve crederci sempre perché se scendiamo in campo con entusiasmo
sono convinto che arriveranno i risultati”. Sbaffo torna al presente. “Ci tengo, è il secondo anno che sono qua, in una società solida e sana che meriterebbe anche più della C, certo non la retrocessione. Dobbiamo rimanere sul pezzo, c’è una salvezza da centrare”.
In che modo? Divertendosi, naturalmente. “Oggi
siamo penultimi, le partite le dobbiamo vincere: quindi proviamoci perché
abbiamo tutte le carte in regola per farcela”. E se poi verranno altri gol come
quello di martedì, tanto meglio. “Ah, sì. O magari si può inventare anche
qualcosa di nuovo”. L’artista Sbaffo insegue la prossima ispirazione.
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