Sacchi: “La Juve è come il Rosenborg, vince solo in patria”
Arrigo Sacchi è tornato a parlare a La Presse. Ad una settimana dallo scontro di Champions League tra Bayern Monaco e Juventus, l’ex allenatore del Milan e della Nazionale descrive l’attuale situazione bianconera: “A livello di società è avanti a tutti di dieci anni, ma non coniuga i tre verbi come facevamo noi nel grande Milan: vincere, convincere e divertire. Riesce a coniugarne appena uno, vincere. In Italia può bastare, perché pure il Rosenborg vince sempre il campionato in Norvegia, ma in Champions League no. Questo secondo me è un limite”.
Per Sacchi gli allenatori italiani si dividono in tre categorie: i geni, gli “orecchianti”, come li definisce lui e i vecchi italiani aggrappati ad una tattica esasperata. Ovviamente in questa cerchia rientrano Allegri e Conte, presente e passato juventino: “Conte è il primo della lista, un fenomeno. Però deve spogliarsi della sua italianità”. Allegri invece è un gradino sotto: “E’ bravo tatticamente. – ha continuato Sacchi – Sa cambiare in corsa, però gli interessa solo vincere”.
Secondo l’allenatore di Fusignano però qualche spiraglio di novità il calcio italiano, grazie agli allenatori nostrani, lo sta offrendo: “Nel calcio italiano scorgo qualcosa di nuovo. Ci sono una serie di allenatori che sono geni, innovatori. Sono portatori di un’idea diversa e originale. Sono felice che sia finita una certa dittatura tattica, secondo la quale qui da noi si giocava sempre e solo in un modo, preoccupandosi prima di non prenderle e poi di agire in contropiede”. “Di Francesco, Spalletti, Sarri, Paulo Sousa e Giampaolo – conclude Sacchi – mettono il gioco al centro della propria idea di calcio, perché una vittoria non meritata non è una vittoria. Senza un copione esistono solo improvvisazione e pressapochismo “.