‘Fortnite’ Matos prende per mano il Verona: dalla maglia di CR7 al Brasile, la storia
Il nome, Ryder, è americano. Di carattere è timido e leggermente introverso. E il comune nello stato di Bahia in cui è nato, Seabra, non ha né spiagge né mare. Ryder Matos Santos è un brasiliano atipico riconoscibile da tre fattori: il sorriso stampato in volto che ti mette allegria solo a guardarlo, non può rinunciare a Dio e alle preghiere, la voglia matta di calcio. Perché lui gioca (e benissimo) in campo ma anche a casa con suo figlio, a cui ha dedicato il gol contro il Benevento. “Ti abbiamo visto fare un balletto strano…”. Ryder svela: “Si! Conosci Oppa Gangnam Style? Ecco. Da quando l’ha sentita a scuola non riesce a levarsela dalla testa. Figurati noi”.
Cuor di papà. Innamorato anche di Verona e del Verona. “Qui mi trovo benissimo, va tutto alla grande. In famiglia, con i compagni di squadra e con l’allenatore”. A proposito. “Grosso mi dà sempre tanti consigli e per me è un onore dopo quello che ha vinto in carriera. Tatticamente è molto preparato”. Bilancio stagionale: 12 partite, 3 gol e 3 assist. Ma soprattutto la sensazione di poter essere pericoloso sempre. Ok Hellas, l’acquisto – anche se in prestito con diritto – è stato quello giusto. Giustissimo. Il primo in assoluto del giovanissimo direttore Tony D’Amico.

“Ho anche quella di Pepito Rossi, il giocatore più forte in assoluto con cui ho condiviso lo spogliatoio. Poi quella di Pirlo e… due di Totti!”. Addirittura. “L’ho chiesta anche a Cristiano Ronaldo, contro cui ho giocato in un Real Madrid-Cordoba. Mi disse di sì ma poi io persi tempo all’antidoping. Un peccato”. Ma che ricordi. “Il Bernabeu è mostruoso, lo stadio più bello in assoluto dove ho messo piede. Ronaldo segnò pure un gol in quella sfida”. E la possibilità di rincontrarsi c’è eccome. “Magari! L’anno prossimo in serie A, chissà. La promozione è il nostro obiettivo numero uno”. E in caso di salto in alto, una delle prime mosse del Verona dovrebbe essere proprio quella di riscattare il cartellino di Ryder.

La fede è la sua forza. Le qualità tecniche fanno il resto. A social come andiamo? “Instagram mi piace! Tra i miei follower c’è anche Borja Valero, abbiamo giocato insieme alla Fiorentina. Un grande, fortissimo”. Anche se i like se li scambia soprattutto con Cuadrado, un altro con cui Matos ha giocato, sempre in Viola. “Al Verona ho ritrovato un amico d’infanzia: Empereur. Lo conosco da tantissimi anni e ci frequentiamo spessissimo anche fuori dal campo”. Ha un ottimo rapporto con tutti in gialloblù, l’ex Barcellona Lee compreso. “E’ in gamba, fortissimo con la palla tra i piedi e un bravo ragazzo in generale. Spesso ci confrontiamo, in spagnolo o portoghese che sia”. Urgono lezioni d’italiano allora. Matos se la ride ma non si candida come maestro, nonostante la lingua la parli davvero bene. “Vivo in Italia da 8 anni ormai”. I suoi genitori sono rimasti in Brasile invece: Ryder li va a trovare giusto quando riesce anche perché “nella mia città non c’è l’aeroporto quindi ci vogliono minimo due giorni di viaggio”. Serve pazienza e fiducia. La strada più lunga è faticosa ma se giusta regala una soddisfazione maggiore. E il Verona di Grosso e Matos sono su quella strada lì.